L’Inter strapazza la Lazio 2-0 e Ibra istica i suoi tifosi

Un tempo Zlatan Ibrahimovic era un tipo molto suscettibile. Si scontrava con gli avversari e con gli arbitri e spesso erano guai. Stavolta ha litigato con il suo pubblico, ma a farne le spese sono state la Lazio, che esce da San Siro sconfitta 2-0, e il Milan che vede i nerazzurri di nuovo a +10. Oltre a chi voleva vedere un finale di campionato eccitante. In due minuti del secondo tempo lo svedese ha zittito due volte la curva: la prima dopo i fischi per un dribbling sbagliato, la seconda nel delirio dopo un gol dei suoi. Ed è andato anche oltre, con un gesto volgare più da ultrà che da fuoriclasse. Ma è solo grazie a lui – capace anche di mandare in rete Muntari – che l’Inter è riuscita a uscire da una partita melmosa e a riportare a 10 i punti di vantaggio sui rossoneri, in attesa di notizie domani da Catania. Bene che vada per i rossoneri, i punti di vantaggio saranno ancora 7, ma con appena quattro partite da giocare. La squadra di Mourinho non ha certo giocato una partita da mani-sullo-scudetto. Specie nel primo tempo è mancata la determinazione, sembrava che i nerazzurri aspettassero un golletto per forza d’inerzia. In realtà, finchè Ibra non ha deciso di arrabbiarsi, la porta di Muslera non ha tremato. La Lazio non si è dannata l’anima, ha tenuto le posizioni e lasciato a Zarate il ruolo dell’antagonista. A parte Brocchi, che da ex milanista correva e mordeva da una parte all’altra del campo, inseguito dalla stizza dei tifosi interisti. Il clima sugli spalti, già bipartisan per il gemellaggio d’acciaio tra le due curve, era ancora più tranquillo dalla troppo grande differenza di motivazioni tra le due squadre. All’inizio, cori e striscioni nerazzurri per Daniele Sandri, il giovane laziale ucciso dal colpo di pistola sparato da un poliziotto; i romani rispondono con insulti al Milan per compiacere i padroni di casa. Dai tifosi dell’Inter ce n’è anche per Massimo Ambrosini, il cugino più detestato. Sugli spalti si notano però diversi lenzuoli con buoni propositi antiviolenza. Nel 4-3-2-1 di Mourinho chi si dà più da fare è Figo, capace di alcuni dribbling, finchè Del Nero non ci va troppo duro e viene ammonito, in finale di primo tempo. Un paio di colpi di testa potrebbero portare il gol nerazzurro nella prima frazione, ma Ibra e Muntari girano fuori senza nessuno addosso. Lo svedese ancora non è in palla e a un tratto il pubblico sembra rimproverarlo. Dall’altra parte il volenteroso è Zarate, che tra serpentine e rimpalli prova a movimentare la serata. Anche in questo caso, maniere forti di Samuel e cartellino giallo. La migliore occasione ce l’ha Rocchi dopo pochi minuti, ma il destro dal limite è poca cosa. Nel 4-4-2 di Delio Rossi Del Nero si stacca a volte dalla linea dei centrocampisti per cercare fortuna a sinistra. Da ricordare un faccia a faccia tra Mourinho e l’arbitro Tagliavento sulla linea laterale: motivo incomprensibile dagli spalti, ma la giacchetta rossa fa capire al portoghese che la vera soglia da non superare non è quella bianca. Il tecnico dell’Inter nel secondo tempo mette Crespo per Mancini e Vieira per Santon. La svolta è il diluvio di fischi a Ibrahimovic poco dopo il decimo minuto: a quel punto a Zlatan vengono i cinque minuti. Prima il destro fulminante appena dentro l’area, che si insacca più rapido del volo di Muslera. Poi il dito sulla bocca a zittire la gradinata, quindi la mano vicino alle parti basse. Lo stadio festeggia e neanche se ne accorge. Ci vogliono i replay tv per coglierlo. Verso la fine Ibra rischia l’espulsione per un diverbio testa a testa con Matuzalem. L’ammonizione da diffidato gli farà saltare la trasferta di Verona. Tra uno scatto di nervi e l’altro, l’assist geniale a Muntari dopo aver attirato tutta la difesa su di sè. Il diciassettesimo scudetto dell’Inter è più vicino, Ibra sarà felice: dicono che lo sia solo quando vince.

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