Spalletti: “La rincorsa della Roma parte dal 4-2-3-1”

Luciano Spalletti durante la conferenza stampa alla vigilia di Roma-Lecce spiega le ragioni del ritorno all’antico per quanto concerne il suo modulo, il classico 4-2-3-1 che fece le fortune nelle ultime stagioni della Roma targata Luciano Spalletti. 
Cosa promette al presidente Rosella Sensi, che domani dovrebbe tornare allo stadio?
“Non prometto assolutamente niente se non di continuare con la massima passione e con il massimo impegno. Io non assicuro nulla. Mi farebbe piacere poterlo fare, ma so le problematiche di queste situazioni e di conseguenza non prometto niente come non ho mai fatto in qualsiasi società”.
La Roma è sembrata molto nervosa negli ultimi tempi. Da cosa dipende?
“E’ vero. Però, mentre nelle altre stagioni, ci sono state delle alternanze, quest’anno abbiamo avuto una stagione in salita. Siamo partiti male e abbiamo sempre dovuto lottare come se fossero tutte partite fondamentali. Quando poi vivi una stagione del genere è chiaro che diventa più facile che salga un po’ di nervosismo, che ci sia il problemino o la difficoltà. Non dovrebbe succedere, parlo per me. Negli anni passati avevo sempre cercato di passare sopra ogni cosa, però in questa stagione non ce l’ho fatta. Anche perché nei momenti fondamentali ci sono girati contro anche alcuni episodi. Ci metto anche gli episodi relativi agli arbitri, perché come ho mostrato non sono stati momenti isolati. Non è stata una reazione scriteriata a un singolo episodio, ma una reazione abbastanza ponderata. Però non dovrebbe succedere, ma sono sicuro che non mi succederà più”.
Oggi Motta ha saltato la partitella. Ci sono particolari problemi?
“Spero che non sia in dubbio per domani. Casomai Taddei, che è andato ad effettuare un accertamento a causa del solito problema muscolare. Rodrigo non è ancora tranquillissimo. Motta invece, ha preso una botta che gli ha fatto girare un po’ la caviglia. Lui voleva provare subito, ma l’abbiamo fermato. Non penso che sia niente di grave”.
A sette giornate dalla fine terrebbe tutti i suoi giocatori per il prossimo anno?
“Secondo me ho una difficoltà a fare questo lavoro: io ai miei calciatori  voglio proprio bene. Innamorato no, ma voglio bene a tutti e di conseguenza mi vanno bene”.
De Canio conosce molto bene Spalletti.
“De Canio, oltre ad essere un ottimo professionista, è un allenatore organizzato e che sa le cose. Come lui mi conosce, anche io conosco lui perché ci ho parlato diverse volte. Per cui sono convinto che creerà i presupposti per fare una partita importante. Noi dobbiamo cercare di smaltire l’amarezza del derby, perché poi quando ho rivisto i ragazzi si vedeva che ancora l’avevano addosso. Riuscire a mantenere lo stile Roma, cioè giocare a calcio, vincere le partite e dimostrare che queste reazioni qui sono state diverse ma dovute a casualità e a questo momento fondamentale che si è protratto tutta la stagione. Ora finiamo bene: sia come risultati, che come spirito”.
Quante possibilità ha la Roma di arrivare quarta?
“Non sono molte e purtroppo non dipende solo da noi. Per cui bisogna prendere atto di questo”.
Se così non fosse cosa si prospetta per la prossima stagione?
“Non si prospetta niente. Penso che la Roma con il coinvolgimento e con il lavoro di tutti abbia raggiunto un livello importante. Ha un rosa importante, nella quale si può lavorare. Per quanto mi riguarda, non solo i soldi devono fare la differenza. Per togliere tensioni sarebbe bene che tutte le società usassero gli introiti, senza andare a far pesare niente su un presidente venuto da fuori”.
A livello mentale e tecnico, che cosa è andato storto nel derby? Non doveva essere una partita di svolta?
"Lo era anche la partita della domenica precedente. Se non si ha continuità difficilmente si riesce ad arrivare alla quarta posizione. Come ho detto prima, c’è stato un episodio che ci è girato a a sfavore, poi ci abbiamo messo del nostro, lasciandoci tirar dentro nel tranello della reazione e abbiamo perso di vista dettagli e particolari che loro sono stati bravi a sfruttare. Dopo c’è stata una grande partita nel primo tempo dove non siamo riusciti a pareggiare; nel secondo tempo c’è stato qualche problemino e un po’ di nervosismo in più e così è maturata questa sconfitta”.
