La vendita della As Roma è una questione complicata rispetto all’apparenza. La situazione non è solo dettata dalla richiesta dei Sensi e dall’offerta di Fioranelli, Angelini o chicchessia, ma interagiscono nell’affare tante condizioni buro-finanziarie che devono tutte convergere nella stessa direzione. La As Roma s.p.a. è una società per azioni e per di più quotata in borsa, con una struttura societaria alquanto complessa: la famiglia Sensi è la parte maggioritaria, detentrice del 67%, poi il resto lo detengono azionisti medi e piccoli risparmiatori. La complessità della struttura non è solo la suddivisione delle fette di azioni ma soprattutto il fatto che la As Roma è strettamente collegata al "server" finanziario del gruppo Sensi, l’azienda Italpetroli, società che rappresenta la holding di un gruppo di attività tra le quali la Roma. Italpetroli è però la struttura societaria che è indebitata con Unicredit, quindi un’eventuale vendita della Roma dovrà necessariamente passare da lì. La questione non è così semplice come spesso è stata descritta dai giornali, devono confluire una serie di operazioni burocratiche e finanziarie che è chiaro che vengono dopo un’offerta giudicata congrua dai Sensi. Un esperto del Sole24ore, qualche settimana fà ha detto la sua sulla vicenda, ponendo una serie di situazioni complicate inerenti alla vendita della As Roma e dichiarando una cosa che forse è vincolante: se i Sensi accetteranno l’offerta, perchè ritenuta soddisfacente, non è detto che non rimangano in società, troppe situazioni intricate ci sono all’interno della As Roma e proprio per questa complessità di struttura non deve ritenersi impossibile un eventuale coinvolgimento con i nuovi acquirenti della famiglia Sensi.