Arrigo Sacchi, ex ct della Nazionale, è stato intervistato da Il Romanista per parlare del progetto giallorosso. Ecco le sue parole:
“Per fare dei cambiamenti forti occorrono due componenti che noi conosciamo poco: la pazienza e la competenza di valutare il lavoro in prospettiva. Il motivo sta nei tempi di adattamento e negli errori che, ovviamente, si commettono. Perché si commettono sempre degli errori, quando si lavora. C’è da far crescere dei giocatori, ma anche da mettere da parte qualcuno che si vede proprio che non è funzionale al progetto”.
A proposito del quale, la Roma ne ha iniziato uno.
“Tutti hanno un progetto. Se però devo costruire una baracca, il mio sarà un progettino. Mentre se voglio costruire un grattacielo, il mio sarà un progetto un po’ più impegnativo. E quello della Roma, a mio parere, ha l’ambizione di essere realmente un progetto più ampio. Quest’annata sarà servita a Luis Enrique per conoscere meglio il calcio e l’ambiente italiano, e a capire che ha una storia diversa rispetto a quello spagnolo. Ma che anche qui in Italia si può giocar bene, come è successo a tante altre squadre”.
Le dichiarazioni di giocatori e dirigenti sono la prova di quanto il tecnico sia stimato all’interno della società.
“La società è importante. Se uno vuole innovare ma non ha l’appoggio della società, non ce la farà mai al mondo. Idem se non gli prendono i giocatori, non dico i più bravi, ma i più funzionali a un’idea di gioco. Se poi tra i giocatori ci sono anche dei talenti, tanto di guadagnato. Ma intanto, che siano, appunto, funzionali”.
A proposito di pazienza, i tifosi, quest’anno, ne hanno mostrata tanta.
“E’ vero. E ho fatto loro più volte i miei complimenti. Roma è una città che adoro. Fantastica e con dei tifosi fantastici. Che hanno dimostrato di essere anche competenti. E sono convinto che il prossimo anno anche la dirigenza commetterà meno errori. In ogni caso, il progetto va sostenuto”.
Nonostante non sia stata certo un esempio di continuità.
“Purtroppo, ci sono stati alti e bassi anche all’interno di una stessa partita. Questo è un calcio che prevede di attaccare, ma anche difendere, correndo in avanti. E la Roma non sa ancora farlo. Si deve quindi lavorare. Ma i risultati arriveranno”.
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