Rassegna Stampa | GaSport | Come già scritto ieri, Menez ha parlato del suo Paris Saint Germain, squadra per il quale fa il tifo da sempre. Come detto dal francese il PSG non può essere nell’immediato futuro, perchè adesso pensa solo alla Roma.
Pure il figlio della banlieue dura e pura, sempre con quell’aria da rapper arrabbiato, ha un’anima. «Il Paris Saint Germain è la mia squadra del cuore — dice —, e spero che presto possa vincere il campionato, anche se non dovrebbe perdere altri punti in casa». Prodotto dell’immensa periferia parigina, Jeremy Menez ha puntato dritto al cuore, prima o dopo finirà in una mansarda con vista sulla Tour Eiffel, e solo a quel punto avrà completato il suo riscatto sociale. Ma è ancora presto — «Giocare nel Psg non è una cosa che può diventare d’attualità», dice—, vale la pane godersi bellezze, eccessi, passioni, tramonti romani ancora per qualche anno. Un altro paio almeno. «Per ora mi trovo bene a Roma. Il mio contratto scadrà nel 2012, dopo vedremo cosa succederà».
Ambizioni Dunque, Jeremy Menez. L’ultimo grande esteta del calcio piovuto a Roma, finalmente protagonista in questi mesi, forse chissà l’uomo dell’ennesima primavera giallorossa, quello che trascinerà la squadra di Ranieri in una nuova rimonta. «Ma devo puntare a segnare di più— annuncia al quotidiano Le Parisien —. Ho giocato con continuità in questa prima parte della stagione, ho servito ai miei compagni tanti assist, ma il gol mi manca e invece sarebbe nelle mie corde». Dribblomane e, si sente, pure goleador. Sicuramente molto ambizioso. «Al mio arrivo a Roma ebbi delle difficoltà perché avevo bisogno di sentire un po’ di fiducia intorno a me. Oggi riesco ad esprimermi al meglio, voglio arrivare più in alto possibile con questa squadra, poi si vedrà».
Timori Si vedrà, molto prima, pure il destino di Philippe Mexes. La scadenza del contratto è vicina (giugno), la possibilità di svincolarsi e accordarsi con chiunque vicinissima (1˚ febbraio), gennaio l’unica finestra per guadagnarci qualcosa. Menez ne parla da connazionale, amico, compagno di squadra. «Siamo vicini di casa, abbiamo un ottimo rapporto. Philippe è uno dei migliori difensori al mondo, se partisse mi sorprenderei, per la Roma sarebbe una perdita enorme». Sarebbe un terremoto, invece, se andasse via Daniele De Rossi. Leader designato del dopo Totti, questo ruolo ormai gli va stretto. Dall’Inghilterra sparano di un nuovo corteggiamento del Manchester United. La Roma (che piazzerebbe volentieri Baptista al Malaga) oppone la solita difesa— «Incedibile» —, ma lui stavolta che ne pensa?