L’Italia è uno di quei paesi che non impara mai dai propri errori. E’ l’Italia delle parole. L’Italia dei vaneggiamenti. L’Italia delle condanne. Persino l’Italia delle censure, delle interviste con finti sorrisi in televisione e una mafia economica che vuole sempre di più. E il calcio infondo, è solo un lucido riflesso della società in cui vivacchiamo. Sicuramente capitalista, ma ancor più ossessionata dall’inganno. In questo mondo, non vince chi è onesto, ma chi inganna di più. Tipo, non rubare, per avere successo è molto meglio truffare. E le scommesse, le partite comprate, le intercettazioni, chi le compra, ma anche chi le vende. Chi si vende. Che probabilmente è pure peggio, non c’è più dignità. Non c’è alcuna morale in un Paese che di morali ne racconta ogni giorno, come fosse un vanto. Ma non lo è, perché poi tutte queste etiche vanno a farsi fottere in un bagno di banconote. Chi è stato condannato, è ancora là, tra i salotti sportivi o addirittura in campo. A giocare. A vendersi l’anima. A parlare.
Dove sta la giustizia?
Dove sta quel calcio pulito che ad ogni scandalo si spera di avere? Come se fare qualcosa, cambiare, spendersi in prima persona, fosse pura utopia. No, a sentire chi governa, qui bisogna solo sperare. Al massimo promettono di rivoluzionare. Giurano, a volte. Ma i ragazzi si imbrogliano con i dadi, gli uomini con i giuramenti, Plutarco. Guardiamoci in faccia, stiamo parlando di un sistema marcio. Corrotto. Perverso. Il calcio è cementato da primi ministri, Arancia Meccanica. E l’Italia è ancora in quella fase in cui si scandalizza, ma il tempo è scaduto.
Il tempo è scaduto, sì. Per noi, però. Perché ogni disonestà finisce per essere insabbiata. Di Iodice e Lotito non ne parla più nessuno. Di Blatter che ha deciso di ritirare le dimissioni, nemmeno. Della Lega Pro completamente preda dell’assenteismo della FIGC, è inutile pure spenderci parole. Tanto lì il calcioscommesse garantisce un giro economico più alto degli stipendi a fine mese. Perché tutti sanno, nessuno agisce. Nessuno vuole agire, gli interessi personali prevalgono sempre. Silenzio. Ognuno ormai fa ciò che gli pare, nei modi che desidera, e s’arricchisce quanto crede. Dici: è un disonesto quest’uomo. Poi però t’accorgi che il vero imbroglione è colui che conosce con precisione fino a che punto si possa imbrogliare per mantenere la stima ed essere considerati uomini rispettabili. 5 partite. E Pulvirenti, con il suo Catania, fa parte di questa mafia. Perché questa è. E ci potrebbero pure rientrati tutti quelli che spendono ore davanti ad una telecamera in cerca del consenso popolare, quando poi, nei fatti, sono i primi a rimanere passivi. Tavecchio che ingenuamente – altro non mi viene da pensare – tiene a ribadire “ Ci eravamo resi conto della situazione “, beh chiude il cerchio di un calcio italiano in cui i troppi soldi non bastano mai, la troppa popolarità non basta mai, il troppo potere non basta mai. Tutto non basta mai.