Valon Behrami, eroe per alcuni, mercenario per altri. Ma a lui, grazie a quel sigillo al 92’, è legato l’ultimo derby vincente della Lazio, 19 marzo 2008. Behrami punta l’attenzione sulle provocazioni di Francesco Totti che hanno caricato i giocatori lazieli, portandoli di fatto alla vittoria, al Messaggero l’esterno si confessa così:
Ripartiamo da lì, da testa e cuore, ricorda?
«Certo, la palla alta, Juan che cammina, il tocco, la rete che si gonfia e la corsa sotto la Nord. Mamma che bello… Se ci penso, quasi non ci credo che sia successo veramente e poi…».
Poi?
«A parte la gioia per la vittoria allo scadere, ho goduto il doppio perché mi ricordavo alcune frasi del loro capitano e di altri che non ci avevano fatto piacere. E diciamo che, vincendo in quel modo, è stato bello farli rosicare un po’».
Ma come? E lo stile english?
«Ma chissenefrega è derby, e poi lo sto dicendo con il sorriso, concedetemelo. Sapeste quante volte ci hanno caricato le esternazioni di Totti…».
A sentirla, sembra che abbia un po’ di nostalgia.
«Beh, quando ripenso al derby sì. In Inghilterra sto benissimo, ma quel tipo di tensione e adrenalina, qua non le trovi. E’ l’unica cosa che mi manca, davvero».
Eppure qualcuno il suo addio non l’ha mandato giù.
«Su di me si sono dette tante falsità, soprattutto da chi ama sparlare. Ma io l’articolo 17 non l’ho fatto valere proprio per la Lazio, anche se quel qualcuno se lo meritava, quasi quasi. Però meglio così per tutti».
Ha saputo Valon del ritiro di Norcia e di tutti i problemi?
«Si, so tutto e ho trovato assurdo che i miei compagni andassero a preparare la sfida con la Roma fuori città».
Si spieghi.
«Con tutti i problemi che ci possono essere dentro la squadra, e so che sono parecchi, la carica e gli stimoli ti arrivano solo perché respiri l’atmosfera e parli con la gente. E questa è una cosa che non può mancare».
Diceva dei problemi: prego.
«In tutte le squadre ci possono essere antipatie o meno nei confronti dell’allenatore o di altri, ma a volte litigare di brutto e dirsi di tutto in faccia è un bene perché si chiariscono tante cose. Ma alla Lazio non avviene o almeno succede poco».
I motivi?
«Rossi, che sul piano tattico è uno dei migliori, dovrebbe parlare di più con i suoi giocatori. Con lui ho discusso tante volte e sono stato anche maleducato, lo ammetto, ma anche chi giocava sempre non avvertiva la fiducia. E questo non va bene. Rossi deve sapere che basterebbe una parola, un atteggiamento diverso per sistemare ogni cosa e avere una carica speciale».
Ma adesso c’è il derby.
«E tutte le incomprensioni o i litigi devono sparire, e vedrete che sarà così perché battere la Roma ti può dare una carica speciale per il finale di stagione e per la coppa Italia con la Juve. Ho sentito Pandev, Ledesma e Mauri e so che ce la faranno, nonostante tutto».
Che ne pensa di Zarate?
«Un talento, uno che ti può far vincere il derby».
E di Macheda che è esploso in Inghilterra?
«Una pazzia farlo andar via, me lo ricordo pure io quanto era forte. Bisogna voler investire sui giovani».
Un suo ritorno in Italia?
«Qui sto bene e con Zola mi trovo a meraviglia, ma un giorno mi piacerebbe tornare. Di sicuro, mai alla Roma: giuro non lo farei mai. Dei giallorossi mi sta simpatico e mi piace solo Spalletti. Basta».
A proposito: chi lo vince il derby?
«Lo vinciamo noi, sicuro. E con una strepitosa prestazione di Goran».