C’è solo il derby di Roma

Troppo spesso la critica associa il derby della Capitale ad una sterile ricerca della supremazia cittadina, sufficiente ad appagare le aspettative di due tifoserie ritenute poco avvezze ai grandi palcoscenici, dunque “provinciali” nel modo di concepire il calcio. Chiaramente una stracittadina destinata ad assegnare lo scudetto avrebbe un fascino particolare. Ma davvero abbiamo tutta questa voglia di immaginare una Lazio in corsa per il tricolore? Diciamoci la verità: il derby perfetto si disputerebbe all’ultima giornata di campionato, varrebbe a proclamare la Roma campione d’Italia e sancirebbe la retrocessione dei cugini. Il massimo che si possa chiedere al Dio del pallone. Ma tra i sogni impossibili e le realtà frettolosamente ridimensionate, ci sono le misure intermedie, alle quali va dato giusto peso, prima di mortificare uno degli eventi più rilevanti della stagione calcistica, nazionale e mondiale, checché se ne dica. La Roma, nelle ultime quattro gare, ha totalizzato dieci punti su dodici, vincendole tutte e pareggiando soltanto a Milano, contro l’Inter, tra l’altro impartendo lezioni di calcio ai rivali nerazzurri. Un passo scudetto, che non ammette repliche, ma che impone conferme immediate. Dunque, ecco la dimensione empirica della gara di domenica. Non solo l’”amico” laziale da sbeffeggiare, ma tre punti d’oro, che, messi nel carniere, spalancherebbero porte e portoni. Altro che sterile supremazia cittadina. I giallorossi, ad oggi, pagano un gap riconducibile ad una falsa partenza, nonché ad una pausa fisiologica, descritta da Ranieri come “fase di rigetto”. Senza l’handicap, in parecchi, domani sera, avrebbero tremato davanti alle televisioni, fresche di digitalizzazione, tutti biancocelesti per una notte, di fronte all’incalzare dell’armata romanista. Non si trascurino, inoltre, i possibili effetti benefici sul morale di un gruppo che ha spiegato le vele e che attende soltanto il vento buono per puntare la prora verso nord. Che poi, nell’oblio laziale si materializzi la nostra goduria, è un fatto di storia. La storia di un popolo fiero e gagliardo, conscio della solennità del nome che porta, orgoglioso  dei colori che sono simbolo di una squadra e di un Impero, di fronte al quale non c’è classifica che tenga. Roma è Roma; la Roma è la Roma; il derby è il derby. Chi non può viverlo da protagonista può solo invidiarlo.

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