Buenas Dias miei cari lettori,
oggi, all’indomani della cocente sconfitta degli spennacchiotti, urge, a mio modesto parere, un’attenta analisi psicologica di quello nel seguito dell’articolo più agevolmente definiremo come “il clamoroso, catastrofico, innato e irrimediabile dramma laziale”. Ieri, mi dicono, si è giocata una partita abbastanza importante, per chi ancora pensa che nel campionato italiano giochino due squadre della capitale. Snocciolando un paio di ovvietà iniziali del tutto gratuite, potremmo dire che una è fin troppo facilmente individuabile dal fatto che porta il nome della città che rappresenta, dai colori, e dalla maggioranza schiacciante di tifosi che la sostengono… l’altra è una strana creaturina che, come in tutti gli esperimenti di laboratorio che si rispettino, è si nata prima, ma è anche dotata di tutti i classici difetti congeniti che una cavia deve necessariamente possedere dopo i primi tentativi andati a farsi benedire. Ha sbagliato nome, i colori sono quelli di una città limitrofa ma situata più a sud, ha una storia fatta di umiliazioni come i molteplici anni passati in Serie B, come le innumerevoli volte nelle quali è finita più in basso in classifica rispetto alla collega più famosa e infine, da ieri, anche la terribile umiliazione di aver perso 5 derby consecutivi.
Il compelsso di inferirorità dei nostri simpatici sorcetti da laboratorio ieri si è palesato con evidenza sconcertante. La Roma, diciamo la verità, non è che fosse scesa in campo con le idee chiarissime, però ha saputo giocare proprio su questo gravissimo problema psicologico che gli spennacchiotti nutrono nei nostri confronti. Un complesso d’inferirorità tale da non essere curabile nemmeno dai più grossi crani del pianeta, che pur si riuniscono annualmente per studiare la questione. Parecchie teorie si sono andate sviluppando negli anni, ma almeno una ieri è stata definitivamente accantonata; alcuni dicevano infatti che il problema della Lazio fosse “er pajaccio de Testaccio”, e invece, dopo la debacle di ieri, è chiaro a tutti che è tutta colpa di Edy Sveja. Poverino, Mr. Bostik… in settimana era andato dallo psicologo, dallo psichiatra, dal santone, dal prete, dal pranoterapeuta… ma niente; sta sfiga di dosso non gliela può togliere proprio nessuno. Che poi è contagiosa… mi dicono che ieri ZioCanio si sia beccato una querela e Lotirchio una citazione in giudizio per diffamazione… sfortune da derby… il tutto sembra essere nato perché quest’ultimo affermava di aver acquistato l’evanescente Mauro A Rate. Peccato che ZioCanio quando parla di matematica (ma anche di calcio, eh) ha la stessa credibilità che può vantare, chessò, Platinette, George Benson o Gasparri. Cacchio, il nostro amico non perde mai occasione di perdere l’occasione per starsi zitto.
Sugli spalti direi che tutto sommato abbiamo esultato compostamente, anche per non urtare la sensibilità di quelli che erano costretti a guardarci dall’altra parte dello stadio. Avevano una strizza mica da ridere, quelli. Eppure avevano iniziato in maniera dignitosa, con una coreografia che prevedeva lo srotolamento di un lenzuolo con un enorme pollo alla diavola scarabocchiato sopra e delle bandierine di plastica che si erano fatti prestare dai napoletani (che a dirla tutta le volevano buttare dopo averle sventolate con una foga da far tenerezza nel corso della notte che interrotto bruscamente il loro personalissimo sogno scudetto). Noantri, che avevamo ben poco da festeggiare siamo stati educatamente al nostro posto, abbiamo atteso l’inevitabile con pazienza e calma serafica, salvo poi esclamare un distratto “accipicchia” quando il Capitano ha clisterizzato l’avversario a dovere. Da quel momento è stato veramente deprimente (e lo dico sinceramente, perché noi in Curva siamo tutti prima di tutto degli sportivoni) vedere come i nostri sottoposti abbiano perso completamente la testa e la faccia, facendosi espellere a ripetizione, protestando a più non posso per comportamenti giallorossi assolutamente leciti e infine causando l’enesimo rigore. I nostri al contrario hanno mostrato una freddezza sconosciuta in altre occasioni (e su questo mi interrogherei a lungo), facendo sfuriare l’avversario e portandosi a casa 3 punti, utili, più che per proiettarci verso l’ipotetica qualificazione in Champions (alla quale continuo a non credere, purtroppo), per infrangere il grande sogno di Edy Sveja e soci, che per quest’anno si dovranno accontentare dell’Europa di Serie B.
P.S.: Vorrei fare un sondaggio. Che organo sareste stati disposti a donare per essere invitati a cena a casa di Edy Sveja? Er fegato nun vale, visto che nun c’è rimasto più niente dopo sta nostra stagione…