La Juve affonda e il Toro e mantiene le distanze sull’Inter

Come rispondere all’Inter pensando al Chelsea. È il copione scritto questa sera dalla Juventus, che ha vinto il derby di misura pur lasciando in panchina quasi tutti i big, per tenerli fraschi per martedì. Poteva essere un azzardo, perchè il Torino di oggi non era quello pallido e tremebondo dell’andata, ma Ranieri ha avuto ragione. Un gol di testa di Chiellini nel finale, su calcio di punizione di Nedved, con la complicità dei granata che hanno lasciato solo il difensore avversario, ha deciso la stracittadina che il Toro, fino a quel momento, non aveva meritato di perdere, avendo sempre ribattuto colpo su colpo le iniziative bianconere. Ma la Juventus era andata vicinissima al gol due volte: nel primo tempo con Iaquinta, che ha schiacciato di testa su corner e ha costretto Sereni al miracolo, con il pallone che stava per oltrepassare la linea, questione di centimetri e di decimi di secondo. Nella ripresa una incursione di Chiellini (i granata erano stati avvertiti) ha di nuovo trovato pronto al miracolo il portiere granata, che, non contento, si è ripetuto su Salihamidzic sul proseguimento dell’azione. Il Toro, nella prima frazione, aveva messo i brividi a Buffon con Stellone, dopo sei minuti: incredibilmente la zuccata del centravanti, solo a cinque metri dalla porta, è finita alta. Sereni aveva salvato all’inizio sull’unica azione travolgente bianconera conclusa a fil di palo da Iaquinta, ma Barone, al 16′, aveva calciato fuori di pochissimo dal limite. Insomma, il Toro non era rimasto a guardare e la Juventus, pur avendo le occasioni più nitide, non aveva mai dato l’impressione di imporre il gioco. Certo, la serie degli assenti non obbligati della Juventus era impressionante: Nedved, Del Piero, Marchionni, Trezeguet, Tiago, Sissoko; a parte gli infortunati Camoranesi, Grygera e Zanetti. Oltretutto Ranieri, privo di alternative, ha dovuto schierare Zebina, che non giocava una partita da agosto, e Salihamidzic, che non si era più visto in campo da ottobre. La Juve può quindi essere fiera di questo successo, che non solo la tiene a meno 7 dall’Inter (anche se dalla formazione schierata da Ranieri si è capito che l’idea scudetto non abita più qui) e soprattutto a più 5 dal Milan (se i rossoneri batteranno domani l’Atalanta) e ad almeno più 7 dalla Fiorentina. Adesso si può affrontare con serenità il Chelsea, mettendo sul piatto tutti i jolly della stagione. La Juve-2, comunque, è piaciuta solo a tratti. Non ha accusato scricchiolii difensivi, ma non ha nemmeno preso in mano il gioco in mezzo al campo, dove Marchisio, onnipresente, non è stato mai supportato da Poulsen; e con due fasce evanescenti in Giovinco (la solita prova incolore) e Salihamidzic, generoso ma spesso impreciso. Ne hanno risentito le punte, ma ormai è chiaro che Amauri ha le batterie scariche e Iaquinta, colpo di testa a parte, non ha mai avuto lucidità nell’amministrare il pallone e nel concludere. Il Toro, fino al gol, aveva ricevuto gli applausi dei tifosi per il coraggio e la personalità con cui ribatteva alla Juve. I granata hanno perso Rosina per infortunio dopo mezz’ora, ma non si sono arresi e hanno ricominciato a giocare. La squadra soffre però ancora troppo nei calci piazzati (vedi il gol) ed è ancora troppo velleitaria sotto porta. Adesso però nulla è compromesso, a patto che la botta della sconfitta con i cugini venga assorbita in fretta. A far sorridere Novellino, la crescita di alcuni uomini come Abate, Barone, Gasbarroni, Natali e Dellafiore. Bene Farina, a parte la mancata seconda ammonizione a Corini.

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