Uno dei settori che ha maggiormente risentito di questa situazione è quello cerealicolo, la cui competitività è diminuita di giorno in giorno, passando nel grano duro dai 490 euro a tonnellata del febbraio scorso ai 220 di novembre, con un calo del 55%. Nello stesso periodo i prezzi pagati alla produzione per il grano tenero sono passati dai 284 agli attuali 172 Euro a tonnellata (-40%). Meglio dei cereali è andato il settore frutticolo che ha fatto registrare mediamente un buon andamento di mercato, ma le minori quantità prodotte hanno comunque inciso sui redditi anche in questo caso appesantiti dagli aumenti dei costi di produzione. In ribasso la Plv degli ortaggi, con cali di produzione e di quotazioni soprattutto di patate, meloni, cipolle. Sul fronte delle colture industriali, positivi i risultati del pomodoro che ha abbondantemente compensato il leggero calo produttivo (-1,3%) con l’incremento della Plv attorno al 30%. Continua l’assestamento del settore dello zucchero con la Plv diminuita di oltre il 15%. La produzione di vino è sostanzialmente stabile, anche se con risultati diversi tra la Romagna (+10%) e l’Emilia (-15%), ma i prezzi delle uve non sempre sono stati soddisfacenti per i produttori e la Plv farà registrare un calo di oltre il 10%. Situazione difficile per gli allevamenti, dove al valore complessivo della produzione sostanzialmente stabile fa da contraltare un pesante aumento dei costi di produzione (mangimi: +60%) che sta mettendo a dura prova i redditi aziendali. A risentirne in modo particolare sono le imprese che producono latte per Parmigiano Reggiano, che ha avuto un calo dei prezzi alla produzione a livelli insostenibili, fino ad arrivare a chiedere lo stato di crisi. Sul fronte della carne in calo il settore bovino e quello avicolo; i suini dopo segnali di ripresa durante l’anno, ha scontato sul finire la vicenda del maiale alla diossina.