Platini: “Financial Fair Play in partite UEFA”

La vicenda Beckham, il divario tra Inghilterra e Italia, la crisi economica e non solo… Ha parlato di questo e altro il presidente della Uefa, Michel Platini, ospite di «Attenti a quei due», la rubrica settimanale di Sky dedicata alla Champions League, condotta da Gianluca Vialli e Paolo Rossi: – Hai giudicato quella di Beckham come una situazione che andava verificata, perchè era come se una grande società affittasse un giocatore solo per una grande partita. Non pensi che possa succedere anche con gli allenatori, tipo con Hiddink? «Questo tocca alla Fifa giudicarlo, sono cose che devono essere riviste. Io non suggerisco niente, ma sono situazioni che devono essere verificate. Credo che Beckham sia un grande giocatore, non ho niente contro di lui, ma se un giorno una squadra prendesse sei giocatori per giocare una finale non sarebbe più giusto, non verrebbe rispettata l’etica. Io ne faccio sempre una questione di moralità e di etica». – Il calcio italiano sembra in crisi a livello internazionale, tanto che si rischia di perdere la quarta squadra nel ranking europeo: cosa ne pensi? «Voi avete paura di non avere più la quarta squadra, ma ci sono 52 associazioni nazionali che vorrebbero averne una seconda. Non è crisi: a livello nazionale siete campioni del mondo; a livello di club dobbiamo giudicare perchè uno ha sbagliato un rigore? Perchè Ibrahimovic ha colpito due pali al posto di fare gol? E poi la Juve era vicina… Non possiamo dire che il calcio italiano è in crisi e che quello inglese è più forte, perchè quattro anni fa c’erano Juve e Milan in finale, nel 2006 c’erano due spagnole. Non cambia niente, sul campo non vedo delle squadre italiane in crisi, è cambiato il modulo nazionale della ripartizione dei diritti televisivi…». – Dipende da quello? «Penso che tutti abbiano diritto ad avere dei soldi». – Ma le squadre inglesi hanno qualcosa in più? «Sicuramente, hanno una filosofia differente: giocano di più, attaccano, fanno gol. Loro prima giocano e dopo pensano, in Italia prima si pensa poi si gioca». – Blatter ha detto di essere abbastanza preoccupato del divario finanziario tra le squadre della Premiership e quelle del resto d’Europa: tu ne fai soltanto un fatto di mentalità? «Non sono preoccupato di queste cose. Come posso essere preoccupato di un modulo che è stato vantaggioso negli Anni 80, quando c’erano gente come Berlusconi e Agnelli che davano più soldi e per dieci anni hanno vinto tutto in Italia? Oggi i diritti tv sono più sviluppati in Inghilterra, loro hanno i migliori giocatori e vincono; non mi risulta che gli inglesi non fossero d’accordo sul modulo finanziario. Si tratta di un problema governativo nazionale, non è un problema dell’Uefa. Noi interverremo solamente sulle nostre competizioni, faremo un ‘Financial Fair Play’, perchè vogliamo che tutte le squadre spendano i soldi che hanno: per me non sarà più possibile che un Moratti e un Berlusconi diano dei soldi dopo per pareggiare il bilancio». – È giusto che se ne occupi il governo o la Lega dovrebbe avere più potere di gestione? «Sono problemi nazionali. Se le squadre spagnole, che sono in fallimento, accettano che Barcellona e Real Madrid dividano in due quasi tutti i diritti tv, sono fatti loro». – Di che considerazione gode il calcio italiano all’estero? Siamo ancora degli esempi? «Sì, il calcio italiano è sempre importante». – Mourinho ha detto che il calcio italiano è poco vendibile… «Il calcio italiano rimane un grande calcio, ma è chiuso». – Come va l’organizzazione della finale di Champions League? «Bene, hanno fatto dei grandi sforzi. La finale è un momento importante, in cui l’Italia e Roma saranno giudicati. Speriamo che tutti siano all’altezza di questa grande partita. – Come riesci a trovare un compromesso tra qualità dei calciatori ed esigenze economiche? »Le chiavi nel mondo del calcio sono sempre i giocatori, chi dà qualità al calcio sono i calciatori. Ma gli stipendi di questi calciatori sono molto alti e le società sono obbligate a cercare i soldi per poterli pagare, perchè c’è grande concorrenza. Le società devono dare i soldi che hanno, non devono sempre fare la corsa alla ricerca dei soldi per poter pagare i giocatori«. – Sul modello della Nba? »Sì, abbiamo mandato una troupe dell’Uefa per sapere come fanno loro e ho deciso di trovare con le leghe e con i club il giusto equilibrio«.

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