Il Chievo passeggia su una Lazio orribile

Flop della Lazio, contro il Chievo ridicola prestazione dei biancocelesti che escono tra i fischi del pubblico, ogni qualvolta sulla Lazio si parla di Champions, gli uomini di Delio Rossi subiscono una pesante batosta. Bogdani e Pellissier giustiziano la Lazio. La Lazio si ridimensiona, almeno per una domenica, e si fa tre volte piccola di fronte a un Chievo che invece vede crescere le speranze di salvezza: quota 27, con il Siena ormai a portata di mano e il Bologna messo alle spalle. All’Olimpico finisce 3-0, senza che la squadra di Delio Rossi, perso nei meandri degli schemi, riesca a reagire e lasciare un ricordo di quella che aveva scacciato la crisi di risultati. E aveva fatto gridare all’Europa con più convinzione. Tridente sì, tridente no. Bastano pochi minuti per capire che l’attacco, e quindi tutta la Lazio, corre poco, e pure a vuoto. Le prime azioni sono tutte del Chievo, mentre i biancocelesti faticano a trovare spazi, ben chiusi dalla difesa avversaria. Ci provano, girano e rigirano alla ricerca di un varco, fasce presidiate e alla fine esasperato, Ledesma fa partire un tiro dal centro ma assolutamente fuori bersaglio. Strade chiuse in area, l’unico modo per arrivare alla porta di Sorrentino è tirare dai venti metri, compito che poi si prende anche Kolarov, senza successo. Nei primi venti minuti le due squadre si assomigliano: pochi pericoli dall’attacco, neutralizzato bene dalle due difese. Di Carlo perde Makinwa per infortunio ma sarà proprio questa la fortuna del Chievo. Il neoentrato Bogdani dà la scossa. Che arriva improvvisa, come il suo colpo di testa a siglare il vantaggio. Doppia scossa. Perchè poi c’è anche il gol dell’immediato raddoppio: neanche il tempo di rimettere palla a centrocampo che Pellissier vola via a Cribari, lascia Siviglia a guardargli le spalle e con un pallonetto scavalca Muslera in uscita. Ecco come buttare giù tutti i mattoni ammassati contro Lecce, Bologna e Napoli. Si era rivisto il gioco, si erano rivisti uomini che non segnavano più, come Zarate, si era vista la convinzione di ricominciare la corsa europea. E una difesa che in un mese (dall’1-1 con il Torino del 14 febbraio) non aveva subito gol. Tutto smaterializzato. E a chiusura di un primo tempo da dimenticare restano solo la punizione di Ledesma dal vertice sinistro, alta di poco (37′) e il tentativo di Foggia dal fondo (43′) ma Sorrentino ci mette una pezza in tuffo. Le mosse obbligate a cui è chiamato Delio Rossi prendono vita in apertura di ripresa, quando Mauri e Rocchi vanno a sostituire Brocchi e soprattutto un impalpabile Pandev, i cui palloni toccati si contano sulle dita di una mano. Ma nei dieci minuti in cui ci si aspetterebbe quantomeno maggiore entusiasmo da parte della Lazio, resta sempre e solo il Chievo a dare prova di ottimo controllo e lucidità nel gioco. La costante biancoceleste si chiama Foggia, il migliore in campo perchè almeno si dà da fare e prova a svegliare i veneti dal loro sonno tranquillo e dorato. Fatto di tocchi morbidi, partenze improvvise e tentativi di fare il tris con Bogdani. Un lieve miglioramento per la Lazio si vede, ma è veramente un fiocco di neve in mezzo al deserto. Il copione vuole che in questi casi entrino in gioco anche il nervosismo e la frustrazione: attimi di tensione fra le due squadre, poi la squadra di Rossi resta in dieci per l’espulsione di Kolarov, in netto ritardo nell’entrata su Yepes. E quello che sembrava difficile, diventa un’impresa. E la Lazio non riesce a compierla, finendo pure per subire la terza rete con la doppietta di Pellissier. Una piccola impresa, invece, è quella del Chievo: nella lotta salvezza la formazione di Di Carlo si conferma in ottima salute. Solo una sconfitta nelle ultime undici giornate, quattro successi e sei pareggi.

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