I signori dei ghiacci

Eravamo in 15.000 (scarsi) coraggiosi ieri sera ad assistere a quello che avrebbe dovuto essere un incontro di calcio e che invece mi sono ritrovato a paragonare a un incontro di boxe tra Cassius Clay (“La mamma l’ha chiamato Clay? E io lo chiamo Clay!”) e uno sparring partner qualsiasi. È infatti bastato solo un tempo per mandare al tappeto la masnada viola. Ce lo potevano dire prima che visto che scontavano i biglietti si sarebbe svolta una performance della durata di soli 45 minuti. Anche perché col freddo che faceva ieri uno si sarebbe regolato e avrebbe affollato gli spalti solo verso le nove e mezza, nove e tre quarti.

9 euro una Curva Sud e il secondo biglietto a 1 euro. Questa è stata la formula scelta dalla Roma per affollare gli spalti in una serata in cui Reinhold Messner si sarebbe portato tutta l’attrezzatura necessaria per la sopravvivenza a 6.000 metri e sarebbe uscito di casa bestemmiando e rimpiangendo amaramente di non essere rimasto davanti alla TV.

Nonostante ciò però, più di 15.000 krumiri e scrocconi (i parassiti che hanno preso il biglietto a 1 euro)hanno affollato gli spalti dell’Olimpico. Sono tornati a casa in 12.000; loro possono dire di avercela fatta. Loro. Alla fine le vittime sono state circa 500, 1.000 dispersi tra i ghiacci (tranquille mammine, si scongeleranno a inizio marzo… l’inverno a Roma è breve!), 1.500 ricoveri per principi di ipotermia.

Non c’è bisogno che sottolinei quindi come lo stadio si sia riempito sul tardino andante e come la Curva Nord fosse completamente vuota, forse additrittura chiusa (tanto che non c’erano manco gli steward), mentre il settore famiglie faceva una tenerezza indescrivibile a vederlo dall’altra parte dello stadio (nulla è straziante come il lamento di un mocciosetto semi-ibernato).

Al centro del campo il riscaldamento degli avversari pare quello dei Los Angeles Lakers (fratini viola e calzoncini gialli), ma ben presto si scopre che in verità anche stasera si gioca contro il Chievo (pare che se oggigiorno non vesti di giallo nel mondo del calcio tu non sia nessuno…).

Inizia la partita e il freddo fa tutto ma non toglie la voce alla Curva che prova a iniziare a cantare ma poi, vedendo l’andazzo della prima frazione di gioco si spegne appresso ai ritmi lenti e compassati della squadra. Ci si arrangia dando fondo ai resti di Capodanno e infatti credo che vengano esplosi una trentina di Magnum, con un signore attempato accanto a me che rischia seriamente l’infarto a ogni botto. Non è che tutti siano proprio tranquillissimi nei primi 45 minuti. La Roma sembra voler regalare un tempo e visto che nella tifoseria giustamente non regna ancora la consapevolezza di poter cambiare marcia quando si vuole, qualche mugugno c’è, anche se più sussurrato che urlato.

Proprio come il mitico pugile, la Roma nel primo tempo giocherella zompettando sul campo e invitando la Fiorentina a far vedere al mondo (che si sa, è giallorosso e basta) di cosa è capace.

Proprio come Clay, inoltre, alla fine dell’azione ogni destro viola si scontra contro una capacità di respinta fuori dal comune, con il Leviatano giallorosso autore di qualche parata stile pallamano (buttandosi a gambe in avanti, per chi non fosse pratico) che a me personalmente fa impazzire. “È lo stile nordico!”, mi dicevano ieri alcune persone in Curva. “Ti ricordi come parava Schmeichel?”. Cacchio se me lo ricordo. Insomma la Fiorentina attacca parecchio e senza successo, la Curva allora prende subito di mira il picchiatore avversario di turno, tal Salifu.

Con l’aiuto indispensabile della “suerte” si va al riposo, con la gente che si riunisce intorno a bidoni in fiamme stile Bronx per rinfrancarsi. Reinhold Messner piazza invece il campo base alla fila 36 e si prepara per la scalata al resto dello stadio.

Al rientro dagli spogliatoi invece la musica cambia e di brutto. Dopo soli 7 minuti la Roma è in vantaggio con il secondo gol stagionale del “Coco”, trovato con un assist in caduta di Capitan Eternit. Finalmente ci si può scaldare un po’ anche sugli spalti. Si ricomincia a cantare e magicamente la Fiorentina sparisce dal campo. “Hanno cominciato a giocare perché prima, attaccando verso la Nord, non c’era granchè gusto!” è il commento unanime dalle mie parti, e forse è proprio così. La Roma, da quel momento non spreca più niente, addirittura Perrotta, entrato al posto di uno spento Viviani, mostra di avere ancora qualcosa da dire. Passa qualche minuto nel quale la Curva ha decisamente cambiato umore, e la premiata ditta Eternit-Coco confeziona una seconda perla. Precisione millimetrica sia del passaggio che della conclusione e doppietta del “Coco”. Finalmente può alzarsi il coro che tutti i romanisti stavano aspettando da ore, forse giorni: “Ciancica, ciancica, ciancica sto *****, Deeelio Rossi, ciancica sto *****!”

Non contento, Luis Enrique decide di regalare un altro momento di genuina esultanza ai suoi tifosi, levando dal campo lo spettatore aggiunto e stipendiato Cicinho, che esce accompagnato da una melodica selva di fischi. Gli vogliamo bene, insomma! Eppoi diciamoci la verità, mai fischi furono più meritati per uno che ha campato riccamente alle nostre spalle per anni. L’intervista rilasciata dal brasiliano a fine partita la trovo poi l’enesima figuraccia della sua invereconda carriera romanista e sono sicuro che tutti e 15.000 abbiano visto pesantemente insultata la loro intelligenza.

>> Leggi l’intervista di Cicinho nel post partita di Roma-Fiorentina

Il terzo gol, con cui abbiamo pensato bene di restituire definitivamente il favore agli undici del Ciancica, ha poi una spiegazione molte lineare. A forza di sparargli petardi dietro l’orecchie, Neto infatti si confonde e preso da un raptus di follia passa il pallone al neo entrato “Boro” Borini, che non vuole sapere niente da nessuno, si invola dritto verso la porta battendo per la terza volta quello sfi..to di “portiere”, chiudendo definitivamente il conto. Permettetemi poi una considerazione a margine: per quanto mi riguarda, a uno che prende 2 gol sotto le gambe in una sola partita vanno strappati i guantoni e usati per fargli una faccia tanto.

Tra insulti più o meno ripetibili a Delio Rossi e “società dei magnaccioni” si chiude quindi allegramente il primo turno di Coppa della Roma e tutti non possono fare a meno di confrontare questa partita con quella giocata a inizio stagione con lo Slovan. Meno cazzate = più gioie. La matematica non è un’opinione.

A proposito, il buon Reinhold credo sia ancora lì. Aveva finito le provviste di latte in polvere e di carne secca. Speriamo bene. Lo recuperiamo a Roma – Cesena, tra 15 giorni. Resisti, Reinhold!

Photo Credits | Getty Images

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