Era il 7 Maggio 1987 quando nasceva Jeremy Menez. Era il 7 agosto 2004, quando esordì con il Sochaux e sempre nello stesso anno ha vinto la sua prima competizione: l’Europeo under-17. Nel 2006 si trasferisce al Monaco, dove diventa il giocatore più importante. Nella sua carriera ha giocato con la Francia u-15, u-16, u-17, u-18 e -21. Nel 2008, invece, arrivò a Roma. Pradè lo prese in fretta e furia, per allontanarlo dalle mani di Arsenal, Chelsea e Manchester United. Terzo d’acquisto più costoso dal 2001, pagato 10,5 milioni di euro. La sua carriera a Roma non inizia benissimo. Spalletti lo vedeva troppo offensivo per fare il centrocampista esterno e, soprattutto, aveva paura che non potesse sostituire Perrotta nel ruolo d’incursore. Piano piano, però, fa vedere le sue qualità. Così, Spalletti lo inserisce dietro le punte e Jeremy diventa titolare, fino all’arrivo di Ranieri. Il mister Testaccino lo vedeva troppo molle, chiedeva più cattiveria. Detto fatto. In poco tempo Menez, o Jerry, comincia a correre a testa bassa, a tornare indietro e a farsi ammonire per falli tattici. Stupendo, pensava Ranieri. Così, il francesino di Longjumeau, diventa l’asso nella manica, il giocatore che ti cambia le partite. Infatti, cominciano ad arrivare le prime convocazioni di Laurent Blanc, con la sua Nazionale, quella francese. C’è chi lo critica, chi lo ama alla follia e chi è convinto che ancora non abbia fatto vedere tutte le sua qualità. Io sono convinto che sia uno dei giovani più forti d’Europa e sono convinto anche che lo dimostrerà. Io credo in lui, così come Ranieri. Tanto è vero che partirà titolare contro il Cagliari, dietro Totti e Borriello. Una buon partenza per Jerry. L’oro di Longjumeau, cresciuto tra mille difficoltà, dimostrerà che chi lo paragona a Zidane, non è un pazzo.
Jeremy, fuoriclasse francese, ora che sorridi sempre, fai sorridere anche noi. Più delle altre volte.
Ave atque vale.