Le parole di Walter Sabatini. Ore inizio conferenza stampa: 14:30 circa.
Si è chiuso da poco il mercato estivo: si parla molto di Kevin Strootman. Sarà il primo vero acquisto in corsa della Roma…
Ah, certamente. Un grandissimo acquisto. Perderlo ci ha creato molto imbarazzo, perché è un giocatore straordinario. Questo mercato non lo facciamo noi, evidentemente, ma risponde al desiderio di qualche altra società. Il nostro desiderio è quello di mantenere Kevin: è il nostro punto di forza. Accende sempre dentro di noi la speranza di rivederlo in campo, con tutte le sue prerogative, che hanno dato la svolta alla Roma nella scorsa stagione, insieme ad altri, ma lui in maniera esemplare. Sono riverberi ed illazioni di stampa anglosassone.
Rossi: attraverso un sondaggio, abbiamo chiesto ai tifosi di quale argomento parlare. E’ uscito il tema rafforzamento: a che punto è nella testa di Sabatini la costruzione della squadra definitiva?
La cerco tutti i giorni ed a volte non ci riesco neanche. Vivo in una dimensione d’inquietudine permanente. Non son mai completamente sereno o soddisfatto. Sono sicuro che questo gruppo possa essere competitivo, ma questo non tacita la mia inquietudine di sapere cosa si farà o cosa si potrà fare. Non son mai totalmente tranquillo, per fortuna, perché questo mi dà la forza di cercare, combattere, ficcare il naso nelle vicende altrui. Sarà sempre così per me.
Mercato aperto anche per Rabiot?
E’ un giocatore eccezionale, che ha bruciato le tappe. Non possiamo non seguirlo, sarebbe una defaillance, ci piace moltissimo. È un calciatore che vorremmo e tratteremo attraverso una linearità di comportamenti, non aspetteremo una soluzione di acquisizione a parametro zero. Non vogliamo fare queste cose per scelta strategica, ricorderete che avremmo potuto acquisire un ragazzo fortissimo come Sanabria, ma l’abbiamo preso in accordo col Barcellona. Se avremo il privilegio e la voglia di portare un discorso per Rabiot lo faremo col PSG. Ma credo che sarà difficile, la situazione contrattuale è nota.
Benatia è stato venduto bene, ma a lei cosa ha dato più fastidio?
“Voglio indugiare poco su questo argomento, è stato chiaro il presidente. Il Bayern Monaco ci ha fatto sapere attraverso il proprio ufficio stampa di non parlarne. Io credo di dover aggiungere delle cose anche a favore del calciatore. I presupposti sono sempre stati buoni, quando io l’ho cercato a maggio scorso lui aveva un’offerta da una squadra superiore alla nostra e lui ha accettato la nostra offerta che era più bassa. Ha fatto una scelta in direzione della Roma, rinunciando a dei soldi. Quest’anno si è presentato da me dicendo di avere offerte importanti e di voler rimare a Roma solo ad alcune condizioni, dicendo che si sarebbe sentito offeso se non si fossero presentate. Era evidente che la mia risposta non potesse essere positiva, non potevamo dargli i soldi che chiedeva e gli abbiamo offerto un contratto in esubero basato sull’offerta che aveva l’anno scorso. Il ragazzo in prima battuta è stato eccezionale, a gennaio poi è intervenuta questa vicenda nuova e lui ci ha chiesto uno stipendio che non volevamo né potevamo dargli. A maggio dissi in questa sede che il prezzo sarebbe stato 61 milioni, ma quello era il pezzo per il monolite Benatia. A 28 milioni più 4 ho venduto il simulacro Benatia. Adesso però basta parlarne, il Bayern Monaco ce lo ha chiesto, ma non è dipeso molto da noi: il ragazzo ha rilasciato dichiarazioni cangianti, che ogni volta cambiavano un pochino. Quindi basta così“.
Strootman è incedibile?
“Certo che lo è, ma nel calcio bisogna contestualizzare tutto. Noi lo vorremmo con noi per sempre, ma non so quello che succederà. Per ora ci godiamo il calciatore anche da infortunato perché è fortissimo e ha aiutato tantissimo i compagni. Ora aspettiamo che torni ad avere una condizione accettabile, lo aspetteremo perché per noi è determinante“.
Maicon?
“Su Maicon devo fare un piccolo preambolo. Maicon per venire da noi ha rifiutato una cifra incommensurabile al Manchester City accettando un’offerta modesta della Roma rispetto al suo valore, quindi quando leggo che Maicon sta facendo il furbetto per avere più soldi inorridisco. Maicon è stato un campione e continua ad esserlo. C’è una Roma con Maicon e ce n’è una senza Maicon. Tutti noi viviamo tre vite: quella pubblica, quella privata e quella segreta. Lasciamogli la sua vita segreta, perché resta un grandissimo professionista. Ha preso antidolorifici e ha giocato sopportando il dolore e l’ha fatto per la Roma e non per lui, trattiamolo con la dignità che merita. Ed ora sta bene“.
