La Lazio nei guai. Delio Rossi:”Ammorbitiamo il Lecce”

Da Il Romanista:

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Delio Rossi«Sono una buona squadra, se decidono di giocare ti possono creare dei problemi (…) E quindi se vengono già rassegnati è meglio, perlomeno intavoliamo una trattativa, quindi vedono che possono fare degli affari». Ore 22.49 del 17 aprile 2006, a pronunciare queste parole è Delio Rossi, allenatore della Lazio, che di ritorno a Roma in macchina è al telefono con il presidente biancoceleste Lotito. E’ questo il punto chiave della intercettazione telefonica che li vede coinvolti e che lo scorso 9 ottobre aveva portato al deferimento del tecnico da parte della Procura Federale alla Commissione disciplinare della Lega. Motivazione? «Per aver tentato, senza esito, di indurre nel corso di una conversazione telefonica il presidente della Lazio Lotito ad assumere iniziative nei confronti dei dirigenti del Lecce, tese ad influenzare la prestazione tecnica della squadra in vista della partita del 30 aprile 2006». Il match in questione era quello della 36esima giornata del campionato 2005-2006 che si giocò all’Olimpico. La Lazio era in lotta per un posto in Coppa Uefa, il Lecce era già retrocesso, il risultato finale fu di 1-0 con gol di Rocchi e i biancocelesti a fine torneo ottennero il posto in Europa.
 Al momento del deferimento era circolata solo una parte della intercettazione telefonica incriminata, scaturita dall’inchiesta della Procura di Roma che stava indagando sulle minacce rivolte da alcuni ultras laziali al presidente Claudio Lotito. In quello stralcio il tecnico diceva «Dobbiamo intavolare le trattative con il Lecce perché abbiamo bisogno che vengano abbastanza ammorbiditi qua a giocare». Dopo il deferimento Lotito aveva dato la sua versione dell’accaduto: «Da un mese stavamo trattando per acquistare Ledesma, in quei giorni il Lecce era retrocesso e quindi le loro pretese dovevano essere necessariamente ridimensionate». Delio Rossi lo scorso 4 marzo aveva puntualizzato: «Verrà fuori quello che è giusto che venga fuori e cioè che è spazzatura e che come tale deve essere trattata. Se da uno stralcio di intercettazione tiri fuori certe frasi, le estrapoli dal contesto». Ora non c’è più solo uno stralcio, ma l’intera conversazione (pubblicata dal sito laziali.info e ripresa da "La Repubblica"), ed è venuto fuori quello che doveva venire fuori. Non si tratta solo di Ledesma e si è capito perché il Procuratore Palazzi ha deciso per il deferimento del tecnico e, per responsabilità oggettiva, della società. Ora, quali sanzioni si possono ipotizzare? Secondo l’Avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo «se venisse accertata la finalità di "ammorbidimento", il comportamento di Delio Rossi potrebbe comportare una squalifica da 3 a 6 mesi per violazione dell’articolo 1 comma 1 del codice di giustizia sportiva. Per la Lazio una sanzione pecuniaria per violazione dell’articolo 2 comma 4. Ma credo che la Procura federale potrebbe chiedere 1 o 2 punti di penalizzazione. Se viene accertata l’infrazione questo è l’ambito sanzionatorio, altrimenti si potrebbe andare verso il proscioglimento».
E i laziali? Cosa ne pensano loro di questa storia che si ripresenta a meno di una settimana dal derby con Delio Rossi che siederà normalmente in panchina? «Perché infierire su un povero laziale – dice un affranto Giancarlo Governi – uno che è abituato a soffrire. Non è possibile, ci mancava anche questa. La Lazio è una società disgraziata, che continua a vivere a dispetto dei santi. E’ una maledizione che dura dal 1927 quando tutti volevano che esistesse soltanto la Roma. Vi prego di esonerarmi dal dare un giudizio, perché tocca una persona che stimo. Questo è un duro colpo, c’è poco da dire». E poi Gabriele La Porta: «Quando era uscito il primo pezzo della intercettazione avevo espresso la mia solidarietà a Delio Rossi perché ritenevo il contenuto privo di ogni significanza. Adesso che la registrazione è completa mi chiedo: è veramente completa? Se è questa, si presta ad ambigue considerazioni. Ma a prescindere da questo, io ho sempre detto che le intercettazioni sono uno strumento che non approvo, perché dovrebbero essere concesse solo per casi di mafia e terrorismo. E poi è uno strumento che mi lascia delle perplessità perché si perdono le sfumature, le intonazioni, il contesto. Vi assicuro che direi lo stesso se, invece della Lazio, fossero coinvolte la Roma e Spalletti. Direi: Per favore, basta con le intercettazioni. Invece, visto che riguarda noi, aggiungo che sono perplesso e stupito».
In tarda serata sono arrivate anche le dichiarazioni di Lotito che ha annunciato che la società «agirà in giudizio» contro il sito internet che ha messo on line la registrazione, ribadendo poi: «parlavamo di mercato».