Ci sono state molte critiche per Doni. Il ragazzo sembra infelice; a cosa è dovuta questa situazione, considerato che lei lo può osservare tutti i giorni. Il suo è un problema fisico?
"Ci sono dei momenti in cui un calciatore riesce a dare di più, a dimostrare capacità nei momenti più difficili da superare. Lui quest’anno ha subito quello che ha subito tutta la squadra. Come non è mai merito di un singolo calciatore. Non è mai un singolo atleta a demeritare".
Come mai il ritorno al 4-2-3-1?
"Torno al 4-2-3-1 perché sembra che dia più vantaggi…"
Può spiegarsi meglio? Perché si abbandona il rombo di centrocampo?
"Quando si attua il rombo di centrocampo bisogna mandare i centrocampisti a marcare i terzini avversari. I centrocampisti che svolgono questo ruolo devono avere le qualità giuste… Ad esempio, Baptista a sinistra non mi è dispiaciuto assolutamente, anzi, secondo me ha creato molti presupposti per acquisire dei vantaggi; questo fatto di rientrare e giocare sul piede destro mi è sembrato interessante nell’economia della partita, come avevo già visto in allenamento. Se metti Pizarro in una posizione più avanzata è distante quando il pallone lo gioca il portiere; se lo metti a fare una delle due mezz’ali, Pizarro non è un giocatore che può  andare in fascia a chiudere sui centrocampisti o i terzini avversari, lui è un giocatore da settore centrale che organizza bene il gioco. Poi qualche volta lo puoi mettere in posizione di mediano, dove toglie spazio e soffoca l’introduzione del gioco avversario. Quando gli altri hanno palla lui sta alto, quando abbiamo palla noi, deve stare basso. Quando la palla è in  possesso avversario Pizarro è quello che va a mordere e a punzecchiare. Appena si riconquista la sfera deve arretra e si può impostare il gioco, a quel punto diventa un discorso fattibile. Mettendo insieme queste cose qui ho valutato che sia meglio il 4-2-3-1, naturalmente dovendo adattare qualche elemento. E’ un adattamento che sta nelle nostre possibilità. Comunque non è da scartare l’ipotesi rombo".
Quindi Pizarro difficilmente lo si può vedere nel rombo…
"No no, si può vedere. Poi lo puoi mettere a fare uno dei due trequartisti dietro la prima punta; così facendo però gli togli delle possibilità che lui potrebbe mettere a disposizione della squadra. Pizarro è un grandissimo regista, lo si è potuto ammirare. Sa far girare e prendere in mano la squadra".
Questo cambio di modulo attuato durante la stagione può aver inciso sui risultati, visto l’alternanza degli stessi?
"Non è il modulo, ma le qualità individuali. Avere dentro una squadra giocatori di fascia che hanno strappi facili di 60-70 metri, ribaltano l’azione, si abbassano e si ripropongono con continuità, aiuta molto; sono queste le qualità che quest’anno ci sono venute un pò a mancare, purtroppo".

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9 commenti su “Spalletti: “La rincorsa della Roma parte dal 4-2-3-1””

  1. Come mai il ritorno al 4-2-3-1?
    “Torno al 4-2-3-1 perché sembra che dia più vantaggi…”

    ti vorrei mettere le mani addosso razza di imbecille

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  2. [quote comment=”50947″]Spalletti dice che il 4-2-3-1 da vantaggi, invece quest’ anno da solo SVANTAGGI!![/quote]
    ovvio xké Baptista nn ha le stexxe qualità d Mancini e Giuly!!!!è km mettere Cristiano Ronaldo unika punta ke è ttt altro ruolo del suo
    a noi nn serviva la bestia ma lo abbiamo preso xké si sa adattare

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  3. cn il 4-2-3-1 subiamo piu gol.. e poi mettere brighi e baptista sulle fasce nn m sembra prp la cosa piu azzeccata.. se vuoi mettere brighi titolare meglio tornare al 4-3-2-1

    con brighi,de rossi e pizarro
    e baptista e perrotta dietro totti

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