Daniele De Rossi e la cronaca di una squalifica mediatica

Daniele De Rossi è stato squalificato per tre giornate di Serie A, a seguito del colpo rifilato a Mauro Icardi, in occasione della gara di sabato sera. Una squalificata annunciata ed inevitabile, il cui atto conclusivo è arrivato oggi con il comunicato del giudice sportivo Tosel, ma che è partita da molto più lontano. Tutto questo, ovviamente, tralasciando il “dopo”, il quale sarà sicuramente più doloroso e logorante di questi cinque atti.

Primo atto: il gesto. Non una carezza, come qualcuno ha voluto far credere estremizzando da una parte, non un gancio volto a mettere k.o., come han fatto intendere, estremizzando, dall’altra parte. Un colpo più duro dei soliti che si danno e ricevono in area, ma con gli stessi effetti, dato che probabilmente non se n’era accorto neanche Icardi, che il pugno l’ha ricevuto. De Rossi non avrebbe dovuto colpirlo, su questi siamo tutti d’accordo. Ha sbagliato, senza alcun dubbio. Il punto NON E’ questo.

Secondo atto
: il tam-tam di Sky Sport, che dall’intervallo del primo tempo non ha più smesso di mostrare il colpo ad Icardi, che replay dopo replay diventava sempre più duro, il tutto vantandosi dell’immagine esclusiva. Il post-partita è stato quasi interamente dedicato a questo episodio: dalla prima domanda a Garcia, agli approfondimenti. De Rossi, De Rossi, De Rossi, De Rossi, De Rossi ed ancora De Rossi. Video che in cui venivano riproposte addirittura la gomitata al Mondiale, poi quella a Srna, passando per i vari gesti (SBAGLIATI) di DDR, in uno stillicidio senza precedenti. Un massacro.

Terzo atto: la riproposizione insistita dell’episodio, cosa che non è accaduta con il pugno di Meggiorini a Marchisio, con il pugno di Mexès a Chiellini o con il pugno di Candreva a Torosidis nell’ultimo Derby, o con il calcio di Spolli ad Hetemaj. Un replay, in partita, al massimo un altro nel post-partita, poi il buio. Fatti che sembra non siano mai avvenuti, se non nei ricordi di qualcuno che non ci sta a farsi prendere in giro. Il terzo atto forse è quello che ha contribuito maggiormente a far squalificare De Rossi, ricorrendo alla prova TV, cosa a cui il Giudice Sportivo, quest’anno, aveva deciso di non ricorrere in molti casi. Ormai il fatto era troppo “mainstream”, sotto gli occhi di tutti, il video con cui sono state aperte e chiuse intere edizioni di telegiornali e di approfondimenti sportivi: NON ricorrere alla prova TV sarebbe stato clamoroso, ormai, quantunque farlo si sia rivelato incoerente con le precedenti decisioni del signor Tosel.

Quarto atto: l’esclusione di Cesare Prandelli, che tramite il codice “etico” ha fatto fuori De Rossi dai convocati per la gara contro la Spagna. Codice etico che in passato è valso per Criscito, Cassano ed Osvaldo ai tempi della Roma, ma non per Bonucci, non per Balotelli, non per Osvaldo, ora alla Juventus, che con la maglia del Southampton è stato squalificato per 3 giornate per “rissa” e dove ha fatto a pugni con il compagno di squadra Josè Fonte, atto che ha “costretto” addirittura il suo mentore Pochettino a cederlo, NON per Candreva dopo il pugno a Torosidis. Codice “etico” che ha condannato Daniele De Rossi ancor prima della squalifica del Giudice Sportivo. Altra pugnalata a De Rossi, che ha giocato anche infortunato per Prandelli e la sua Nazionale, a cui sono state voltate le spalle in un momento difficile, in cui tutta l’Italia si sta scagliando contro di lui. Mi piacerebbe che Daniele De Rossi lasciasse la Nazionale, almeno fino alla permanenza di Cesare Prandelli.

Quinto atto: la sentenza di Tosel, INCOERENTE con tutte le altre decisioni prese in passato. Sicuramente il frutto di tutte le cose elencate sopra, ma spesso il Giudice Sportivo ha preso decisioni sorprendenti, SENZA SOFFERMARMI SUGLI STRISCIONI DEI TIFOSI DELLA JUVENTUS SUGLI STRISCIONI DI SUPERGA, per cui Mazzola è scoppiato in lacrime, per cui la dignità ed il dolore di oltre 30 famiglie e di chiunque ami questo sport sono state calpestate senza alcun ritegno.

Un gioco al massacro a cui PERSONALMENTE non voglio partecipare. Mi stringo al dolore del mio vice capitano (così come farà la Roma, che ha annunciato il ricorso), Daniele De Rossi, che era, è e sarà, SEMPRE, il MIO orgoglio ed il MIO vanto.

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