Un film già visto. Tante, troppe volte. Qualcuno mi svegli perché io non riesco a smuovermi da una fastidiosa sensazione di angoscia che pervade ogni mio pensiero riguardo la mia Roma. Possibile che ogni volta che bisogna fare il salto, cadiamo come polli? Possibile che ogni volta che dobbiamo dimostrare di essere una grande squadra facciamo una figura barbina? Possibile che abbiamo un tecnico che non è in grado di organizzare uno straccio di fase offensiva? Possibile che abbiamo giocatori che fanno la differenza una partita si e tre no? Questi sono solo alcuni dei tanti interrogativi che serpeggiavano in una Curva Sud delusa (per usare un eufemismo) al fischio finale di un Roma Brescia che ci fa rivivere i momenti più tristi di questi ultimi anni. Anni in cui la Roma ha sempre fatto la sua porca figura in campionato, anni di scudetti sfiorati, di secondi posti, di gioco brillante a tratti, di voglia di vincere e basta in altri. Ma anche anni di pareggi interni contro squadre in zona retrocessione, tonfi inaspettati e momenti di crisi apparentemente inspiegabili. Si, ragazzi miei, siamo sempre noi, sempre i soliti.
Quanto fa comodo recriminare per i torti arbitrali (che ci sono senza dubbio stati all’andata), per pressioni esterne (voi tutti sarete a conoscenza che per l’ennesima volta, in una fase cruciale della stagione, dobbiamo sorbirci le storielle degli strilloni di turno riguardo la vendita della società), per sfortune varie (è vero che il capitano ha preso una traversa clamorosa, ma è anche vero che abbiamo tirato in porta 4 volte a dir tanto e segnato 1 gol, quindi statisticamente non mi sembra una percentuale di cui lamentarsi). La verità invece è che questa squadra è una eterna incompiuta, immatura nell’animo: non è possibile vedere gente sulla trentina e passa che non si rende conto che quella di ieri era una partita dove bisognava asfaltare l’avversario dal primo minuto. E invece i nostri amici hanno pensato di regalare il primo tempo all’avversario, hanno deciso che poteva bastare la ripresa per battere il pugnace Brescia. Sono errori che si pagano, ragazzi miei. E infatti, puntuale come l’espresso Zurigo-Milano (che io segretamente odiavo visto che il Milano-Roma arrivava regolarmente con mezz’ora di ritardo quando dovevo tornare per il wekend nella capitale), è arrivata la siringa.
E dire che sugli spalti la partita era cominciata nella maniera giusta. Si cantava con moderato ottimismo, si esultava per i colpi mortali inferti da Miccoli e Migliaccio alla squadra più ridicola d’Italia e quelli del romano e romanista Moscardelli (che infatti a Verona ci ha siringato, come sempre) ai cinepanettazzi. Tutto si stava mettendo per il meglio, insomma. Certo la Roma sembrava essere rimasta a casa, ma la gente non si preoccupava più di tanto. Ormai, i tifosi ci hanno fatto la bocca. Nessuno protesta più di tanto per il fatto che la squadra non elabori un filo di canovaccio tattico nemmeno quando gioca a biliardino, ormai Ranieri e la sua noia debordante ha stordito tutto e tutti. Si aspetta solo che una fiammata del singolo porti la squadra in vantaggio (che sia Vucinic, Borriello o Menez poco importa). Così il primo tempo filava via, con l’allegria di un film muto degli anni venti, e con qualche coro della Curva che invitava cordialissimamente il Comm. Dott.Figl.d.Putt.Lup.Mann. Angelucci a evitare di effettuare l’ennesimo assalto alla diligenza della sua famigerata carriera di businessman senza scrupoli. La gente era ancora ignara del boccone amaro che avrebbe dovuto ingoiare di lì a poco. E ripensarci mi mette un po’ di tenerezza. Eravamo gli unici a crederci, gli unici a farlo sempre!
Nella ripresa ecco il coup de théâtre del “pagliaccio de Testaccio”. Mette 4 punte, levando “Chinotto” Simplicio. Un genio pensano i più ingenui, finalmente ha coraggio! Un pirla, pensano tutti al 2° minuto, dopo aver visto l’approssimativa disposizione in campo della squadra. Già perché la partita bisogna leggerla. Se la squadra è scarica dal punto di vista mentale, serve a poco rievocare Zemanlandia. Infatti la Roma gioca a sprazzi, il centrocampo inesistente non è in grado di supportare il gioco (ma quale gioco?) delle punte e non è in grado di fare diga per le discese avversarie. Sale la tensione in Curva, i cori si fanno più rabbiosi, si comincia a palpare la paura di non portare via il risultato pieno, perdipiù in una giornata che fa credere a tutti che Dio è giallorosso fracico! Il gol di Borriello, nato casualmente in un momento in cui la Roma spinge in maniera a dir poco disordinata, è un sollievo per tutti. Ha gli effetti benefici di uno Xanax! La gente si rilassa. “Finalmente, cacchio! Ma te pare che dobbiamo soffrire contro ste squadrette?” Si perché fino a quel momento il Brescia non aveva mai dato l’impressione di voler segnare. Tanto che i raccattapalle, colti da un moto di pietà cristiana, stavano mostrando il video illustrativo “Football for Beginners” a Iachini.
Quando nessuno se lo aspetta però, ecco la sorella zoppa e guercia della Roma, quella che talvolta ne prende il posto, da noi tifosi gradita al pari di un gancio destro nei maroni. Abilmente assistita da quel geniaccio di pagliaccio; non lo so, non me lo chiedete, forse si è scordato che aveva 4 punte in campo e che il risultato l’aveva sbloccato, forse è stato distratto da Rosi che in panchina aveva portato frappe e castagnole per tutti, forse la moglie lo aveva chiamato al cellulare per chiedergli se doveva tenergli in caldo il polpettone per quando tornava a casa… fatto sta, che mentre il nostro eroe bighellonava a bordo campo, il Brescia veniva lasciato a briglia sciolta nelle vaste praterie lasciate a loro uso e consumo, e su cross del sempre odiato Hetemaj (oh questo ha fatto un solo gol in Italia, indovinate a chi?), Eder giocava a nascondino con il disarmante Riise e segnava il più comodo dei pareggi. Inutile parlare della reazione dei tifosi: fuliminati sulla via di Damasco, l’intero stadio si è reso conto che l’incubo era di nuovo lì, in mezzo a loro.
I restanti minuti (20 scarsi, se non sbaglio) sono stati tra i più amareggianti della stagione: una Roma che attaccava confusamente e con poca convinzione, qualche calcio d’angolo concluso con boriosi colpi d testa a campanile dei nostri difensori, nulla di remotamente pericoloso per il ben vigile Belardi. I nostri avversari poi, con piglio moderno e progressista, si sono limitati a controllare la partita cercando di spezzettare il gioco il più possibile (peraltro riuscendoci abilmente) e ripartire in contropiede. E per poco, come nelle peggiori famiglie, sti maledetti non ci buggeravano.
Al fischio finale lo stadio si è svuotato alla velocità della luce, nei corridoi si udivano solo urla di rabbia e il suono dei pugni dati alle vetrate e alle pareti di metallo e gli insulti e le maledizioni nei confronti di una giornata iniziata male e finita peggio. Non ho nient’altro da aggiungere. Vostro onore, ho concluso!