Riise è stato dimesso. In campo non prima ottobre

Rassegna Stampa – Il Romanista – Lo hanno dimesso ieri dall’ospedale di Oslo. Era ovvio. Perché per spezzare Riise, per piegare la forza di volontà di uno dei giocatori più coraggiosi che abbiano avuto la fortuna di vestire la maglia della Roma, ci vuole ben altro. La botta in allenamento, lo scontro con il compagno Espen, la capocciata per dirlo alla romana, è stata di quelle memorabili. Commozione cerebrale pesante. Questa è stata la diagnosi. La Tac ha escluso danni ulteriori. Perché Thunderbolt possa tornare a Roma passerà ancora del tempo. John Arne dovrebbe essere abile e arruolato tra quattro settimane. Riise salterà sicuramente sia l’appuntamento di Champions con il Bayern Monaco, il 15 settembre, sia la madre di tutte le sfide. Quella con l’Inter, undici giorni dopo all’Olimpico. Potremmo rivederlo in campo contro il Napoli, il 3 ottobre, prima della successiva sosta della Nazionale, oppure contro il Genoa il 16 ottobre. Fa niente, l’infortunio poteva avere conseguenze peggiori.

«Posso solo essere contento che non sia nulla di grave »

Il gialloroscio più amato può tirare un sospiro di sollievo. Nella tarda serata di ieri sono arrivate anche le parole del dottor Luca Pengue, responsabile dello staff sanitario:

«John sta meglio – ha detto a Roma Channel-, è stato dimesso, ma ora non può prendere l’aereo e sta con la famiglia in Norvegia. Tornerà a breve. I tempi di recupero? Non lo sappiamo, bisognerà monitorare la situazione giorno dopo giorno»

Il procuratore di Riise, Jan Kvalheim, gli ha evitato l’assalto della stampa.

«Non è stato fatto uscire dall’uscita principale – ha spiegato – per tenerlo fuori dalla portata di telecamere e microfoni dato che deve seguire tutte le direttive dei medici e qualsiasi cosa che possa portargli stress è meglio evitarla »

Sull’infortunio di una stella della nazionale è intervenuto anche il presidente della Lega calcio norvegese, Jon Mørland.

«John Arne – ha commentato – è sicuramente in via di guarigione e siamo molto soddisfatti»

E se è soddisfatto Mørland, immaginatevi Ranieri.

John Arne è stato sommerso dai messaggi di affetto. All’Ullevål University Hospital lo sono andati a trovare le donne della sua vita.

«Sono stato contentissimo che mia moglie Mary e mia figlia Emma siano passate a trovarmi. Ho anche parlato al telefono con mia figlia Ariana che vive ad Ålesund. È stato bellissimo. Emma voleva venire in braccio e accoccolarsi (testuale, ndr) ma non ho potuto accontentarla. Mi ha fatto piacere che anche mamma e papà siano passati»

Gli ha fatto visita pure il fratello Bjorn Helge.

«È stato lui – scrive Riise ai suoi amici in Norvegia – a dirmi che avevo fatto la stessa domanda cinque o sei volte in dieci minuti e io non me lo ricordavo»

È evidente: il Vichingo non sta bene…

«Sono stato molto intontito per tutto il giorno e non ricordo nulla di quello che è successo»

ha confermato l’esterno sinistro romanista. Lo dice lo stesso John Arne: poteva andare peggio.

«Sono felice che questa cosa non sia stata più seria. È venuto a trovarmi un amico che ha a sua volta un amico in ospedale a Ullevåll. Che è in coma. Quindi, quello che mi è successo è praticamente insignificante in confronto a tante altre cose…»

Riise assolve Espen:

«Quello che è successo può capitare, a volte, sia in allenamento sia in partita. Espen non deve scusarsi di nulla perché è un bravo ed onesto giocatore»

Potente, tecnico, grintoso. Ma soprattutto corretto. Ecco, signori, questo è Thunderbolt. A Trigoria lo aspettano. Ieri, dall’epicentro del mondo giallorosso cantavano in centinaia. Cantavano forte perché lassù tra i fiordi gli giungesse forte il loro abbraccio. È l’abbraccio di Roma, è l’abbraccio dei romanisti. Oè-oè-oè-oè, Riise, Riise…

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