IL COMMENTO DEL DIRETTORE RICCARDO LUNA DE ILROMANISTA.IT
Cominciamo dalle reazioni. Nessuna. Tace Giancarlo Abete, nella cui Figc i giudici che hanno ridotto Calciopoli a un gioco di società, sono usciti dalla finestra e tornati dalla porta principale come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Già, e chi se non loro?, sono così bravi, competenti, accettano persino di prestare servizio per 45 euro al giorno, poverini, manco fossero dei missionari… (ma salvare la Juve dalla C per molti di loro era davvero una missione).

 Tace, ed è una notizia, Antonio Matarrese, dopo aver speso tutte le parole che aveva per dire frasi tipo «i morti fanno parte del sistema» o «siamo con le pezze al sedere», oppure, «siamo stati troppo ingordi e ci siamo presi tutti i soldi subito». Ma ieri non ha detto una parola una.

 Tace Gianni Petrucci, la cui Camera di conciliazione e arbitrale fu il tana libera tutti per gli imputati dello «scandalo più grande della storia del calcio» (copyright Borrelli). E poi abbiamo scoperto che la storia della indipendenza dei giudici del Coni era una favoletta per bimbi.

 No, nessuno ha voglia di dire nulla sul dialogo intercettato fra Claudio Lotito e Delio Rossi. Perché? Perché che palle!, insomma, ancora con gli scandali, la morale, l’etica? Volete forse rovinare il pallone parlando sempre di queste cose?Impossibile, l’avete già rovinato voi. E se fate passare anche questa storiaccia della Lazio, del Lecce e di un ammorbidente vietato, vuol dire che tutto è tornato come prima. Ci manca solo un incarico a Moggi e siamo a posto: visto come lo ha trattato qualche sera fa Raidue, ospitandolo senza un vero contradditorio con i soldi del servizio pubblico, direi che non manca molto.

 Io non dispero di sentire presto l’autorevole voce di chi guida il calcio e lo sport italiano su questo argomento. Non per processi di piazza, ma per giustizia: ci sono club che per storie simili sono finiti dritti dalla A alla C. C’è bisogno di elencarli? Ma l’esperienza mi dice che alla fine i giudici troveranno un modo per ridimensionare anche questa storia. Già lo vedo Lotito trionfante dopo una sentenza-buffetto che dice «era tutto un equivoco, una montatura, un attacco di quelli che non mi vogliono far cambiare il calcio».

 Quanto a Delio Rossi, forse lui sì ora dovrebbe tacere: non solo ha fatto la telefonata che ha fatto, ma poi ne ha mascherato il senso barricandosi dietro stralci di conversazione che erano stati resi noti. L’audio originale lo inchioda. Forse si salverà ma perfavore, nessuno dica più che è un allievo di Zeman. Il boemo stavolta querela.

Da IlRomanista

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