Da sogno Scudetto a incubo B

«Se qualcosa può andare male lo farà». Da un pò di tempo è Murphy e non Spalletti a dettare legge a Trigoria. La crisi della sua Roma sembra non conoscere fondo e la squadra lavora con buona lena per continuare a scavare. L’ottobre giallorosso è un mese più nero di quello che sta attraversando l’economia di tutto il mondo. I numeri, anche in questo caso, parlano chiaro e il diagramma è in picchiata come mai nella storia del club da quando esistono i tre punti a vittoria: cinque partite, un successo e quattro sconfitte consecutive tra campionato e Champions in cui la banda (del buco) Spalletti ha incassato (Europa esclusa) otto dei quindici gol che ne fanno la difesa più battuta della serie A. Proprio nella città che lo ha proiettato nel calcio che conta, il tecnico toscano ha conosciuto il peggiore momento da quando è nella capitale. Al ritorno da Udine qualcuno tra i tifosi accorsi a Fiumicino per contestare la squadra ha anche cercato di «affrontarlo», ma senza riuscirci. «La contestazione? Mi sembra corretto, giusto e va accettato», aveva detto all’aeroporto Spalletti, che il giorno dopo si è dovuto sorbire un’altra contestazione. A Trigoria, già dal primo mattino, non sono mancate le urla dei tifosi fuori dai cancelli, le scritte sui muri («Andate a lavorare» e «Fuori le palle», per citare qualche esempio) e le richieste di confronto con capitan Totti e Spalletti, in alcuni casi anche con toni duri: «Francesco esci fuori, Spalletti se non esci sei un coniglio, guadagnate troppi soldi, vi paghiamo noi, non valete niente». Alla fine non c’è stato alcun incontro e piano piano i tifosi hanno abbandonato il centro sportivo giallorosso. Le parole Spalletti se l’è tenute per la squadra, con cui ha avuto un confronto in palestra. È vero che ad Udine gli errori arbitrali sono caduti un pò come la pioggia sul bagnato, tanto per ritornare alla massima di Murphy, ma quelli commessi dalla squadra (vedi il gol di Floro Flores e quello di Di Natale, ad esempio) sono stati forse anche più gravi perchè la Roma è puntualmente caduta nella trappola che sapeva l’Udinese le avrebbe teso. Da qui lo sfogo di Spalletti: «Ci sono episodi che non girano a nostro favore, non ci danno una mano anche se poi è stata colpa nostra e soprattutto mia. Evidentemente ho lavorato male. Da qui in avanti credo che dovrò usare metodi diversi. Se il mio modo di lavorare non funziona più forse va trovato un sistema per riuscire a farmi capire meglio, per inculcare un modo di spiegare meglio le cose». Insomma, in questa crisi senza precedenti della Roma c’è una componente dettata dal fato o murphyniana se vogliamo (gli errori arbitrali e qualche infortunio di troppo), ma anche un’altra che chiama in causa gli errori del tecnico e del suo staff, della società e del settore medico. L’incontro tra Spalletti (che avrebbe voluto tenere tutto segreto) e il Chelsea ha fatto saltare qualcosa nel meccanismo di fiducia tra la squadre il tecnico (illuminante a posteriori la velenosa battuta estiva di De Rossi: ‘Spalletti chi? L’allenatore del Chelsea?…’), troppi giocatori che avrebbero dovuto fare la differenza sono fantasmi, il numero di infortuni muscolari ha toccato vette tali da impedire di derubricare il tutto alla parola ‘sfortunà, i recuperi dagli infortuni sono troppo lenti e se anche l’ultimo arrivato (vedi Baptista) sceglie di farsi curare in Brasile significa che non c’è tutta questa fiducia tra giocatori e medico. La scomparsa del presidente Sensi è stata certamente traumatica per il gruppo, che ha perso il suo uomo simbolo, il riferimento in società e non solo. La figlia Rosella non ha lo stesso ‘appeal’ del papà, basti vedere come sono andate le cose dopo la sfuriata di inizio stagione post Cluj, nè mostra la stessa fisica vicinanza alla squadra. Il polso non le manca, ha spedito giustamente tutti in ritiro, ma forse il tempismo sì. Ed è bene che lo ritrovi anche la Roma, insieme alla consapevolezza che la squadra, costruita dalla società (non a regola d’arte, vedi l’acquisto di Loria e un addio troppo frettoloso a Ferrari) in estate con propositi tricolori, deve adesso pensare soprattutto a non farsi risucchiare nella zona salvezza. Mercoledì con la Sampdoria è già scontro per non retrocedere (anche se il termine in questo momento della stagione risulta quanto meno prematuro) e sarà bene che Totti e compagnia scoprano dentro di sè quell’anima battagliera che hanno solo le squadre con l’acqua alla gola. Altrimenti la barca continuerà ad affondare e tutto quello che potrà andare male continuerà a farlo. (Dire)

Condividi l'articolo:

3 commenti su “Da sogno Scudetto a incubo B”

  1. penso che il modulo spalletti ormai e stato scoperto dai nostri avversari.. sono ormai 3 anni che giocamo lo stesso modulo. penso che totti attaccante non convince troppo.. forse se fa solo da sotienimento per Vucinic or Baptista. penso che la roma devo giocare con un trequartista… o totti o aquilani e con due punte il problema che due punte alla batistuta e delvecchio o il vecchio montellino non ci sono. in difesa 4 fissi.. no che fanno i brasiliani su e giu.. e al centrocampo aquilani o pizarro con de rossi. alla cafu e candela taddei e cicinho. daje roma non e finita dopo una notte scura ce una giornata di luce :26: forza roma

    Rispondi
  2. Si in effetti ormai è tutto compromesso, ora come ora anche la permanenza nella massima serie e non solo: iniziamo a fare discorsi che spetterebbero più a squadre come la Reggina…
    DALLE STELLE ALLE STALLE dicevo io quest’anno, e in effetti è stato così…
    ricordate: CI VUOLE MOLTISSIMO PER COSTRUIRE UNA CASA E POCO PER ABBATTERLA, oppure CI VUOLE MOLTISSIMO PER SALIRE UNA SCALINATA RIPIDA, POCHISSIMO PER RUZZOLARE GIU’… ebbene noi eravamo saliti fino al secondo gradino e adesso siamo in caduta libera…
    SAPETE CHE C’E’ SCRITTO IN FONDO ALLE SCALE??? Serie B……..

    Rispondi

Lascia un commento