Roma, assalto finale

Rassegna Stampa – Il Messaggero – E adesso, vinciamo anche l’ultima. Il patto nasce negli spogliatoi dell’Olimpico, dopo la gara vinta contro il Cagliari, ancora rimontando e comunque faticando. I giocatori della Roma sanno quello che dicono e che cosa vogliono. Basta vederli in faccia. Julio Sergio, Burdisso, Juan, Perrotta, Pizarro, lo scatenatissimo Taddei, i romani Totti e De Rossi, quest’ultimo spesso insonne proprio perché non pensa ad altro. Sono i senatori a spingere il gruppo. E non sono pochi.

Metteteci anche Toni, arrivato a gennaio e amicone riconosciuto da tutti, e soprattutto Lobont, il quarto portiere che oggi è secondo e che fa il tifo per il primo e per una squadra di cui è trascinatore sottotraccia. Riise, squalificato, già si è autoconvocato per Verona e nessuno lo ha contraddetto. «Certo che ci crediamo» hanno assicurato ai dirigenti. Lo hanno garantito in colloqui individuali e anche in pubblico, dopo la partita più delicata, la terza in nove giorni, complicata anche dalla sconfitta con l’Inter in Coppa Italia mercoledì scorso e dai veleni della sfida che più infinita non si può.

«Bisogna prendere pure questi tre punti, per non avere rimpianti». E’ il messaggio che Ranieri recapita ai suoi interlocutori. Non deve aggiungere altre parole, anche perché gli interpreti non sono certo da motivare. Anzi. C’è da calmarli, da farli stare sereni e da non affaticarli ulteriormente, nella testa prima che nelle gambe. E’ la prima che fa girare le altre. Negli ultimi novanta minuti nessuno potrà spendere energie a vuoto. Al riposo assoluto, a parte il giorno e mezzo concesso dall’allenatore (oggi pomeriggio la ripresa), si penserà però da lunedì prossimo, tenendo poi presente che i nazionali potranno fermarsi solo per qualche giorno. Nessun cambiamento di programma, dunque, proprio per non correre il rischio che qualcuno, inconsciamente, stacchi la spina sul più bello.

Perché non è vero che il più è fatto. La stagione della Roma, il percorso straordinario fatto dal 1° novembre a domenica scorsa, prevede un’altra tappa. I giocatori giallorossi hanno evitato che l’Inter festeggiasse in anticipo lo scudetto: Mourinho per alzare le braccia sul traguardo deve aspettare ancora. Li abbiamo visti con i loro bambini in campo a giocare come papà spensierati dopo il match con il Cagliari: ci mancherebbe altro. Ma all’interno della pancia dell’Olimpico, domenica pomeriggio, quando si sono ritrovati tutti a fare la doccia, sono stati bravi a separare la festa davanti ai tifosi e con i loro piccoli da quello che sarà l’ultimo grande sforzo dell’annata. Concentrati, motivati e rabbiosi. Con gli occhi puntati su nuovo obiettivo: chiudere con un altro successo.

La sfida non è solo con l’Inter di Mourinho, rivale di una stagione e in assoluto del decennio. E’ anche con loro stessi. «Nessuno ci ha regalato niente». Il motto è di Ranieri, alla guida di un gruppo capace di risalire in sei mesi la classifica. Avendo sempre come riferimento la squadra davanti: la Juventus, il Napoli e il Milan, sino al sorpasso, dopo Pasqua, della capolista. Anche dopo la sconfitta interna con la Sampdoria, la reazione è stata immediata. In questo senso la vittoria di Parma è per l’allenatore e la proprietà ha un significato di primissimo piano. Pure guardando al futuro. «Sappiamo sempre rialzarci». Ranieri lo sa da un pezzo, ormai. L’avvertimento all’Inter, prima della finale di Coppa Italia, è partito il primo maggio al Tardini. La dimostrazione ai rivali e a chi non ha mai creduto nella competitività della Roma di essere una squadra vera. «Non finirà come due anni fa» è la previsione di Juan.

Sono tre i motivi che spingono i giallorossi a non arrendersi, nonostante i due punti di svantaggio:

1) la consapevolezza di scendere in campo a Verona senza aver nulla da perdere e con l’inerzia psicologica che tutto può sempre accadere;

2) l’organico al completo (eccetto Riise) e con Totti ispirato e decisivo (segna da tre gare di fila in campionato), rispetto all’Inter che, dovendo pensare pure alla finale di Champions in programma sei giorni dopo l’ultimo turno di questo torneo, non potrà sfruttare qualche titolare per non metterlo a rischio per Madrid, a cominciare da Lucio e Sneijder;

3) la motivazione del Siena che, per i motivi ben noti, può diventare più pericoloso del Chievo che tra l’altro lascerà gran parte del Bentegodi ai tifosi giallorossi (già esauriti i 7000 biglietti per il settore ospiti). Ranieri, in più, si vuole togliere una soddisfazione personale, a prescindere dal piazzamento della Roma dopo la trentottesima giornata: fare più punti di Mourinho, collega odiatissimo. Con 80 punti in classifica, avendo preso la Roma a zero alla seconda giornata, ne conterebbe due in più.

Intanto sul gradino più alto del podio, per il lavoro fatto affiancando a Trigoria l’allenatore di San Saba, sale Riccardo Capanna, 64 anni: il preparatore giallorosso è stato premiato con il Cronometro d’oro a Coverciano, il riconoscimento è l’ equivalente della Panchina d’oro per gli allenatori.

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3 commenti su “Roma, assalto finale”

  1. ma ci rendiamo conto che questa squadra è da luglio che gioca?? come si fa a non essere soddisfatti, sempre che ci sia qualcuno non soddisfatto

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  2. “Lobont, il quarto portiere che oggi è secondo e che fa il tifo per il primo e per una squadra di cui è trascinatore sottotraccia”
    in questi atteggiamenti si distingue un signore da un idio-ta

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