Zdenek Zeman, attuale allenatore della Roma, è stato intervistato dal magazine francese France Football. Ecco riportato uno stralcio della sua intervista:
Mr.Zeman, il Pescara ha vinto il campionato con 90 gol (top Serie B dopo SPAL 1949-50, 95 reti) e una differenza reti di +35. Ha polverizzato il suo record personale di gol in una stagione ed eguagliato quello della differenza reti. E’ la migliore delle sue stagioni, il suo capolavoro?
“Direi proprio di si. Questo è qualcosa di più rispetto ad altre situazioni. Soprattutto perché era la mia prima stagione in questa società. Le altre volte, magari c’era voluto più tempo. Come al Foggia, dove le cose migliori sono arrivate al secondo anno. E non subito: nel girone di andata eravamo anche stati ultimi in classifica. Anche perché se la squadra si applicava non riusciva in campo a fare quello che si proponeva”.
C’è chi sostiene che oggi lei curi con maggiore attenzione la fase difensiva…
“Ma non credo… Avvicinandosi al traguardo, i giocatori hanno sentito di più la responsabilità e sono stati particolarmente attenti. Di sicuro, nell’ arco del campionato abbiamo, vero, subiti molti gol, ma spesso a risultato acquisito, dopo cali di tensione comprensibili. Poi tanti altri gol causati da interpretazione discutibili da parte del guardalinee. Per quanto riguarda i discorsi sul lavoro difensivo ed offensivo, non ne faccio un caso personale. Nel calcio esistono due fasi. Se chiedi al giocatore cosa preferisce fare quello risponde sempre: ‘’la fase offensiva’’. Quanto agli spettatori, secondo voi, cosa preferiscono? La fase difensiva o offensiva? Preferiscono vedere gol e spettacolo o qualcos’altro? Evidentemente la squadra che va all’attacco piuttosto che i vari catenacci. Quindi seguo quello che dice e chiede il popolo!”.
E’ tornata Zemanlandia?
“Io direi di si se si considera zemanlandia un calcio che fa spettacolo, che fa divertire. La gente si diverte quando vede i gol e quando vede qualche numero. Spero di averli accontentati”.
Zeman è sempre citato. Anche nella serie che France Football ha dedicato ai 30 grandi tecnici che hanno innovato la storia della storia del calcio lei c’è. Cosa pensa di aver lasciato, pur senza aver conquistato grandi titoli ai massimi livelli?
“Io ho un’opinione diversa rispetto alla maggioranza. Quasi tutti sono convinti che a vincere siano gli allenatori. Io invece penso che a vincere sono le società, e se uno non ha alle spalle una società forte è difficile ottenere dei titoli. E’ da vedere se certi allenatori che vincono nelle grande piazze, sarebbero capaci di farlo in realtà meno forti. Spesso accade che non vincano più…”
Come reagisce alla nuova ondata di scandali ? Che idea s’è fatto di questo ennesimo capitolo del calcioscommesse?
“Questo discorso nasce da un problema di fondo. Nel senso che il calcio per molti è diventato solo un grande business. Di queste cose se ne è parlato a lungo, mi auguro che per una volta si decida di intervenire per fare un calcio diverso. Semmai mi sorprende un po’ che calciatori di primo piano si ritrovino in mezzo. Perché capisco che il giocatore di serie C che non riceve da mesi lo stipendio possa avere delle tentazioni… sia chiaro non lo giustifico, anzi lo condanno, ma almeno lo capisco. Chi proprio non riesco a capire sono i giocatori famosi e ben pagati… Io ai ragazzi dico sempre: ‘’continuate a fare calcio per passione, anche ad alto livello. Non mettendo sempre il guadagno al primo piano. Il segreto è la passione. ” E’ il mio modesto contributo per provare a cambiare la mentalità. Prendete uno come Francesco Totti. Ecco un esempio di giocatore ha sempre vissuto il calcio allo stesso modo: quando era un giovane sconosciuto e oggi che è il fuoriclasse che conosciamo”.
Lei manda spesso messaggi di stima a Francesco Totti, venendone ricambiato con altrettanta stima e affetto.
“Si, abbiamo un buon rapporto. E dire che per molti anni non ci siamo visti per niente ! Ma si vede che ad entrambi è rimasta l’ottima impressione reciproca che abbiamo avuto quando abbiamo lavorato assieme “.
Nel 1998, lei aveva fatto sensazione con le sue denunce sul calcio nelle farmacie. Pensa di avere pagato per questo? Ritiene che la sua carriera sia stata condizionata negativamente?
“E’ quello che sostengono in molti. C’è stato un lungo periodo in cui sono stato contattato da tanti presidenti, anche di squadre importanti. Solo che un giorno mi cercavano e volevano parlare con me. Qualche giorno dopo cambiavano idea. Evidentemente un certo sistema ha prodotto una reazione quando nel ’98 ho cominciato a denunciare le cose che non andavano”.
A detta di molti, il presidente Sensi molto a malincuore fu costretto a non rinnovarle il contratto. A suo dire, il Palazzo gli “impose” il suo allontanamento, altrimenti non gli sarebbe stato consentito di vincere il titolo. C’è qualcosa di vero in questa ricostruzione?
“Io sono convinto di si. Sono convinto che gli sia stato proprio suggerito questo”.
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