El Shaarawy salva la Roma, 3 a 2 contro il Torino

«El Shaarawy nel mio modo di giocare é uno dei pi๠bravi nell’attaccare la profondità , per me é l’attaccante ideale». Era il 23 settembre del 2017 e Di Francesco, a margine del match vinto 3-1 contro l’Udinese, elogiava l’attaccante. Quattrocentottantrà© giorni e un modulo dopo, il concetto non cambia. Il Faraone é sempre fondamentale e quando sta bene viene (quasi) sempre schierato. Con il Torino é entrato a partita in corsa ma soltanto perchà© era reduce da 8 gare (incluse le 2 panchine pro forma contro Sassuolo e Parma) nelle quali era rimasto a guardare per un problema muscolare. Sabato ha segnato il gol numero 50 in serie A (29 con il Milan e 21 in giallorosso) confermando il trend felice di questa stagione.

In campionato ha giocato (964 minuti) meno di Under (1232 minuti) e Dzeko (1229 minuti) ma ha segnato rispettivamente il doppio e il triplo. Sei gol, cinque in casa (Chievo, Frosinone, doppietta alla Sampdoria e contro il Toro) e uno, fondamentale, in trasferta (a Napoli). Meno altruista (appena un assist, a Edin con l’Empoli) ma pi๠finalizzatore. Segna un gol ogni 160 minuti, con una percentuale di realizzazione sui tiri totali effettuati (23) del 26%. Per intenderci, Under e Schick viaggiano all’11% (3 su 27 e 2 su 19), Kluivert al 9% (1 su 11), Dzeko addirittura al 4% (2 su 57).

DOPPIO OBIETTIVO – Sempre pericoloso (18 occasioni create) ma poi pronto a regalare quella fase difensiva della quale la Roma non puಠfare a meno. In questa stagione sta ricalcando il suo arrivo nella Capitale, quando acquistato a gennaio, segnಠ8 gol in 16 presenze. Otto reti é rimasta la soglia oltre la quale in serie A non é mai riuscito ad andare in giallorosso: 8 centri (in 32 gare) anche nella stagione seguente e 7 su 33 l’anno passato. Sabato contro il Torino é stato fondamentale sia segnando il gol del 3-2 ma in precedenza procurandosi il rigore del 2-0.

Non avrà  il dribbling secco di Perotti, la rapidità  di Kluivert o il tiro secco di Under ma rimane, per Eusebio, l’attaccante pi๠affidabile, quello pi๠eclettico, lucido sotto porta, ala o seconda punta in appoggio a Dzeko a seconda delle esigenze. Considerando quanto sinora ha mostrato e l’età  (26 anni) stona che nel nuovo ciclo azzurro targato Mancini (ma anche in precedenza con Di Biagio) sia rimasto a guardare. L’ultima presenza in Nazionale risale al 13 novembre del 2017, a quei disperati 28 minuti nei quali Ventura, buttandolo nella mischia, gli chiese il miracolo contro la Svezia. Poi, pi๠nulla. Chissà  che l’ottima prestazione contro i granata, proprio sotto gli occhi di Mancini, non gli valga una nuova chance. Stephan ci tiene. E se la merita.

(Il Messaggero, S. Carina)

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