C’era una volta il derby dei romani de Roma..

Rassegna Stampa – Gasport Più unico che raro, possibile? C’era una volta il derby dei romani de Roma, più o meno veraci, più o meno signori, centrali o periferici, pariolini o borgatari. Duelli nobili e risse da saloon. C’erano i Bernardini e i Ferraris IV, De Sisti e Giordano, Di Bartolomei e Manfredonia, Giannini e Di Canio, Di Biagio e Peruzzi, Totti e Nesta. Oggi, i 22 in campo rappresentano due continenti e dieci nazioni:nove italiani, tre brasiliani, due argentini, due francesi, un uruguaiano, un cileno, uno svizzero, un norvegese, un montenegrino, un romeno. E un solo romano, Daniele De Rossi da Ostia, dove la città incontra il mare. Sulle panchine, Claudio Ranieri da San Saba e Giovanni Lopez, il vice Reja, da Val Melaina, quartiere popolare e cinematografico, Vittorio De Sica ci girò Ladri di biciclette.

Dove sono finiti tutti gli altri? A parte lo squalificato Totti, comunque, giocatori di seconda fascia: Rosi e Greco in tribuna, Firmani, da tempo fuori rosa, a casa. « Lo hanno rimasto solo », direbbe il grande Gassman: Daniele De Rossi oggi ha un motivo d’orgoglio e una bella responsabilità, sarà il primo derby da capitano per lui. Nell’ultima sfida saltata da Totti (31 ottobre 2007), infatti, la fascia toccò a Panucci. Orgoglio, pressioni. De Rossi il derby lo mastica poco, si ricordano più eccessi di nervosismo che cose belle. Lo sente, lo assorbe, lo soffre. Ad aprile, visse due derby distinti: giocatore nel primo tempo, tifoso nella ripresa, a braccetto con Totti, e la Roma spiccò il volo. «Sentivano troppo la partita, così li ho tolti, semplice no?», spiegò Ranieri. Oggi sarebbe più complicato, sarebbe come privare del derby tutta la città.

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