Cosa fa un tifoso della Roma quando si trova in vacanza? La risposta é semplice: si mantiene sempre, ossessivamente informato su quello che accade intorno alla sua squadra del cuore. Se un tempo, appena alzatosi la mattina, comprava e leggeva il Corriere dello Sport, oggi appena può si mette al computer, apre la rassegna stampa, legge e frequenta forum. Aspetta impazientemente notizie: dall’acquisto di un giocatore, al commento ed alle pagelle di una partita, fino ad arrivare all’ascolto del gossip più deleterio legato alla squadra. E se il tifoso della Roma si trova in vacanza in un paese lontano come la Colombia, dove proprio casualmente si stanno giocando i mondiali di calcio u20? É anche questa una risposta facile: il tifoso non perde tempo, sa che uno dei suoi nuovi campioni giocherà una partita molto importante. Atterrato l’aereo, superate le larghe maglie della dogana locale, si fionda al primo botteghino che incontra in cerca del prezioso tagliando che aprirà le porte dei suoi desideri.
Il giocatore in questione ė Erik Lamela, la partita ė Argentina-Portogallo valida per i quarti di finale della competizione. I tifosi senza frontiere siamo noi: i miei amici Marco, Giacomo e Davide ed io, Erik (sí, proprio come il nostro Lamela!). Insieme a noi, per amicizia o per passione calcistica, altre quattro persone: Emanuela e Maria Paula, calienti chicas di Bogotá; Chris, cileno, compatriota del nostro Peq ed infine Simone malcapitato tifoso della Viola, comunque sportivo e fine intenditore di calcio. L’avventura e le emozioni che abbiamo vissuto sono qualcosa che adesso voglio condividere con voi. E incomincio da quando il nostro caro Giacomino ha deciso che un romanista che si rispetti allo stadio va sempre munito di immancabile striscione. Ad onor del vero le risorse a disposizione erano poche, le idee anche (soprattutto quando uno va cercandole alle cinque del mattino dopo una notte passata in discoteca). Ci accontentiamo di un foglio di cartone, pennarelli gialli e rossi, e del prezioso aiuto di Emanuela a compensare la nostra inettitudine al disegno.
Dopo un estenuante dibattito viene fuori la poco poetica frase: “Roma presente: daje Erik”. Con questo striscione il pomeriggio seguente ci presentiamo allo stadio. Un tifoso della Roma non passa mai inosservato. Ha una passione che non conosce limiti e diciamolo, ha una naturale sfrontatezza che lo pone sempre al centro dell’attenzione. E così, tra una folla di poliziotti e steward, veniamo immediatamente individuati dagli operatori della tv locale.“Regalame una entrevista” ci dice il giornalista colombiano. Prende ancora l’iniziativa Giacomino. L’ignaro giornalista tenta di portare il discorso sul mondiale, il turismo e la città di Cartagena. Giacomino non ci sta: inizia a parlare della Roma, filippica su Lamela e per finire coro da stadio che coinvolge tutti noi davanti alla telecamera.
L’organizzazione é perfetta, lo spiegamento di forze lascia comunque intendere l’importanza dell’evento per questo Paese. Allo stadio non si fuma, non si bevono alcolici, non si sosta sulle scale di accesso: un’apparente contraddizione con quanto accade fuori dallo stadio. Entriamo nello stadio: al fiorentino Simone sequestrano le sigarette. Lui risponde con un Toscanissimo “Maremma maiala”.
Tempo 15 minuti comincia la partita. Sono le 17.00, a Cartagena c’é un caldo tropicale. Questo incide sulla prestazione dei calciatori e di Lamela in particolare, a corto di preparazione. Il primo tempo de El Coco é discreto: ottimo controllo di palla, buone accelerazioni, un paio di punizioni che sfiorano il gol, lasciando intuire le qualità del ragazzo. Lamela giostra dietro la prima punta Pereira, é spesso nel vivo del gioco alternando passaggi di prima a iniziative personali. Nel secondo tempo, con l’ingresso di Iturbe (gran giocatore) Erik avanza la sua posizione in campo. L’Argentina migliora, allarga il gioco sulle fasce, ma non sfonda. Erik é a corto di preparazione e si vede. Scompare lentamente dal gioco, é quasi fermo in campo, copre poco anche in fase difensiva. La partita si trascina ai supplementari senza grandi emozioni. C’é il tempo per i primi commenti. Parte Marco, il piú romano di tutti, esprimendo subito perplessità “se questo gioca cosí a Roma, non dura piú di dieci minuti”. Davide, che peró non si intende molto di calcio, rincara la dose “questo me pare Coutinho”. Mentre Giacomino controbatte “dici?! Ti giuro che questo in un mese diventa l’idolo di tutti”. Io non faccio testo, per me come per i tanti tifosi Argentini presenti, Lamela é il Cocco. Lo amiamo ed andiamo in estasi ad ogni tocco di palla. Intanto che commentiamo si é arrivati ai rigori. Lo stadio finalmente si accede, tutto in favore della compagine lusitana. I tifosi colombiani hanno un odio viscerale per gli argentini. Sinceramente non ho capito se legato al calcio o meno. L’Argentina si porta avanti di due rigori. I colombiani delusi iniziano ad abbandonare lo stadio. Succede peró l’inverosimile. L´Argenitna sbaglia un primo rigore. I colombiani si riaccendono, lo stadio a ritmo: “si se puede, si se puede”. Tagliafico sbaglia il suo rigore. Lo stadio é in delirio (io inizio anche ad avere un attimo di paura!). Si va ad oltranza. Dopo altri due rigori é l’Argentina a cadere. É l’apoteosi, colombiani che ballano, fuochi d’artificio fuori dallo stadio. Alla fine tutti a casa cantando felici: “Argentina se murió, Argentina se murió”.
ErikLamela