Pallotta pensa allo Stadio ma a Roma non passa mai

Le attuali difficoltà  della Roma hanno ragioni assai serie e riguardano in primo luogo il comportamento della società  presieduta da Pallotta. Sarebbe paradossale che tutto venisse riversato su Di Francesco, che, pur con tutti i suoi limiti, é una vittima della situazione. Qualche giorno fa il nostro ex capitano Francesco Totti ha affermato in un’intervista che, se si vuole essere minimamente realisti, bisogna prendere atto che nel campionato in corso la Juve é una squadra di un’altra categoria e non é raggiungibile alla vetta del campionato. Si tratta di una valutazione realista: é sbagliato illudere ogni anno i tifosi affermando «quest’anno siamo in corsa per poter vincere il campionato».

Ciಠdetto, perà², visto che quest’anno addirittura corriamo il rischio di non piazzarci fra le prime quattro non possiamo fare a meno di ricordare ciಠche é avvenuto nel corso di questi anni della presidenza Pallotta. Puಠdarsi che dimentichiamo qualche nome, ma sono stati venduti: Benatia, Marquinhos, Pjanic, Rudiger, Emerson, Gervinho, Salah, Nainggolan, Strootman, Alisson. Addirittura Strootman é stato venduto a campionato già  iniziato dando un segnale pessimo agli altri giocatori sulle intenzioni reali della società  perchà© con questo trading cosa spinto essi perdono il senso di appartenenza, per di pi๠una vendita avvenuta in una situazione nella quale il centrocampo della Roma é in debito d’ossigeno dovendo affrontare Campionato, Champions e Coppa Italia: non a caso De Rossi é considerato insostituibile e quando rimane in panchina sono guai. Allora se i giocatori sopra elencati non fossero stati venduti la Roma sarebbe all’altezza della Juventus.

Per di pi๠le sostituzioni operate non si sono rivelate all’altezza, nel senso che non solo ci si trova di fronte ad un trading esasperato, ma anche ad un trading spesso sbagliato: Schick, Karsdorp (arrivato seriamente infortunato), Marcano, Pastore (spesso infortunato): una catena di acquisti sbagliati spesso a prezzi molto alti. In sostanza la gestione Monchi allo stato si rivela disastrosa e le sue conseguenze ricadono su Di Francesco. Allora diciamoci la verità : il presidente Pallotta, vicenda dello stadio a parte, punta a far tornare i conti con un trading molto intenso e talora cosa sconsiderato che stavamo anche per vendere Dzeko e Manolas. Una presidenza molto presente sulla vicenda dello stadio e invece del tutto assente nella gestione quotidiana della squadra e dello spogliatoio (Viola e Sensi spesso fra il primo e il secondo tempo andavano nello spogliatoio e scuotevano la squadra).

Un capitolo a parte é quello della preparazione. Da tempo la Roma non fa una preparazione di fondo che duri circa un mese, ma dopo una settimana a Trigoria gira il mondo passando non si sa quante ore in aereo e negli aeroporti. A questo deve aggiungersi il fatto che con i preparatori americani, chiaramente inadeguati al gioco del calcio, abbiamo avuto molti casi di ginocchi saltati, adesso con i nuovi preparatori esplodono mille casi muscolari, da Dzeko a Pellegrini, per non parlare di De Rossi che paga anche il prezzo di una lunga e gloriosa carriera.

Questo é l’elenco delle ragioni per cui il rischio é che Di Francesco diventi il capro espiatorio di una situazione la cui responsabilità  principale é quella della presidenza della società  e del direttore sportivo Monchi. Per di pi๠l’eminenza grigia Baldini, che da Londra é un gestore sostanziale della società , sta facendo circolare nomi di allenatori che hanno già  fallito precedentemente in altre squadre come la Fiorentina. Non vogliamo poi pensare alle conseguenze sul terreno della campagna acquisti e cessioni qualora la Roma non riesca a rientrare nella prossima Champions League uscendo tra le prime quattro del campionato. Invece, sarebbe vitale che a gennaio si facessero degli acquisti mirati a risollevare una situazione pro-vocata comunque da una serie di cessioni una pi๠scellerata dell’altra.

(Il Tempo, F. Cicchitto)

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