…Ma soprattutto non si capisce più niente in una Curva, ma oserei dire in un Olimpico, che ieri si è risvegliata bruscamente da una seduta di morfina farmaceutica di quelle che sballano davvero di brutto e che è durata ormai parecchi mesi. E vi dirò di più, cari lettori e nonchè “guardatori di figure”, per sottolineare quanto sia stato brusco questo risveglio non c’è veramente niente di più significativo se non notare quello striscione esposto all’inizio di una delle partite più surreali di questa funesta stagione: “Uomo vero in un mondo di falsi – Andale Luis!”.
Ma partiamo con ordine. Solita giornata primaverile che ispira tanta voglia di andare al mare per la prima volta nella stagione, un cartoccetto di fritto al Villaggio dei Pescatori a Fregene, un pomeriggio a palle all’aria a Capocotta, insomma avete capito, no? E invece no, eventi imponderabili della vita ci portano nei pressi del Foro Italico, il 25 aprile, giorno della liberazione, in una data ricca di simbolismo mistico romanista, ad assistere a quello che senza eccessivo timore di essere contraddetto posso chiamare il climax della finora breve storia della nuova Roma.
Come dicevo all’inizio di questo infimo pezzo, mai a mia memoria, la Curva era riuscita nell’impresa, davvero sbalorditiva, di sconfessare uno striscione nel momento stesso in cui esso veniva esposto. È stato infatti impossibile non notare come la squadra sia stata accolta dai fischi assordanti già nel corso della presentazione, con un nugolo del tutto personale lasciato al tecnico. Vogliamo essere buoni? Diciamo che probabilmente ciò avviene più per colpa del metodo di presentazione che per un accanimento nei suoi confronti. Proviamo a dirlo, va. Pensate ad esempio cosa sarebbe potuto succedere se l’avessero dedicata a un Kjaer o a un Jose Angel, una presentazione del genere.
Va poi ricordato che lo striscione di cui sopra, di un’inutilità cosmica visto l’atteggiamento tutt’altro che amicale del resto dello stadio, è stato srotolato nel settore dei Distinti/Curva Sud e quindi risulterebbe quantomeno azzardato attribuirne la paternità a coloro che per il resto dell’anno hanno esposto striscioni a sostegno di squadra, tecnico e proprietà e che popolano abitualmente la parte bassa della Curva centrale. Quella dove sventolano i bandieroni, per intenderci.
La maggior parte dei tifosi stava giustappunto levandosi le mani dalla bocca per “gustarsi” la partita quando ecco che, forse non avendo distinto il fischio d’inizio da quelli a loro indirizzati, i nostri eroi si scordano che si deve giocare a pallone e pronti via incassano un gol da polli da tal Jovetic, lui si giovane di belle speranze. “Capita!”, dice uno a fianco a me, ma viene subito infilzato su perun bandierone e sventolato a mo di manichino per il resto del primo tempo da alcuni colleghi particolarmente contrariati.
La squadra non fa una piega, nel senso che sembra proprio che non sia successo niente, e continua a sviluppare il suo nulla totale chiudendo il primo tempo senza affacciarsi praticamente mai in area di rigore viola. Qualche “tiro per le statistiche”, ma poco altro.
La Curva ha un atteggiamento diametralmente opposto a quello del resto della stagione. La misura sembra colma, non si accetta più un passaggio sbagliato o un temporeggiamento di troppo, non si accetta più la sterilità totale. Si arriva addirittura al punto di sbeffeggiare con degli Olè di scherno quando i nostri si passano la palla senza provare ad affondare mai.
I giocatori sono in trance, rientrano negli spogliatoi sotto bordate di fischi e un solo coro si alza tra la fine del primo tempo, l’intervallo e la riapertura dei saloni da ballo alle 16: “FATECE NTIRO IN PORTA!”
Il supplizio del tifoso appare pare meno doloroso nella ripresa, anche perché la Roma decide di provarci un po’ di più. I furbastri devono essersi parlati negli spogliatoi, persino il nostro Tonin Llorente si sarà alzato dal lettino abbronzante per dire qualcosa…. qualsiasi cosa, Tonin HABLA, POR DIOS!…. Basta che non ti limiti a scrivere “Daje Roma” su Twitter però… a quello ci pensiamo noi tifosi, ok? Il preziosissimo lavoro del motivatore nonché dell’uomo col sorriso di plastica mentre fa la ginnastica provoca l’effetto sperato e per cui presumibilmente lo paghiamo profumatamente da 9 mesi; i ragazzi, o ragazzini, che dir si voglia, sembrano infatti più determinati. Non subito, ma qualcosina la fanno vedere.
