Di Vaio non lascia il Bologna: “Resto”

Bologna, 30 dic. – «Dopo tanto girare, alla fine ho trovato un posto ideale per me e per la famiglia. A Bologna mi sto esprimendo bene e non voglio andare via». Dodici gol segnati in questa prima parte di campionato non sono bastati per far montare la testa a Marco Di Vaio. A 32 anni, l’attaccante romano questa estate ha scelto la maglia rossoblù dopo l’esperienza al Genoa e nelle prime 17 presenze ha già segnato come nelle 42 gara giocate l’anno scorso. E le voci di un interessamento dell’Inter sembrano non interessargli. «Anche la mia famiglia qua sta bene, dopo aver girato tanto anche in Europa- dice Di Vaio a Sky- Questo mi spinge ulteriormente a restare qui il più a lungo possibile. Neanche la possibilità di giocare la Champions mi attira. Onestamente non ci penso proprio. Sono contento per questo momento buono, ma sono anche concentrato su quello che c’è da fare ancora affinchè il Bologna resti in serie A. Abbiamo ancora sei mesi da qui alla fine del campionato e c’è ancora tanto da lavorare, per crescere e raggiungere una salvezza importante. E poi nel 2009 cade il centenario della società e sarebbe bello festeggiarlo nella massima serie». Un programma a lungo termine quindi, con il club emiliano, ora a soli 15 punti, disposto a tutto pur di tenersi il suo attaccante migliore. «Anche se all’inizio sono stato accolto con un pò di perplessità- commenta- Ma c’era da aspettarselo: la stagione passata è stata abbastanza travagliata e sofferta, la gente ha storto un pò il naso. Io però volevo solo allenarmi e darmi da fare e il tanto lavoro fatto ora mi sta ripagando. Sono contento che la società mi abbia rinnovato la fiducia. La presa di posizione della dirigenza è importantissima per me. Io non mi voglio muovere da qui, ma anche l’altra parte mi vuole trattenere. Questo è fondamentale, vuol dire che tutti e due vogliamo restare insieme». A Bologna, Di Vaio ha trovato la propria dimensione e una seconda giovinezza, esattamente come gli illustri predecessori Baggio e Signori. «Ma non paragonatemi a loro- ammonisce Di Vaio- quando ho firmato non pensavo di arrivare a tanto. Il mio pensiero era solo fare bene, ma la mia fantasia non arriva certo ad accostarmi a campioni del genere che hanno fatto la storia del calcio italiano». Ma la vetta della classica cannonieri insieme a Milito e Gilardino però è già un risultato che qualche mese fa poteva sembrare fantascienza. «Milito e Gilardino sono molto forti. Siamo tre giocatori completamenti diversi. Milito tecnicamente è fortissimo. Ha fatto gol strepitosi e molto spesso da solo. È capace di calciare da qualunque posizione. Gilardino invece ora ha ritrovato il suo senso del gol. Spalle alla porta è fenomenale, ma anche lui ha caratteristiche completamente diverse». Diverse come quelle di Bernardo Corradi, che voci di mercato vorrebbero come suo nuovo compagno in rossoblù. «Non posso scegliere un compagno ideale, ma Corradi lo conosco bene, fin qui ha fatto buone cose in campionato. Io però ho segnato tanto anche da solo, oppure affiancato a Bernacci, Marazzina e Adailton. Per me, lo ripeto, l’importante è crescere insieme alla squadra. Migliorarsi è fondamentale». E con Mihajlovic in panchina tutto è diventato più facile. «Perchè è un allenatore che chiede tanto impegno tutti i giorni ed è pronto a dare il massimo alla squadra- racconta- È una persona molto esigente e con un carattere forte. Sono delle caratteristiche che per questo Bologna sono molto importanti». Anche l’arrivo del tecnico serbo, quindi, ha contribuito a incentivare il rendimento del numero 9 rossoblù. «Ma la voglia fortunatamente non mi è mai mancata neanche in passato e spero che la noia per il calcio arrivi il più tardi possibile. A me piace solo andare al campo, allenarmi e giocare. Anche nei momenti difficili. In questo sport la sofferenza e le difficoltà fanno parte del gioco. Per questo bisogna lottare aspettando momenti migliori». E Di Vaio di difficoltà ne sa qualcosa, visto che quella del Bologna è la decima maglia indossata in carriera e con altre divise la sorte non è sempre stata così ben disposta. «L’unico posto dove non ha proprio funzionato è stato a Montecarlo. A Valencia, invece, c’era un allenatore che non mi guardava proprio (Quique Sanchez Flores, ndr) e se il tecnico non ti vede non vuol dire che non stai dando il massimo. Fino a quando c’era Ranieri tutto andava bene, il primo anno in Spagna ho segnato esattamente lo stesso numero di gol di Giuseppe Rossi al primo anno di Villarreal. Ma il nuovo allenatore neanche mi convocava. A Valencia, comunque, è stata un’esperienza positiva, che rifarei con tutto il cuore». E alla fine, Di Vaio ha ritrovato la strada di casa. Al 2008, quindi, andrà un pensiero particolare, con un saluto finale «a Marcello Lippi, al quale auguro buon lavoro e un buon 2009 per la Nazionale…».

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