Lazio ancora a picco, l’Europa sempre più lontana

Addio sogni d’Europa. Se la Lazio è questa, l’Italia (intesa come coppa) basta e avanza. La voce grossa di Lotito non è servita per cambiare una tendenza autodistruttiva: la Lazio non gioca contro il Siena e si fa battere 2-0. Niente carattere, nessuna inversione di rotta e un presidente che, furioso, adesso vorrà tirare fuori le unghie come aveva promesso nei giorni scorsi. La passeggiata del Siena si trasforma nella seconda vittoria nelle ultime dieci partite, un grande salto verso l’isola felice della permanenza in serie A. Alla squadra di Giampaolo, allievo che supera il maestro Delio Rossi, la tranquillità viene regalata da Calaiò e da Maccarone, protagonista e nuovo attaccante più prolifico del Siena: quota 32 insieme a Enrico Chiesa. Un gruppo finalmente più concreto e capace di dare un senso al gioco creato. Fin dai primi minuti. Infatti è una partita frizzante, all’inizio. Rapidi capovolgimenti di fronte, buone occasioni soprattutto per la Lazio che al 6′ si rende pericolosa con il cross di Lichtsteiner ma Zarate non approfitta dell’uscita incerta di Curci. Poi, lentamente, i ritmi si abbassano e la gara si addormenta sotto il tepore del sole primaverile. Fino a quando la Lazio viene svegliata di soprassalto. Un pò confusa e titubante, al 25′ si fa sorprendere dal controllo di Calaiò, inserito a sorpresa in formazione, e dal tiro a seguire che si insidia senza che la coppia centrale biancoceleste opponga resistenza. Ci risiamo,le solite amnesie difensive. Quelle che fanno impazzire Delio Rossi. La Lazio ci ricasca e offre il fianco al Siena, stavolta stranamente concreto e bravo a far seguire il gol alle occasioni create. La reazione della Lazio al gol non dà segnali incoraggianti. Zarate gira sempre più largo, Rocchi si impegna ma i suoi tentativi non riescono a dare fastidio all’ex portiere della Roma, a volte anche indeciso nelle uscite. Il tecnico biancoceleste corre ai ripari mandando dentro a inizio ripresa Foggia per Mauri, autore di una prova mediocre. L’estro del folletto napoletano serve come il pane a una squadra che non trova sbocchi in attacco e, quel che è peggio, non può contare sul centrocampo (Matuzalem invisibile), fatta eccezione per alcuni rari suggerimenti di Ledesma. Oltretutto, non c’è la partenza sprint che ci si aspetterebbe da una formazione sotto di un gol: la Lazio si muove con estrema calma, cerca di impostare il gioco come se dovesse controllare il risultato. E allora il Siena cerca la rete che potrebbe chiudere definitivamente i conti, vista la scarsa vena degli avversari. Maccarone ci prova in più di un’occasione. Splendida la palla che al 15′ pesca Calaiò tutto solo dalla parte opposta, ma l’attaccante si attarda e permette alla difesa di chiudere. Da qui parte la prima vera azione della Lazio, con una palla filtrante per Rocchi che si allarga verso sinistra ma non riesce a chiudere sul palo più vicino. Giampaolo non si accontenta e tenta di sfruttare al meglio inserendo anche la terza punta, Ghezzal, al posto del trequartista Kharja. Proprio lui, qualche minuto dopo, apre un’autostrada per Calaiò che scappa indisturbato, aggira Muslera ma il tiro verso la porta vuota finisce clamorosamente sul fondo. Rossi rischia il tutto per tutto: si affida a Pandev, preservato in panchina in vista del derby con la Roma e rientrato affaticato dopo l’impegno con la nazionale macedone. Al 37′ finalmente una scossa per la Lazio. Ledesma serve Rocchi sul filo del fuorigioco, tiro velenoso ma Curci c’è. Niente da fare, non è giornata. Si salvano in pochi nel gruppo biancoceleste ma questo non nasconde i meriti del Siena, squadra che si dimostra saggia e paziente. E pure determinata. Per una volta si dimentica di non avere un attacco da favola e si concede il raddoppio a cinque minuti dalla fine. La corona va sulla testa di Maccarone, fuggito in gol lasciandosi alle spalle Muslera in versione kamikaze vecchi tempi, uscita suicida e sconsiderata. L’indegna conclusione di una giornata più che storta.

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