Processo Gea: Moggi si riscopre vittima del suo sistema

E’ alquanto paradossale per Luciano Moggi la condanna in primo in grado subita al processo Gea, l’indiziato numero uno di Calciopoli, Lucianone Moggi si ritiene vittima di un sistema, accanitosi contro di lui. E’ clamoroso che Moggi, passa da colpevole a condannato, quasi con l’arronganza di chi si ritiene innocente, per lo stesso Moggi è intollerabile una condanna su fatti del genere. Moggi è stato per anni l’emblema di un calcio marcio, di un sistema corrotto, fatto di inganni e di intrallazzi, ha sfidato, chiunque voleva contastarlo, abusando di un potere ottenuto con la forza dei prepotenti e con il chiaro intento di vincere, senza giungere a leciti compromessi, solo con reati che hanno infangato il sistema calcio in Italia, questo è stato Luciano Moggi. Oggi Luciano Moggi si identifica in vittima sacrificale, ce ne vuole coraggio, ritiene vergognosa la sentenza in primo grado che ha fatto luce su uno dei poteri più forti del calcio italiano, calciatori minacciati e costretti dai Moggi a sottostare alle loro direttivi, offuscando la libertà degli stessi di farsi "controllare" da altri procuratori, più puliti e senza ombre. Di queste ombre, Moggi padre e figlio hanno fatto quattrini, accaparrandosi procure di calciatori che gestivano sempre l’arte dell’inganno, solo per i propri interessi, hanno creato una rete economica che ha dato vita alla Gea World, e dispiace vedere che gente pulita è stata adescata per depistare, è caduta nelle trappole di Moggi padre e Moggi figlio, per ottenere sempre di più calciatori da curarne interessi economici. Caro Moggi nessuno crederà mai che lei è vittima di un sistema generato ed alimentato da lei, vero fautore di un calcio marco e corrotto.