Grazie al capitano la Roma non molla

Rassegna Stampa – IL MESSAGGERO – Una alluvione di Totti si spande intorno all’Olimpico, giù per i lungotevere e verso il centro: il popolo romanista ha indossato la maglia del capitano, vecchia, nuova, giallorossa, bianca, blu ed ha dichiarato il suo amore. È la risposta al Processo del Giovedì (e del venerdì e del sabato) che ha coinvolto Francesco e quell’esecrabile fallo ai danni di Balotelli la sera della Coppa. Anche quei tifosi che la maglietta gli andava ormai stretta per l’allungarsi degli anni e l’allargarsi della pancia hanno tirato giù dagli scaffali i nomi amati d’un tempo, qualche Aldair, qualche Montella, tutto fa.

E Totti a risposto con due gol al calcione di troppo dato ed ai troppi calcioni metaforicamente presi: i due gol che hanno consegnato alla Roma la vittoria sul Cagliari e al campionato l’ultima settimana di vita vitale, perché finché c’è gioco c’è speranza e, parola di Pizarro, “dicono che i miracoli accadano”.

Sono miracoli per la loro cadenza straordinaria, il resto va su binari di prevedibilità, come la vittoria giallorossa sul Cagliari o quella dell’Inter contro il Chievo. Saldi (con la “a”) di fine stagione.

La Roma ha sofferto, perché un palo, sempre lo stesso, diceva no per due volte; un rigore per il Cagliari veniva lasciato passare concedendo il vantaggio ai sardi in attacco, che sbagliavano, c’era pure una traversa dopo il cambio del campo, e il gol del Cagliari mentre l’Inter era andata sul 4 a 1, dopo esser stata sotto per un attimo, attimo d’estasi per l’Olimpico romano. Quando il peggio sembrava non passare mai, toccava a Totti prendere la sua Roma per mano, come aveva fatto con i suoi bambini Christian e Chanel, portati in braccio al saluto iniziale. Segnava il gol del pari e poi andava sul dischetto per il rigore del secondo gol. Totti e il dischetto, una lunga storia di cucchiai, di responsabilità che ci si prende. Il tiro non era scherzoso o irridente ma da manuale. Due a uno e fine, quattro a tre e fine a San Siro, l’ultimo verdetto rimandato all’ultimo turno che è il prossimo. Ora all’Olimpico c’era solo spazio per la festa di saluto (la prossima in casa del Chievo, l’Inter in casa del Siena che ha la lupa per simbolo ma questo non significa nulla, altrimenti Mourinho pensa che…: ma stia tranquillo, terzultimo il Siena non può più arrivare, quindi non darà premi…) con il piccolo Pizarro (riferimento all’età: era il figlio del Peq) a segnare gol su gol e tutti gli altri figli giallorossi a contendersi il pallone con l’agonismo bambino che talvolta manca ai bambini più cresciuti.

La Roma chiudeva qui la porta di casa, di una stagione da non dimenticare per com’era iniziata e come s’è impennata, e lasciava l’Olimpico al prossimo saluto della Lazio, la quale battendo il Livorno con Rocchi e Brocchi, si salvava di suo, senza dover aspettare gli altrui risultati che retrocedono con Livorno e Siena anche l’Atalanta. La Lazio è salva con una partita in meno, e farà festa per il giustamente scampato pericolo, giacché non meritava una stagione così. Per l’iscrizione all’Europa c’è ancora qualche incertezza: certo è che la Juve andrà ai preliminari della piccola Europa, il Milan forse salterà quelli della grande. Con Benitez la prima, senza Leonardo il secondo. E intanto Ancelotti è andato a togliersi lo sfizio di vincere lo scudetto al primo anno inglese con il Chelsea , chiudendo con una vittoria per 8 a 0. Esagerato Carletto, quasi quasi fa meglio di Mourinho… Ma non ditelo a Mou, sennò s’arrabbia e attacca Ranieri.

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