Amara Roma, questo maledetto film, prima o poi, dovrà cambiare finale.

Rassegna Stampa – Gazzetta dello Sport – Vanno tutti sotto la curva nord. Ci sono ventimila gladiatori da ringraziare. Totti fatica a trattenere le lacrime, Vucinic e Juan avanzano a testa bassa, De Rossi agita stancamente la mano destra per salutare. Che noia questo film che propone sempre lo stesso finale. Come due anni fa la Roma perde lo scudetto all’ultima giornata. Come due anni fa per uno spicchio di gara la squadra giallorossa si ritrova lo scudetto tra le mani. Come due anni fa, vince l’Inter. Era un epilogo prevedibile. Ma, ora, a riflettori spenti, è difficile accettarlo. In curva riparte la protesta contro la famiglia Sensi. Come dire, il domani non sarà facile. Ma questo che ha accompagnato la squadra di Ranieri è uno stimolo a ripartire. A Verona si è chiuso un campionato, non un ciclo.

Numeri e gol: Con la classifica sotto gli occhi e con la solita Inter davanti brucia andare a guardare nelle pieghe del torneo. Eppure la Roma è stata protagonista di una fantastica cavalcata. E Claudio Ranieri (subentrato in corso d’opera a Luciano Spalletti) chiude avendo conquistato più punti del suo nemico Josè Mourinho. Vale poco, vero. Ma vale. Come valgono gli ottanta punti raggranellati da Totti e compagni. La società giallorossa versa in condizioni economiche non brillanti ma ha un formidabile patrimonio giocatori. Uncocktail di vecchi e giovani che mister Ranieri è stato in grado di miscelare nella maniera giusta. La prossima campagna acquisti dovrà portare «liquidità». Ma la Roma, anche con qualche sacrificio, è destinata a rimanere una realtà di vertice. La chiave L’ultima tappa del campionato la decidono i lampi di due fuoriclasse. Li potremmo definire i «gol della speranza». Vana. Il primo lo realizza Vucinic, pronto a raccogliere un perfetto lancio di De Rossi (39′). Il secondo lo firma lo stesso Daniele, al suo undicesimo centro stagionale, con un siluro da venticinque metri (46′). Reti belle, reti che illudono. La Roma per tutto il primo tempo fa tremendamente sul serio nel tentativo di non far entrare in partita il temibile Chievo e di mettere pressione ai rivali dell’Inter. L’operazione funziona visto che la squadra di Ranieri va all’intervallo sul 2 a 0 e con lo scudetto in mano.

Gelo Milito: Due anni fa la Roma restò al primo posto in classifica per quasi un’ora prima della mitragliata di Ibrahimovic a Parma. Stavolta Milito, 33’ dopo il gol di Vucinic, chiude la pratica scudetto più velocemente. Un grido di dolore attraversa i ventimila gladiatori collegati via radio con Siena. E’ finita. Lo capiscono tutti. Subito. Lo capiscono anche i protagonisti in campo. Totti si defila sulle corsie esterne. Quasi infastidito nel dover fare da comparsa al trionfo dei rivali. Il Chievo si ritrova davanti nessuno e rischia pure di segnare un gol. Ranieri incita i suoi allievi mentre cominciano i cori. « Ma che ce frega, ma che ce ’mporta… », «Rosella Sensi meno parole», «Totti, uno di noi» e via ancora. I ventimila gladiatori concedono l’onore delle armi ai loro beniamini. Un attimo prima del fischio finale spunta anche lo striscione: «To be continued». Roma non vuole finirla così. Questo maledetto film, prima o poi, dovrà cambiare finale.

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