C’è stato qualcosa sul mercato che si voleva fare e non è stato possibile?
“Sono arrivato su molte cose, la quota è sufficiente. Dai tempi della Triestina non sono mai totalmente sereno per la campagna acquisti, mi chiedo sempre cosa avrei potuto fare meglio. Siamo competitivi, Rudi Garcia è contento e questa è la cosa che mi sta più a cuore. Avevo detto che avrei voluto dotare la squadra di ruoli raddoppiati e questo siamo riusciti a farlo, adesso ci aspettiamo dalla squadra la forza e la convinzione di poter essere grande squadra. Quando c’è stata l’oscillazione al ribasso durante alcune amichevoli anche noi abbiamo dubitato, ma la gara con la Fiorentina ha fugato ogni dubbio. Andiamo avanti serenamente consapevoli che io non sarò mai pienamente soddisfatto del mio lavoro“.
Lamela e Dodò sono stati venduti per richiesta dell’allenatore o per altri motivi?
“Quando finisce una campagna acquisti il saldo emotivo per me è sempre molto negativo in ogni caso, siamo costretti a fare delle scelte che mi addolorano. Sono due calciatori fortissimi, oltre a loro metterei anche Marquinhos, ma sono state scelte obbligate e non volute dall’allenatore che li avrebbe tenuti volentieri. Dodò è stato venduto, vi confesso, perché questo ragazzo non avrebbe potuto crescere in questo ambiente che lo ha sempre bastonato. Io l’ho sempre apprezzato e continuo a farlo, la stampa non è responsabile della sua cessione ma ho dovuto valutare anche questo aspetto. Ho fatto una scelta molto impegnativa, ma credo di essere stato giusto verso questo ragazzo. Forse altrove prenderà anche un 7 in pagella, qui prendeva 6 anche se la squadra vinceva 3-0. Dodò è stato ceduto per salvargli la vita, per gli altri sono state scelte economiche e tattiche“.
A riguardo della “lamentela” relativa a Lotito?
“È stato anche il mio presidente e non mi piace tanto indugiare su di lui, ma non mi piace che dica certe cose. Quando parla Daniele De Rossi farebbero bene ad ascoltarlo tutti perché non dice mai cose banali. Sul suo eccessivo presenzialismo, che è anche divertente, dico che potrei farlo anche io e non ci sarebbe nessun problema“.
Difesa rivoluzionata: la Roma è da Scudetto?
“Se bisogna migliorare gli 85 punti dell’anno scorso bisogna per forza lottare per lo Scudetto. I requisiti ci sono, ma tutte le squadre si sono rinforzate. L’Inter l’ha fatto, i giorni del condor del Milan hanno portato giocatori di grande livello, anche il Napoli che adesso vive un momento di depressione per l’eliminazione dalla Champions League rimane una squadra molto forte. Comunque noi siamo in corsa per lo Scudetto. Se per lo Scudetto rinuncerei a un mese di sigarette? No, chiedetemi qualcos’altro. Un uomo può rinunciare ad altre cose, ma la sigaretta per me sarebbe celebrativa“.
Una definizione per Iturbe.
“Troverà una sintesi tra il suo essere istintivo e le esigenze della squadra“.
Avete mai pensato di cedere Destro?
“Ho ascoltato tutto ciò che si diceva, volevo sapere come il calcio lo stava valutando. Io lo valuto molto bene, non ho mai pensato di cederlo. In questo momento sta vivendo una situazione equivoca perché altri calciatori lo stanno superando, ma noi sappiamo chi è Destro. Ho ascoltato delle offerte, ma non ho mai voluto venderlo. Mi piace ascoltare le offerte per poter dire no“.
Come si spiega che chi ha perso trattative di mercato accusa la Roma di strapagare i giocatori o con manovre particolari?
“E’ uno strumento di difesa grossolano, la Roma paga i giocatori quel che valgono. Divido i calciatori in tre prezzi: c’è prezzo iniziale da 0 a 4, intermedio da 4 a 12 e finale da 12 a 61. So come fare, quando pago un calciatore lo pago il giusto, poi qualcuno racconta che ho preso Bastos a 5 milioni. Bastos è venuto con un prestito pagato che avrebbe calmierato lo stipendio, operazione ridicola dal punto di vista economico. Qualcuno si attiva per dire che strapaghiamo i giocatori, la Roma paga il giusto, a volte meno“.
Si è detto che non avrebbe lasciata libera la casella dell’extracomunitario. Scelta ponderata?
“Ho preferito fare questo tipo di scelta. Il mercato ha consentito di tenere libera una piazza, che potrebbe essere decisiva per rinforzare la squadra, qualora sia necessario. Vivo di illusioni, oltre che di inquietudine“.
