Tinto Brass si scopre attore in ‘Imponenti esistenziali’

Un editore conservatore e puritano che dopo un bello spavento diventa fiero promotore dell’uso del preservativo. È il ruolo del 75enne maestro del cinema erotico Tinto Brass nella commedia dissacrante ‘Impotenti esistenziali’, opera prima dello psicologo specializzato in sessuologia Giuseppe Cirillo, che del film è anche protagonista. Il neoregista, noto anche per aver fondato un Scuola Italiana di Corteggiamento, il partito politico Preservativi gratis («ci siamo presentati quattro volte alle elezioni, l’ultima a Monza e non siamo arrivati ultimi») e per essere promotore di un referendum abrogativo della legge Merlin, definisce il suo esordio alla regia una «commedia anomala». Brass (assente ieri in conferenza stampa) aggiunge Cirillo «ha accettato il ruolo perchè lo divertiva recitare un personaggio opposto a quello che è nella vita». L’obiettivo del film, , di cui stanno per finire le riprese e che uscirà a fine marzo «è mettere a nudo le ipocrisie a partire da quelle legate al sesso e ai sentimenti, e le vessazioni di cui siamo vittime, e che ci rendono impotenti, cioè incapaci di reagire, nella vita quotidiana». Nel cast, fra gli altri, ci sono anche Antonella Ponziani, Sandra Milo, Alvaro Vitali, Gianni Nazzaro e Don Backy (nei panni di un prete che viene sorpreso mentre ha un rapporto con una suora). Tra le scene più divertenti del film, spiega il regista, c’è quella in cui un Brass, gira sognante e nostalgico in un luogo che rievoca una casa chiusa tra manichini di donne e belle ragazze vestite di rosa. «Io ho proposto al sindaco Alemanno l’apertura a Roma di tre case chiuse simulate come quella che si vede nel film – spiega Cirillo – e che esiste veramente in Campania. Sarebbero come musei del sesso a fini educativi, in cui sarebbe possibile fare prevenzione con un pizzico di ironia». Brass, dice Cirillo «è stato un attore perfetto, da regista ha i tempi recitativi perfetti, ma sul set è stato molto discreto e corretto. È un uomo che rappresenta il rifiuto di una sessualità intesa in senso stereotipato e prevedibile. È profondo, colto, che ha un senso cinico di ciò che è essenziale nella vita». Nel film c’e anche spazio per l’apprezzamento del regista di Monella per le donne, in particolare in una scena «in cui io e lui su un calesse, seguiamo una bella ragazza a cavallo e lui tesse le lodi della sua parte preferita del corpo femminile… capite voi quale».

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