Baldini intervistato a Roma Channel

Franco Baldini è stato intervistato a Roma Channel. Ecco le sue parole:

Lei ha detto che un dirigente deve guardare oltre il risultato.

“Un risultato ha la facoltà di dare una percezione magica a ciò che si vede. Parlare bene dopo una vittoria col Napoli è facile e bello, era una partita importante e il risultato dà una percezione diversa di quanto viene fatto. Vittoria fortunata? Viva Dio, non ci formalizziamo. A Udine e Firenze il risultato non è venuto, ma a parer mio comunque si poteva parlare di una squadra formata. Strada facendo questa base è buona su cui continuare a investire.”

Si dice che Luis Enrique si sia italianizzato, che ne pensa?

“Bisognerebbe capire in che senso, non ne ha molto. Gli italiani ormai hanno molti modi di giocare, se pensiamo a catenaccio e difesa chiusa non vedo come lo si possa definire così. Ovviamente la qualità degli interpreti cambia come quella del gioco. Possesso palla non più preponderante? Perché abbiamo giocato contro Juve e Napoli, che non ti danno certe possibilità. La proposta calcistica di Luis Enrique è evidente, terzini che fanno le ali con molta spinta. Lui sta facendo un percorso personale, non dimentichiamoci che questa è la sua prima esperienza, sta confermando quanto fatto di buono. Andando al di là delle aspettative.”

Arrivato a Trigoria ad ottobre, cosa ha pensato appena tornato? La sua primissima sensazione?

“Il mio primo istinto fu quello della sopravvivenza. Mi sono impedito di pensare alla nostalgia dei campi che avevo visto in passato. Sentivo montare dentro una sensazione forte, difficilmente gestibile. Ho pensato “lascia perdere le emozioni ci sono tanti problemi da risolvere”. I problemi ci sono, ogni volta che pensi di risolverli rimangono latenti e si ripropongono quando perdi.”

Ingresso in sala stampa: come ha gestito quella platea?

“Ero nervosissimo, ho sempre pensato che qui è meglio fare qualcosa più che dirla. Ovviamente gli obblighi di ruolo ti costringono a parlare più del voluto. Ci sono più cose da portare a termine che dirle, e poi prometterle sa di spot elettorale e a me non piace. Nel frattempo qualcosa di piccolo l’abbiamo fatto, e non abbastanza sottolineato come comprare i biglietti online, oltre alle iniziative sulla tessera e poi l’e-commerce e il botteghino allo stadio. Tanti dettagli che riteniamo più idonei per restituire fruibilità al calcio, poter mandare sicura la gente allo stadio. Sono cose che ho visto in giro per il mondo e voglio riproporle.”

Società orientata sul benessere del tifoso.

“Sì lo scopo è questo. In Spagna il calcio è vissuto molto meglio, l’andare allo stadio è un’altra cosa. E poi in Inghilterra era ancor meglio che in Spagna, figurarsi dell’Italia. Vedere gente di squadre diverse, mischiate che fanno la fila per il biglietto, è impressionante. Poi il tifo e lo sfottò rimane, sennò saremmo troppo british. Lì un evento è totale, si vive da mattina a sera e non si ha mai una sensazione di andare a vedere una cosa che comporta pericoli.”

Lei disse che non aveva ancora capito il perché della scelta: adesso?

“Più ci penso meno lo trovo. Sono risposte che ti dai e cose che vuoi fare. Mi arrendo all’evidenza di aver fatto ciò che volevo, i motivi non vale la pena di trovarli, sono nel posto dove volevo essere.”

Che significa essere stato dirigente di Real e Inghilterra?

“Sono stato molto fortunato, ho avuto tanto dal punto di vista umano. C’è una soddisfazione personale di aver potuto vivere queste esperienze. Vivere il calcio a tali livelli di civiltà è qualcosa di cui parliamo qui ogni giorno e vorremmo arrivarci.”

Un momento alto e uno basso al Real e in Inghilterra?

“In Spagna Capello fu sul punto di essere esonerato a gennaio, poi questo non successe. Da quel momento poi siamo arrivati a vincere lo scudetto e festeggiarlo lì a Maiorca fu il momento migliore. In Inghilterra è stato bellissimo vincere sempre durante la qualificazione ai mondiali, ma brutto fu uscire ai quarti in Sudafrica.”

Capello ha detto che non allenerà più qui, ci crede?

“Sì, ha avuto delle proposte e le ha rifiutate. Certo, mai dire mai, come ha detto Luis Enrique e tutti pensarono che voleva andarsene. Anche io dissi che non sarei mai tornato alla Roma e invece eccomi.  Qui le cose sono un po’ più complicate, mi sono chiesto perché lasciare l’Inghilterra. Poi ho pensato alla sofferenza di tante situazioni brutte, di tante offese personali e di contrasto le emozioni enormi che provi quando vinci. Qui può essere brutto brutto, ma anche bello bello.”