La Roma da lei costruita è più forte della Juventus?
Lo ha detto Rudi Garcia: la Juventus è rimasta la stessa dell’anno scorso e si è anche arricchita. Non possiamo pensare che si sia indebolita. Credo che il gap sia stato ridotto dalle nostre scelte. La differenza fra noi e loro era di qualche punto, non di 17. Perché non potrebbero ripetersi? Non si sono indeboliti.
Volevo chiederle: quanto vale Strootman, se Benatia valeva 61? Può darsi un voto?
Benatia valeva 61 milioni nel momento in cui io ho anticipato quel prezzo, mentre parlavo del monolite, che aveva dentro un fuoco sacro, che insieme alle sue qualità tecniche lo aveva reso straordinario. Il simulacro di Benatia a 32 milioni circa va bene così. Il calcio è fatto di situazioni contingenti. Nella mia testa, essendo io presuntuoso, pensavo di ripristinarlo: quello che cercavo non di vendere, ero convinto che quel giocatore lì valesse 61 milioni. Il monolito si è disgregato per le sue idee, desideri e convincimenti: così mi sono limitato a cedere un ottimo difensore, che secondo me può essere venduto a quelle cifre. Strootman non vale molto, perché non è sul mercato. Si parla di cifre quando uno è sul mercato. Non abbiamo ascoltato nessuna offerta: le cifre nascono da spifferi, da contatti. Non penso alle cifre per Strootman perché da gennaio sarà il nostro nuovo acquisto, anche qualche mese prima. Voto a me stesso? Devo fare i conti con il mio stato d’animo. Faccio fatica a darmi un voto. Lo darò quando la squadra vincerà le partite o metterà tutto in campo per vincerle. La Roma quest’anno dev’essere altamente competitiva.
Dopo il racconto su Benatia, come fa a parlare di giocatori incedibili, riferendosi a Strootman?
Se dico incedibile, è perché nella nostra testa non c’è l’idea di vendere il giocatore. Per questo ho evocato le coincidenze del mercato: di fronte a situazioni imprevedibili, bisogna riflettere. La società sa sempre quali giocatori vuole cedere, Milan o Juventus comprese. Il mercato non lo facciamo da soli.
Cosa può fare la Roma in Champions?
Intanto la Roma incontrerà la squadra più forte del girone, meno celebrata e che gioca un campionato meno conosciuto, è una squadra fenomenale, che vince scudetti, che annovera giocatori che vorrei e che tutti vorremmo, dico noi direttori sportivi. Al momento affrontiamo la miglior squadra del girone. Ad oggi, il CSKA è la più forte del girone. E ci giocheremo fra qualche giorno. Vorremo vincere e far bella figura, ma sarà molto difficile. Sfrutteremo qualsiasi energia dei nostri giocatori. Non posso indicare ai miei calciatori obiettivi al ribasso: sono forti e si faranno un’idea della loro forza, che li aiuterà a fare sempre meglio.
Come si pone una società di fronte a giocatori che dopo un anno di buone prestazioni chiedono aumenti o che dopo rinnovi di un compagno chiedano altri adeguamenti…
Si pone con un’angoscia totale. Io spesso trovo notizie di contratti che devono essere allungati e rivisitati, e non faccio riferimento a nessuno, vi capita di dire: “domani è il turno di questo, dopodomani quest’altro”…ogni giorno ce n’è uno. Si è parlato anche di De Sanctis, con cui bisogna parlare prima di altro, è un giocatore leggendario. Si parla di un calendario di rinnovi. E’ un problema: ci sono sollecitazioni esterno, ci sono prestazioni che vengono giustamente rimarcare e sottolineate, i giocatori hanno la pretesa di rivedere i contratti. La questione Pjanic: è stata impegnativa. Abbiamo voluto, per il valore del giocatore, considerare l’idea di fare un adeguamento impegnativo, importante, che potrebbe aver creato dei dubbi nello spogliatoio, ma io devo proteggere la Roma, non potevo mandarlo a 0. Poi tutto si aggiusta ed i giocatori della Roma sono tutti intelligenti. Sono un gruppo di uomini intelligenti e straordinari. Per me è stato un mercato devastante. La premessa è stata terribile: l’addio a Taddei, dico. Tutti hanno spinto perché rinnovasse e pensate al mio disagio nel dirgli che non sarebbe stato rinnovato: l’ho fatto perché ho creduto di fare il bene della squadra e della società, prendendo un giocatore con più esperienza europea. E’ un dolore vivo dentro di me, perché abbiamo rinunciato ad un giocatore straordinario. Il saldo emotivo del mercato è spesso negativo e ci porta sofferenza. Auguro a Taddei di fare bene: è nella squadra della mia città e gli auguro di riportare in alto la società, là dove merita di stare.
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