Platini come De Rossi: “No alla tessera del tifoso”

Rassegna Stampa – Il Romanista – Rispetto, anzi venerazione, per Francesco Totti. Ma stavolta l’assist più bello per Daniele De Rossi è venuto da un altro poeta del calcio. Da Michel Platini. Le Roi, ieri in tenuta da presidente Uefa, ha stroncato la tessera del tifoso. «È un fatto italiano. Personalmente, non mi piace. L’Uefa non fa schedature. Il pubblico di Madrid, meraviglioso, era metà dell’Inter e metà del Bayern. Il calcio e il tifo che sogno». Se non fosse che Platini rilascia queste dichiarazioni a tre quotidiani come “Repubblica“, “La Stampa” e “Il Giornale“, verrebbe quasi da pensare che si si tratti di uno scherzo. Di un pesce d’aprile fuori stagione. Invece no, invece è tutto talmente vero da apparire assurdo. La Uefa boccia quello che al Viminale ritengono il più importante progetto mai varato prima sulla sicurezza nello sport. È uno schiaffo, uno schiaffone, a chi nei giorni scorsi aveva bacchettato De Rossi. A chi aveva censurato il fuoriprogramma del Sestriere: «Sono contrario alla tessera del tifoso, perché – aveva spiegato Daniele – non mi piacciono le schedature. E poi, in alcuni casi viste le ultime vicende servirebbe anche la tessera del poliziotto». La provocazione di De Rossi ha ferito l’orgoglio del ministro Maroni e del Capo della Polizia, Manganelli. L’affondo di Platini, il numero uno del calcio europeo, è una controlavata di capo. Anche perché Le Roi va oltre. Prima dice di no alla tessera, poi motiva le ragioni del naufragio della candidatura italiana agli Europei del 2016: «Perché l’Italia ha perso? Non certo per la violenza. O, quantomeno, non solo. La violenza è un fenomeno transnazionale. Toccaai governi sgominarla, alle forze dell’ordine. L’importante è che i club non facciano i furbi. I nomi dei delinquenti sono noti a tutti». E se sono noti a tutti – questo il ragionamento di Platini – la tessera a che serve? Tra i motivi della bocciatura ci sono anche le carenze strutturali dei nostri stadi. Il disegno di legge Butti-Lolli ne agevola la costruzione di nuovi. Ma dopo un anno di discussioni non è ancora legge. E Platini lo sa. «Nessun dubbio – accusa – che i vostri stadi siano vecchi. Molti aspettano un Mondiale o un Europeo per rifarli. Non è obbligatorio: ci si può muovere anche prima. Magari, quando la Francia rifiutò la vostra proposta di fifty-fifty, e disse che avrebbe voluto correre da sola, sarebbe stato più opportuno ritirarsi. Forse. Credo che, per Abete, il vero smacco sia stato quello di Polonia e Ucraina, non questo». Touché.

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