«Per cucirsi lo scudetto sul petto bisogna correre tutto l’anno». E’ questa la ricetta di Francesco Totti per colmare il gap con Inter e Milan che secondo il capitano sono ancora un gradino sopra la Roma. Ma la parola scudetto non è per lui un tabù, se ne può parlare, ci si può provare anche senza Chivu («con lui eravamo da titolo»). Francesco ci crede e in una intervista a Il Guerin Sportivo, a firma di Fabrizio Aspri, fa capire che con l’arrivo di Cicinho le cose cambierebbero. «Abbiamo acquistato giocatori utili e di caratura internazionale. Potranno rivelarsi la chiave di volta per l’Europa. Giuly mi ha impressionato. Mi è sempre piaciuto, ha fatto la differenza sia al Monaco sia al Barcellona. Ha estro, velocità. Nel nostro modulo, il 4-2-3-1, quello che preferisco, farà cose pregevoli. Siamo migliorati rispetto allo scorso anno. Dico che con alcuni tasselli il mosaico sarebbe perfetto».
E uno di quei tasselli potrebbe essere proprio Cicinho: «Prima dell’infortunio è stato un giocatore importante. E’ giovane, promettente, ha un grande futuro». Per far capire quanto Totti stimi il brasiliano basta leggere quella che sarebbe la sua squadra perfetta, quella che costruirebbe se avesse la disponibilità economica di Abramovich, insomma una top 11: «La mia Roma dei sogni è questa: Buffon in porta, esterni Cicinho e Roberto Carlos, centrali Nesta e Mexes, De Rossi e Lampard a centrocampo, Messi Totti e Ronaldinho sulla trequarti, Ronaldo punto di riferimento offensivo». Già, Ronaldo, un suo sogno irrealizzato: «Ha dimostrato di essere il numero uno al mondo. Fare coppia con lui sarebbe stato fantastico: per me, per i tifosi della Roma e per gli amanti del buon calcio». Parla al passato Francesco, un po’ perché Ronie sta bene al Milan, un po’ perché anche lui ha toccato i 30 anni e forse perché ora lì davanti, al centro dell’attacco, vuole esserci lui. «Il nuovo ruolo mi piace, lo sento mio, mi stimola. E poi cosa si può dire a un attaccante che realizza così tanti gol in un anno?».
Impossibile dargli torto, ma lui non vuole fermarsi, vuole fare anche meglio dello scorso anno e anche per questo ha rinunciato definitivamente alla nazionale (proprio ieri anche Riva ha approvato la sua decisione «ha chiuso il suo ciclo da protagonista»). E ora Francesco fissa i prossimi obiettivi: «Voglio tagliare il traguardo dei 30 gol e superare così il tetto delle 26 reti. Anche perché con i cinque rigori sbagliati avrei raggiunto quota 31. Niente male no?». Insomma Totti nonostante le viti nella gamba, nonostante il passare degli anni, ha ancora intenzione di deliziare i tifosi romanisti per molte altre stagioni. Magari con occhio al giorno, speriamo lontano, in cui lascerà il calcio. «Ogni tanto ci penso – spiega il capitano – E quando mi capita mi viene una grande malinconia. In ogni cosa c’è sempre una fine, soprattutto nel calcio. Spero di uscire nel modo migliore». E poi? Ci sarà ancora il campo, magari le giovanili come ha più volte detto in passato? Sì, ma non solo. «Adoro i bambini con i quali ho sempre avuto un certo tipo di rapporto. Trasmettere la mia esperienza sarebbe il massimo. Tuttavia, lo ammetto, mi vedo nei panni di un direttore tecnico». Un Bruno Conti insomma: «Cerco di spiarlo, mi farò insegnare tutto di questo mestiere. Non potrei comunque pensarmi lontano dal campo, dal clima dello spogliatoio. Continuerò a stare in mezzo ai giocatori, questa è la mia vita».
Totti dopo Bruno Conti, dunque, una continuità all’insegno della classe, dei valori morali e della romanità, un concetto a cui Totti tiene fortemente: «Il romano è una persona vera, schietta. Dice le cose in faccia, ha personalità e carattere, è solare e simpatico. La mia carriera viaggia gomito a gomito con la mia romanità. Di Roma mi piace tutto, non riesco a trovarle un difetto. La bellezza, la cultura, e anche quel traffico che, come dice una canzone, ti blocca ma "te fa vede’ San Pietro". Adoro il centro, mi intrigano pure le periferie. E poi i vicoli, le piazze». Roma, la Roma e Totti, quasi tre sinonimi, con una storia insieme ancora da scrivere, puntando ai massimi traguardi grazie ai nuovi acquisti e a Spalletti a proposito del quale Totti lancia un messaggio a chi ne aveva messo in dubbio il rapporto: «Con il mister vado anche a cena fuori. Lontano dalle mura di Trigoria, abbiamo una certa amicizia. Ci frequentiamo con le famiglie». L’energia dei nuovi, la sicurezza Spalletti e poi la ciliegina… un certo Cicinho. E la parola scudetto non è più un tabù.
da Il Romanista