Lei ha detto che in Inghilterra si sarebbe potuto ritagliare spazi maggiori oltre al calcio.

“Roma ti devasta, anche quando pensi di avere un’ora libera arrivano notizie nuove. In federazione non c’era l’impegno settimanale delle partite, al di là della normale amministrazione avevo tanto tempo libero.”

Shakespeare dice: presta il tuo orecchio a tutti, la tua voce a pochi.

“Io l’ho prestato a tutti non me l’hanno reso. Ognuno di noi si lamenta delle critiche, molti gestiscono bene gli elogi ma le critiche no. Fai finta di dimenticarle ma te le porti dietro. Sono però un termine di confronto con cui valutarti. Servono per migliorare e renderti conto di cose sbagliate, hanno un’utilità. Non ne disconosco il valore.”

Come ha ritrovato il calcio italiano?

“Non ne ho una visione completa, non sono ancora andato in Lega alle riunioni ma mi appresterò a farlo. Finora ho visto che negli stadi la Roma è accolta bene, ne godiamo noi dirigenti che ci comportiamo bene e civilmente. Un passo avanti che per ora identifico come migliore trattamento verso di noi. Forse non facciamo ancora paura.”

Una sua idea sui tavoli della pace…

“Le cose bisogna farle, più che dirle. E’ tutto lì il segreto, penso all’Inghilterra, lì si sono abituati alla pioggia, non si sta a riflettere se uscire o meno. Se riusciamo a rendere lo stadio un luogo senza rischio, l’uomo si adatterà anche a questo. Non c’è da dirlo, tutti i giorni si fa qualcosa, penso allo sportello del tifoso”

Parliamo di Franco Sensi…

“Presi un aereo per venire ai suoi funerali. Non è retorica. Io non so se rendergli merito o colpa, ma quello che ho fatto nel calcio è stato una sua idea. Mai avrei pensato di diventare un dirigente, di poter essere parte di una squadra. Fu lui che volle coinvolgermi, presi Paulo Sergio, poi Konsel. E così accettai di lavorare solo per lui. Poi certo mi sono aggiornato, ho studiato, mi sono addirittura laureato, mi dicevano ‘dottore’ senza esserlo…Il mio percorso mi ha permesso di farmi trovare pronto. I pranzi col presidente sono ricordi meravigliosi”

Sul discorso Calciopoli non vuole mai tornare…

“Su questi argomenti non si vince, magari si perde meno degli altri. Ho partecipato nelle sede competenti, è un argomento che resta confinato in quelle aule”

La nuova società guarda dritto…

“E’ uno dei presupposti per cui ho poi deciso di accettare. Portare qualcosa di diverso nella concezione di guida di un club, e questa gestione sta confermando ciò, nonostante gli sbagli che ci stanno”

C’è la voglia di Pallotta di entrare più dentro la Roma…

“E’ stata fatta passare come una necessità, ma è semplicemente un naturale svolgimento del tema iniziale. DiBenedetto è stato quello che si è fatto carico di tutto all’inizio, è stato il collante. Il ruolo gli è riconosciuto, è lui il presidente. Progressivamente era già previsto che si sarebbero appalesate altre cose. Jim Pallotta lo ha fatto mettendo due suoi uomini nel cda”

Le sue parole nei confronti di Totti in estate?
“Se non c’è onestà intellettuale e se c’è malafede, le parole vengono confezionate in maniera diverse per renderle in un altro sapore. Io sono attratto dal talento di Totti, sono andato a cena tre volte con Cassano e dopo l’ho comprato lo stesso”.

Come ha trovato De Rossi?
“L’ho trovato con una personalità ben definita. L’ho lasciato ragazzino e l’ho trovato uomo”.

Dove colloca Daniele?
“Gerrard è fantastico, Lampard altrettanto, ma io sono attratto da Rooney. Io ho questa debolezza verso il talento. Sono attratto dal talento e dalla padronanza tecnica, non sono critico nei loro confronti. Continuo a preferire questo tipo di giocatori. Detto questo Daniele è difficile dire chi è superiore, ma lui passa in maniera disinvolta da mezz’ala a interno di destra fino alla difesa. Ha qualcosa di più sotto questo punto di vista. Però è difficile dire chi è superiore”.

Potremmo esserci per il rinnovo?
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.

Nel 2012 cosa regalerà ai tifosi della Roma?

“Faremo delle cose…Auguri di un sereno buon Natale a tutti i nostri tifosi, agli abbonati a Roma Channel, alle famiglie, di cui ci dimentichiamo spesso. A loro abbiamo anche dedicato un settore dello stadio”

Photo Credits | Getty Images

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