Vento di Milano

(BLOG AS ROMA – VENTO DI MILANO – FORZA-ROMA.COM) – Fino a qualche anno fa, quando nelle "tribune calcistiche"  si dibatteva di torti arbitrali, era uso anteporre alla discussione l’asserto della buona fede. Si diceva: non dubitiamone, altrimenti occorre andare tutti a casa. Calciopoli ha dimostrato che le verità era un’altra e che gli spropositi domenicali erano sistematicamente indotti, anche se, a dirla tutta, a casa ci sono andati davvero in pochi. Quei pochi che adesso fanno capolino, gradualmente riabilitati e reinseriti, un po’ per inerzia, un po’ per vendetta. A tal proposito, è inquietante la frequenza con cui, ultimamente, riappare il fantasma di Luciano Moggi, talvolta nelle vesti dell’oracolo dalle sagge predizioni, altre in quelle dell’amico dal buon consiglio, altre ancora in quelle dell’acclarato esperto del pallone, conteso da radio e televisioni, arrivando ad indossare i panni del candidato al ruolo di neo dirigiente in qualche società minore. Ci mancherebbe solo questo. Eppure c’è qualcosa di peggiore da raccontare. I superstiti dell’epurazione farsa del 2006 si sono rivelati imputabili almeno quanto gli stessi epurati. Addirittura, qualcuno sostiene siano loro i veri artefici del terremoto, allettati dall’idea di piantare sulle macerie le proprie bandiere. A conti fatti, una successione al trono c’è stata. Da un lato, Moratti e la forza del suo danaro; presidente dall’acquisto facile, si avvale regolarmente dello strumento di persuasione più efficace al mondo: la mazzetta. Givanni Becali docet. Dall’altro lato, Galliani e la saga del "lei non sa chi sono io"; amministratore delegato del club appartenente al Presidente del Consiglio in carica, strizza l’occhio e si avverano tre desideri. Nemmeno sfregando la lampada di Aladino, il genio Rosetti sarebbe accorso con tanta puntualità. In era pre-calciopoli, si parlava di vento del Nord, per indicare la concentrazione di favori e privilegi in un contesto geografico individuato tra il Piemonte e la Lombardia. Oggi, la circoscrizione assume connotazioni metropolitane e la torta è ripartita tra la Milano rossonera e quella nerazzurra. Come dire: sono cambiati i padroni, ma l’industria della vergogna continua a sfornare scempi. Chi sostiene che l’errore sia umano e che la dietrologia sia deleterea, non fa altro che alimentare un deja vu. Intanto, l’immancabile Abete rifiuta categoricamente l’ipotesi del ritorno al sorteggio integrale, perchè darebbe voce alla cultura del sospetto. Ma spira vento di Milano ed il minimo che si possa fare, reclamando credibilità, è serrare le finestre, perchè, caro Abete, la cultura del sospetto nidifica proprio in quelle "soluzioni applicative" che lasciano troppo margine agli influssi dei più furbi.

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