La Corrida volta pagina e ‘mata’ Pregadio

Sabato riprende “La Corrida”, conduce, lo fa da 8 anni, Gerry Scotti con Michela Coppa. La saga dei dilettanti allo sbaraglio compie 41 anni, essendo nata in radio nel ’68, ma cambia. Alla direzione d’orchestra non c’è più il Maestro Roberto Pregadio, 80 anni, ex pianista dell’orchestra Rai di Roma e amico personale di Corrado tanto che, quando lo chiamò, non esitò un minuto ad abbandonare il suo seggiolino da pianista per andare a dirigere le bizzarre e strampalate esibizioni dei concorrenti in gara. Lo sostituisce Vince Tempera che ha 62 anni, 18 in meno di Pregadio, viene da una generazione rocchettara, ha lavorato con gente come Francesco Guccini e Fabio Concato e diretto un numero imprecisato di cantanti a Sanremo. Perché salta Pregadio? Secondo i beneinformati,l’anno scorso avrebbe fatto fatica a tenere l’intero arco della produzione. Quest’anno, la vedova di Corrado, Marina Donato che detiene i diritti del varietà inventato dal marito, gli ha proposto di affiancarsi a Tempera. E il vecchio Maestro, com’era logico, ha detto no. Anzi. Proprio in questi giorni ha rilasciato dichiarazioni al veleno, asserendo che sta benissimo e che non gli pareva giusto fare da spalla a un altro collega. Forse la verità vera non la sapremo mai. Di certo dispiace vedere una costola della vecchia “Corrida” mollare cosi. Ci mancherà quello sguardo da clown triste che non sa che pesci pigliare quando, nonostante tutta la buona volontà, i suoi solisti non ce la fanno ad accompagnare o a tenere il ritmo delle stonature di casalinghe con velleità canore, di pensionati con scacciapensieri scordati o alle prese con improponibili stornellate. Insomma, la figura di Pregadio e il suo volto mancheranno in maniera determinante a questa “Corrida” che non avrà più il riflesso della sua stessa immagine. È come se al pubblico in sala si togliessero tric trac, pentoloni, mestoli e sirene, implacabili strumenti del giudizio. È come se “La Corrida” chiudesse con il senso stesso della sua storia, con quel retaggio cui è impossibile resistere attraversando 4 decenni di un successo sempre crescente. È il simbolo di una televisione che ha tanto bisogno di idee di ieri e che non sa come gestirle oggi. Comunque vada e, ne siamo certi andrà bene, non sarà più come prima.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento