Rassegna Stampa – Il Tempo – Era partitoin salita il Mondiale dell’Italia e che salita! Poi ci ha pensato De Rossi a rimettere le cose in pari e a riportare al mondo una nazionale partita bene ma che aveva perso rapidamente la strada. Colpa in primis di Lippi. Delle sue convocazioni sbagliate: ora si può dire. Scelte che il pareggio con il Paraguay ha evidenziato a mo’ di cartina tornasole. Non ci sono i piedi buoni ai quali eravamo abituati nelle ultime uscite mondiali e la «linea verde» imposta dal redivivo ct non sembra esser pronta per imporsi sul panorama del grande calcio internazionale.
A questo va aggiunto l’ennesimo arbitraggio «contro»: saremo noi italiani a vedere sempre complotti, ma il messicano Archundia non è sembrato molto ben disposto nei nostri confronti.
E i segnali si erano intuiti subito in avvio col fallo di Riveros su Montolivo con Arcundia probabilmente condizionato dall’odio di Blatter per il colore azzurro. Tutto regolare, così come dieci minuti dopo quando Caceres ha rischiato di rompere la tibia a De Rossi. Lascia giocare e consente ai paraguaiani di menare come fabbri, salvo poi fischiare tutto o quasi contro l’Italia. Non è un caso se parte proprio da una punizione inesistente il cross che porta in vantaggio il Paraguay complice anche la dormita di capitan Cannavaro: un segnale.
Peccato, perché l’Italia nei primi venti minuti era piaciuta, aveva mostrato di riuscire anche a fare meno dei piedi buoni lasciati in Patria da Lippi. Sembrava pagare quella linea verde dei giovani: quelli della quantità piuttosto che la qualità, anche se al buon lavoro di manovra non è mai seguita un’altrettanto efficace chiusura a rete.
Troppe volte ci è mancato l’ultimo tocco, il guizzo, forse proprio quello che i geni del calcio riescono a dare: quel qualcosa in più in grado di fare la differenza contro una squadra arcigna e votata alla difesa distruttiva come il Paraguay. A questo va aggiunta una pioggia infernale da inverno pieno che ha messo il carico da undici su un’Italia già fin troppo sotto pressione. Siamo campioni del mondo e dobbiamo dimostrarlo, anche se le scelte di Lippi non possono certo ricadere sulle spalle degli undici in campo: molti dei quali hanno dato ben oltre lo sperato (Pepe su tutti).
Manca l’esperienza, l’abitudine a soffrire su un palcoscenico così pesante: quando l’Italia sta sotto e fatica e ritrovare la luce per uscire dal tunnel della sconfitta, vengono alla mente i Totti, i Cassano e i Balotelli lasciati sui litorali italiani a far vacanza. Che spreco. Così, alla faccia della famosa linea verde promossa da Lippi, ci pensa un «veterano»come De Rossi (nono gol al servizio di Lippi) a riportare in gara l’Italia quando tutto sembrava finito. Il romanista, tra i migliori in campo, ci mette lo zampino guadagnandosi a paletti il ruolo di leader che questo gruppo stava ancora cercando.
La grinta del romanista sale col passare dei minuti e trascina gli azzurri verso una rimonta difficile che alla fine sfuma solo per mancanza di lucidità sotto porta. Il bilancio, paradossalmente, è comunque positivo. L’Italia sta meglio di quanto noi tutti ci aspettassimo e forse ha qualche chance in più di non finire nel tritacarne del cannibale di turno. Perché, a conti fatti, i campioni del mondo siamo ancora noi… o no!?