Hollywood chiude le porte a Gomorra

Il cannocchiale rovesciato e cioè l’italica propensione a rovesciare le prospettive ha colpito ancora. L’Academy di HollyWood ha chiuso le porte a “Gomorra” e, adesso, tutti a lamentarsi e a prendersela con gli ignoti votanti che non hanno apprezzato il Capolavoro. Certo, avrebbe fatto piacere che l’immersione nel girone camorristico di Matteo Garrone fosse entrata nella selezione dei nove titoli candidati alla cinquina per l’Oscar al miglior film straniero. Avrebbe fatto piacere che quel docu-film antropo- entomologico portasse un po’ di luce anche sulla parabola coraggiosa e estrema di Roberto Saviano. E anche che quel riconoscimento venisse a dare nuovo slancio ai contrastanti segnali di vita del cinema nazionale. E, invece, no. Niente da fare. Neanche Scorsese è bastato per promuovere “Gomorra”. E, così, la delusione cocente è ancorché annunciata dalla batosta nei Golden Globe e ha subito scatenato la sindrome della vittima; non hanno capito e hanno commesso un’ingiustizia, palese e senza appello. Soprattutto, non hanno visto quello che noi avevamo visto e che proprio per questo credevamo indiscutibile. Il Capolavoro. E se, invece, fossimo noi a non vedere bene? Se fosse il nostro sguardo a vedere solo nelle immediate vicinanze e non oltre. Non sarà che “Gomorra” è diventato dalle nostre parti una sfida, la promessa di una riscatto, il faccia a faccia con l’abisso sul quale stentiamo ad affacciarci, insomma un Simbolo? Il che va anche bene, anzi è perfettamente condivisibile, ma non per questo deve essere considerato un fatale viatico per la vittoria. Per carità, a Hollywood potrebbero anche non aver capito, ma non fa parte del gioco? Esattamente come quando, invece, hanno capito e ci hanno premiato. Ma no, per la nostra carta geografica certe scelte sono inammissibili. Passi che abbiano superato il checo “La classe” di Cantet e “Valzer con Bashir” di Folman, e però che siano stati promossi degli sconosciuti che vengono dal Messico, dalla Turchia, dall’Austria..  Vecchi vizi. Ai quali ne va aggiunto ancora uno. Colpisce, infatti, nel fragore della protesta il silenzio di chi invece gioisce. Di quelli che dai tempi dei ladri di biciclette continuano a sostenere che i panni sporchi si lavano in casa. Ebbene, qui siamo ben oltre il cannocchiale rovesciato. Nella totale e irrimediabile cecità.

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