Non lo so… io ormai sono veramente molto ma molto depresso (come il resto della Curva d’altronde, o pensavate che fossi diverso?). Per andare allo stadio mi serve dello Xanax, e parlo di dosi industriali che il mio psichiatra si rifiuta di prescrivere e che sono costretto a procurarmi per vie quasi legali. Ormai aspetto svogliatamente la fine di questa stagione finita nel cesso, dopo essermi reso conto che l’unico compito affidato a Montella è quello di tirare la catena. Per fare ciò, infatti, non c’è bisogno certo di uno scienziato… può bastare benissimo un tizio qualsiasi che risponda al seguente identikit: vecchia bandiera, già sotto contratto, amico dei giocatori, contento di fare quella fine, senza nulla da perdere e che non necessita d’esperienza.
A Montali hanno invece dato il compito di staccare la spina del polmone d’acciaio che tiene ancora in vita la proprietà attuale. Complimenti, che culo! Beh, la faccia da killer freddo e senza scrupoli ce l’ha; di quelli con il colletto bianco e l’accetta insanguinata nascosta sotto al foulard di Hermes. Auguri, e mi raccomando, facciamogli fare l’onorevole fine che facevano i cavalli feriti nel vecchio West (avete presente quello che è costretto a fare Jeff Bridges nella scena finale dell’ultimo film dei fratelli Cohen?), non ci affidiamo a metodi moderni che lasciano la possibilità di farli finire solo in “sala rianimazione” o “terapia intensiva”. Insomma, lo dico adesso per evitare interpretazioni… pur facendone consumo volentieri, condanno l’utilizzo smodato di barbiturici.
Partita ignobile ieri, in campo nulla è cambiato rispetto a Roma Bologna 2-2 del girone d’andata, solita Roma, soliti episodi che ti mandano in vantaggio facendoti credere che si tratti di 3 punti relativamente facili, solita rimonta in 5 minuti a danno di una squadra che va in bambola senza apparente motivo, solita marcatura di uno che di solito non segna manco se gli triplichi l’ingaggio, solito assalto finale con la paura negli occhi ma senza creare troppi pericoli e anzi rischiando di subire l’umiliazione della sconfitta. Sugli spalti invece si che le cose sono cambiate. La differenza principale è che adesso non ci crede più veramente nessuno, nemmeno quelle 25.000 anime in pena che ieri hanno trascinato il loro stanco dereteano allo stadio. Ma che ci vai a fare, chiedeva la mia ragazza… non ho saputo rispondere subito… solo dopo un quarto d’ora sono riuscito a canticchiare con lo sguardo perso nel vuoto “che sarà, sarà… ovunque ti seguirem… ovunque ti sosterrem… che sarà, sarà…”.
Sul 2-0 la Curva si è messa a cantare “tifiamo solo la maglia”, forse già consapevole di cosa dovevano attendersi da un branco di raccoglitori di cicoria schierati con un modulo a caso per disputare una partita a caso in una stagione a caso. Degno di nota lo striscione confezionato per l’occasione che recitava “Top Gun: fai volare sti polli!”. Desolante vedere come a febbraio la gente stia già pensando alle gite fuoriporta (me incluso, intediamoci… la fiera del tartufo di Norcia a momenti mi faceva arrivar tardi alla partita del secolo!). Certo un po’ di ordine Pizarro lo aveva dato, ma sinceramente la sua uscita forzata centra poco sulla solita rimonta subita in 5 minuti. La gente era furiosa. I più furiosi erano gli ultimi Cheyenne che al fischio d’inizio erano inspiegabilmente di buon umore grazie alla vittoria fortuita e casuale ottenuta in settimana.
Imbarazzante invece tutto quello che è seguito… al fischio finale, o meglio, ai fischi finali mi sono voltato per salutare i miei compagni di stadio ma mi sono accorto che lo stadio si era già svuotato… dal 90esimo di ieri pomeriggio ho preferito ritirarmi nel mio guscio… non so quanti romanisti abbiano ancora avuto il cuore di guardare la domenica sportiva, sentire la radio, sfogliare il Corriere stamattina e infine leggere questo dannatissimo articolo. Anzi, vi do un consiglio. Non lo leggete se potete, altrimenti vi deprimete ancora di più. Hmmm, forse questo consiglio avrei dovuto metterlo all’inizio… qualcosa mi suggerisce che vi siete già fatti del male da soli e che ormai è troppo tardi per rimediare… un po’ come per la Roma.