Lo sfogo di Ubaldo Righetti, che nello studio di Tele Radio Stereo esplode in uno sfogo quasi commovente, soprattutto per chi conosce l’uomo e sa quanto sia elegante e signorile l’ex difensore della Roma.
“Noi siamo nati per soffrire, ma ci siamo anche rotti le palle di soffrire. Ti posso dire di aver vissuto qualche anno di esperienza, condiviso con qualche compagno, convissuto con questo tipo di arroganza: arbitri che dopo qualche situazione imbarazzante, netta, in area di rigore, ti dava una pacca sulla spalla e ti diceva “dai, non ti preoccupare, la prossima volta fischio“. E non è presa per il culo? Ecco. Mi fa incazzare. Ci sono stato dentro con i miei compagni, ce ne sono stati tanti, ma davanti all’evidenza, a negare davanti all’evidenza, a negare e trasformare una cosa che è reale e sotto gli occhi di tutti e trasformarla a proprio piacimento no, non ci sto più. Nel momento della difficoltà la Juventus ha sempre questo sostegno, sostegno, perché deve mantenere la giusta distanza per poter affrontare l’Europa League con una certa tranquillità. Ma perché i protagonisti stessi, delle volte, perché non stanno zitti? Stessero zitti! A dire non è rigore, è rigore, ha sbagliato, ha intuito, ma che cosa stiamo dicendo? Sono un po’ alterato. Non alzo la voce come David Rossi (qui audio) o come Galopeira, un po’ una via di mezzo ma incisivo…io l’ho vissuto da protagonista. L’ho vissuto da protagonista. Questa “arroganza”, ma non solo da parte dei protagonisti, ma anche da parte di quelli che stanno fuori, guardandoti come per dirti “doveva andare così”. E dai! E tu stai lì…poi come vado io al campo? Come vado io al campo? Quando giocatore e compagni si chiedono “ed ora che dobbiamo fare?”. L’allenatore come si rapporta nei confronti dei giocatori? Come si rapporta nei confronti dei giocatori? “A mister ma noi qua ci spacchiamo in due, che succede?” e giustamente l’allenatore risponde “no, dobbiamo continuare a lavorare, a crederci”. Giustamente! E noi giustamente dobbiamo sostenerla. Ma mi dici come va un giocatore al campo? Che tu stai lì, con le tue difficoltà, che qualcuno può dire “non mi è piaciuto”, ma ci sta, ma in questa fase ci sta la difficoltà della squadra, che non produca un gioco fluido, lineare, la difficoltà dei protagonisti a rendere questo gioco piacevole…ci sta la difficoltà. E allora? E allora? Non giochi MAI ad armi pari. Non giochi MAI ad armi pari“.