Il Messaggero, autorevole testata della Capitale nella giornata di ieri ha fatto quadrato attorno alla situazione ItalPetroli-Unicredit, l’As Roma, del resto interessata, è ancora fuori dalla situazione ma come si legge, rimarrà tale fino al 2010, anno in cui la Famiglia Sensi, deciderà di inserire nella cessione l società sportiva fino a quel momento non si può parlare di vendita dell’As Roma. "Due giorni fa Italpetroli, la holding della famiglia Sensi che controlla indirettamente (attraverso la Roma 2000) la As Roma, avrebbe dovuto restituire a Unicredit e alle altre banche finanziatrici un totale di circa 130 milioni di euro. Ma – secondo quanto risulta a Il Messaggero – non sarebbe andata così.
Per questo, da un giorno all’altro, la holding potrebbe dover vendere beni e attività «la cui individuazione – come stabilito a suo tempo (il 18 luglio scorso) nell’accordo sul debito (227,2 milioni sui 365,4 milioni totali) tra Italpetroli e Unicredit – avverrà a discrezione del management delle società del gruppo Italpetroli».
Il piano di ristrutturazione del debito siglato allora, infatti, prevedeva che entro il 31 dicembre 2010 la holding dei Sensi dovrà procedere a dismissioni per circa 250 milioni. E che nel frattempo, a fine 2008 (il 15 dicembre) e a fine 2009, sarebbero state effettuate dei check intermedi per verificare se il debito fosse stato, fino al quel momento, rimborsato sulla base degli schemi messi neri su bianco dall’accordo del luglio scorso.
La prima verifica, come detto, avrebbe dato responso negativo. Motivo per cui ora Italpetroli si troverebbe a dover scegliere una banca d’affari alla quale affidare il mandato per la dismissione di asset che saranno individuati dalla stessa holding.
La squadra di calcio, in questa prima fase, non è a rischio. Fino al 2010, infatti, sarà la famiglia Sensi eventualmente a poter decidere se ricomprendere o meno nel perimetro delle cessioni anche la quota di controllo del team giallorosso. E questa facoltà, come previsto nell’accordo di ristrutturazione del debito, si attenuerà solo se a fine 2010 il piano di rimborso non dovesse rispettare i termini previsti. Solo allora, Unicredit potrà scegliere di far rientrare tra le attività da vendere anche la A.S.Roma. Di cui la stessa banca, che a luglio ha sottoscritto un patto parasociale regolante la governance, ha in mano il 49% del capitale.
«Abbiamo fiducia nella capacità del gruppo di gestire al meglio tutti gli asset che fanno capo alla holding», aveva detto Paolo Fiorentino, amministratore delegato di Banca di Roma (gruppo Unicredit), il giorno della firma dell’accordo. Mentre Rosella Sensi, amministratore delegato dell’A.S.Roma aveva sottolineato che «la tranquillità raggiunta sul piano del debito consentirà di elaborare un piano di sviluppo e di riorganizzazione». Nell’immediato, però, una nuova sfida attende la manager. Una sfida che si prospetta in salita, visto l’attuale momento di crisi tuttaltro che favorevole per procedere con le dismissioni".
Non è una situazione rosea in prospettiva ma è chiaro che la Roma proprio in questo momento attende risvolti, la Roma ha tutto il 2009 per sognare poi si vedrà, ma intanto Cara Roma non lasciare nulla al caso.