Lippi: “De Rossi ora è uno dei centrocampisti più forti al mondo

Marcello LippiLe dichiarazioni del commisario tecnico della Nazionale, Marcello Lippi, a Sky Sport 24:
 
Si può dire che De Rossi è un po’ una sua scommessa vinta?
"No, non è una mia scommessa. E’ una grande considerazione che io ho sempre avuto di lui al punto tale di anticipare di un anno l’inserimento in Nazionale avvenuto quattro anni fa, perché lui all’inizio delle qualificazioni del Mondiale di Germania, aveva ancora un anno di Under 21, e io invece l’ho promosso con un anno di anticipo. A parere mio, se un giocatore è bravo, deve andare subito con i più grandi. Lui è diventato un calciatore importantissimo, a mio parere uno dei centrocampisti più forti del mondo. Per quanto riguarda invece l’episodio di Germania 2006, ha pagato perché è stato squalificato per quattro partite. E quando un paga, non è che bisogna farlo pagare ulteriormente. Ha capito, nel frattempo è anche cambiato psicologicamente con l’approccio a tante situazioni. E’ migliorato, è cresciuto. In quel momento lì, ritenevo che fosse utile anche alla nostra causa. Ecco perché l’ho rimesso in squadra nella Finale e gli ho fatto calciare un rigore importantissimo".
Matarrese ha detto che vorrebbe vedere negli stadi delle celle per i tifosi più esagitati. Cosa ne pensa?
"Io da sempre non mi vado ad occupare di queste cose perché è giusto che se ne occupino i Presidenti della Lega, della Federazione, l’Osservatorio. Lasciamo che facciano loro quello che è giusto fare e non mettiamoci bocca".
Quanto è stato tattico e quanto psicologico il lavoro di Marcello Lippi in questo nuovo inizio alla guida della Nazionale?
"Tattico lo è nel momento in cui cambiano alcuni giocatori in campo, inizialmente oppure durante la partita. Allora, si cambia tatticamente semplicemente per il fatto di mettere in condizione i giocatori di poter giocare secondo le loro caratteristiche. Psicologico? E’ chiaro che cominciamo un’avventura che ci deve portare a qualificarci per i Mondiali in Sudafrica nel 2010, perciò c’è la voglia di ricostruire dei presupposti psicologici importanti per affrontarli con ambizione, perché l’Italia, così come altre nazioni, come la Francia, la Germania, il Brasile, l’Argentina, queste manifestazioni le gioca per vincerle, non solo per partecipare. Il lavoro di un allenatore è complesso, tecnico, tattico, psicologico. E’ molto complesso".

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