Ogni esperienza di vita, qualunque essa sia, regala un patrimonio di misurate consapevolezze e di nuove convinzioni che valorizzano la nostra stessa ragion d’essere. Un gettone in più nel salvadanaio dell’esistenza, da aprire quando saremo vecchi e avremo voglia di naufragare dolcemente nel mare dei ricordi più belli. Io non so quando e se DiBenedetto diventerà presidente della Roma, ma so che tutta questa vicenda ha unito ed appassionato i tifosi giallorossi frequentatori abituali di questa meravigliosa comunità virtuale, fondendoli l’uno con l’altro nel patema, nel tormento, nell’ansia, nella paura, ma anche nell’aspettativa, nella speranza, nell’esaltazione, nel sogno più che mai ricorrente, ancora una volta chiamato Roma. Ci siamo incoraggiati e ci siamo scontrati, ci siamo amati e ci siamo detestati, ci siamo mandati a quel paese e ci siamo ricongiunti, di certo ci siamo ammalati dello stesso morbo e quand’anche inconsapevolmente, tutti abbiamo sospirato l’unico vaccino possibile. Io non so se DiBenedetto “c’ha li sordi…”, ma di certo ognuno di noi, in questi giorni, si è sentito l’uomo più ricco del mondo, per il solo fatto di appartenere al tifo più bello dell’universo. Ogni riconoscimento solenne, ogni proclama, ogni attestato di grandezza ci rende enormemente fieri di quello che siamo e sempre saremo, indipendentemente da tutto e da tutti, da uomini e nomi, da finte glorie ed esigenze di sorta. Io non so se DiBenedetto farà una grande Roma, ma il brivido che provo ad immaginarlo suggella il principio per cui, nella scala dei valori, la Magica occupa ed occuperà sempre il posto più alto. Basterebbe questo per sconfiggere definitivamente coloro che quotidianamente attentano alle nostre emozioni, raccontando verità che verità non sono mai. Forse perché una verità ancora non esiste o forse semplicemente perché, alla fine dei conti, la verità è solo quella che ognuno di noi ha consacrato come tale. Io non so se DiBenedetto trasformerà la Roma in una Regina, ma so quanto è bello svegliarsi la mattina e sussurrarle: “Buongiorno Principessa…”.
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