Donadoni-Ancelotti una sfida dal passato

Napoli-Milan, un vuoto dal passato. «A marzo senza traguardi», la traduzione in un presente depresso di un passato di storia pallonara. Un decennio di sfide a cavallo degli Anni 90, un glorioso elenco di testa a testa tra Maradona e gli olandesi, tra Bianchi e Sacchi, di scudetti conquistati per una monetina in testa, o per rimonte al limite dell’illazione («Se lo sono venduti»). E i nomi tornano sempre come un riverbero infinito della sfida, ma sono, appunto, solo un aggiornamento in tono minore. Perchè Napoli-Milan, domenica sera, rischia, in mancanza d’altro, di rimbalzare sui giornali come il duello Ancelotti-Donadoni. Generazione Sacchi al potere, i suoi pupilli contro. Uno, allenatore in campo di quel Milan e primo discepolo a seguire il maestro: fu il suo vice in Nazionale ai Mondiali del ’94, poi si mise in proprio. L’altro, «prodotto» sacchiano pure lui, ma clone caratteriale di Ottavio Bianchi, bergamasco chiuso e rigido, dalla provincia alla Nazionale, ad una capitale del pallone. In C-1 al Lecco, settembre 2001, Donadoni vedeva già lontano: «Il calcio è il prato. Il resto, il brutto, il commercio, i soldi facili sono il male necessario, però isolabile. A me piace morire di fatica. Penso a Trapattoni, alla carriera che ha fatto dopo essere stato un signor giocatore». Il passato, appunto. Il Trap ha appena compiuto 70 anni, e 21 anni fa Donadoni e Ancelotti erano al San Paolo a strappare lo scudetto ad una città immobile. In campo tutti e due quel primo maggio ’88, per il 2-3 del leggendario sorpasso dopo 50 domeniche da capolista del Napoli. Eccolo il vero Napoli-Milan, marchio registrato nei ricordi, «la finale del mondo» come la descrisse Maradona entrando in campo. Valevano ancora, allora, i segni: il giorno prima San Gennaro non aveva fatto il miracolo e il lotto aveva estratto dalla ruota di Napoli i numeri del nefasto presagio: 17 e 90… Il passato è così, capace di immergere nella nostalgia una sfida che oggi è senza troppi perchè. Le statistiche, poi, non s’aspettano clamorose sorprese: Donadoni, per tre volte avversario, ha già sconfitto Ancelotti con il Livorno. E il Napoli, nel frattempo, s’è fabbricato nuovi ricordi: appena l’anno scorso, a maggio, il 3-1 della squadra di Reja aveva portato via un pezzo di Champions al Milan. Soddisfazioni che il Napoli s’era già tolto comunque, fin dagli inizi dell’epopea berlusconiana: aprile 1987, Maradona segna il gol che regala il successo agli azzurri e spiana la strada al primo scudetto. Nel 1988, a ottobre, Maradona con un pallonetto dai 40 metri di testa apre una storica goleada, 4-1. E poi ci sono gli anni 90 con il maggio (1994) di Di Canio, che firma (1-0) l’unica sconfitta stagionale del Milan. Domenica sera sarà la 61esima sfida a Napoli, e Donadoni parte con un minimo vantaggio storico: 22 vittorie, 17 pareggi e 21 sconfitte. Peccato che il Napoli non vinca da dieci giornate, e che il Milan non abbia più velleità di classifica. Un vuoto, dal passato.

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