A togliere le castagne dal fuoco ci si mette un uomo, un uomo solo, l’unico e sottolineo l’unico risparmiato dai fischi a inizio partita. L’unico nel quale il tifoso oggi è ancora in grado di rispecchiarsi appieno. L’unico a cui poter ragionevolmente affidare il proprio cane quando vai in vacanza, insomma.
In Sud ci si guarda felici e increduli. Ok,il pareggio è avvenuto in maniera più che casuale, d’accordo, ma chi avrebbe mai potuto immaginare che in un pomeriggio talmente funesto la Dea Bendata ci potesse regalare un jolly di questo tipo? E se con una seconda botta di culo ci si potesse agganciare alla scia di quei poveri diavoli che un paio d’ore prima avevano lasciato Novara con le pive nel sacco? Questo è l’unico pensiero che tutto d’un tratto occupa il cuore e la mente di ogni buon tifoso. Si mettono da parte tutte le incazzature… e per l’enesima volta…. si ricomincia a cantare. E pure di brutto! CURVA SUD!
Sulle ali di una Curva che solo mercoledì scorso, badate bene, era riuscita a trascinare la squadra alla vittoria con l’Udinese, la Roma crea qualche occasione degna di questo nome. L’apice degli sforzi però viene raggiunto quando il Capitano prova uno dei tiri che lo hanno reso celebre e calcia al volo da pochi passi centrando però in pieno il portiere viola.
La risposta della Fiorentina è vergognosa come vergognoso è colui che l’allena: portieri che si prendono un caffè prima di rinviare, simulazioni di infortuni grottesche, sostituzioni con malintesi… insomma tutto il repertorio del classico vigliacchetto doc sfoderato dal nostro Ciancica. Uno spettacolo vomitevole, da augurargli veramente la Serie B senza passare dal via. Oppure la finale di Champions League. Chissà. Pare infatti che ci si possa arrivare anche così, e non solo col tiki-taka… DiMatteo docet.
Luis vede che il tempo è ormai agli sgoccioli e visto che a detta sua lui “non firma per il pareggio” decide di provare una genialata di quelle che lo hanno ormai reso leggendario. Fuori Heinze, dentro Tallo. Incredibile! Fantastico! Bravo! Bis, ca#z@, bis! Non ne hai un altro da far entrare? Uno magari ancora più sprovveduto? Insomma, più di qualcuno in Curva la paragona alla mossa “Dellas in attacco” del buon Fabio. Solo che quella aveva funzionato. Probabilmente perché fatta da uno che sapeva cosa voleva dai suoi giocatori e infatti allora erano bastati un paio di lanci lunghi per la capocciona del greco per tornarcene a casa gongolanti. La mossa di Luis sortisce invece un solo ma letale effetto. Permette una discesa viola nel deserto del Gobi giallorosso al 91esimo, discesa che molti in Curva riescono a pronosticare 15-20 secondi prima della sua reale avvenuta, a giudicare dagli “Attenti a polliii!”. Troppo tardi, l’uomo che si fregia di concorrere alla palma di “peggior portiere della storia giallorossa” ribatte il primo tiro proprio sui piedi di un tizio che era dato per morto dal 2009 circa, e che non ci pensa due volte a siringarci definitivamente, onorando appieno il suo nome e la nostra tradizione con chi è in difficoltà.
Il gol ha un duplice effetto. Gran parte dello stadio si alza di scatto dal proprio seggiolino e imbocca le vie d’uscita bestemmiando in armeno, la parte che resta al proprio posto, esasperata fino all’inverosimile, comincia a ruggire un assordante “Luis Enrique, vaffanculo!”. Nei tunnel dello stadio questo coro continua ad echeggiare anche dopo la fine della partita.
È la prima volta quest’anno. Un anno in cui la Curva e buona parte del tifo romanista ha deciso di prostrarsi totalmente alle promesse della nuova società, continuando a intravedere proprio nella dirigenza, a torto o a ragione, l’unico barlume di speranza per poter ricominciare l’anno prossimo.
A Luis Enrique è stato dato un anno intero. Un tempo infinito, a detta di molti. Ma la Curva ieri ha deciso che poteva bastare così: l’anno è finito ieri.
P.S.: Dopo la partita so esserci stati degli episodi di contestazione all’uscita di giocatori e dirigenti dallo stadio ma, non avendovi preso parte, non mi sento legittimato a raccontarvi cosa è accaduto. Non che io vi abbia mai dato uno straccio di informazione degna di nota, ma direi che su questo tema vi toccherà aggiornarvi altrove.