I nuovi acquisti non convincono, la crisi é nei loro numeri

I numeri spiegano la crisi della Roma. Sembra quasi un paradosso che Di Francesco si giochi il futuro proprio in casa, dove il suo rendimento é meno valido. Degli allenatori dell’era Usa, infatti, in casa é il penultimo per media punti (1,76) nelle partite di campionato, dietro a Spalletti (2,52), Garcia (2,23), Andreazzoli (2,12) e Luis Enrique (1,84), davanti solo a Zeman (1,63).

Non esiste un solo colpevole, anche se il mercato estivo, numeri alla mano, finora é stato abbastanza deludente. I 12 volti nuovi, infatti, hanno avuto questo impiego e questi giudizi nelle 6 partite ufficiali finora in archivio. Mirante, Fuzato, Bianda e Coric: 0 presenze. Olsen: 6 presenze e 540 minuti in campo (esclusi recuperi), media voto 6,9 (ma 5,9 in campionato), Santon 1 presenza e 13′, voto 5,5; Marcano: 2 presenze e 135′, voto 5; Nzonzi 4 presenze e 293′, voto 5,4; Pastore 4 presenze e 270′, voto 5,1; Cristante, 5 presenze e 241′, voto 5,7; Zaniolo, 1 presenza e 54′ in Champions, voto 5,5; Kluivert 4 presenze e 133′, voto 5,8. Almeno in campionato nessuno é sufficiente.

Con questi rendimenti, si puಠcapire come Di Francesco abbia cercato risposte anche attraverso una spasmodica alternanza. Ben 22 infatti sono stati i giallorossi impiegati finora e ben 21 (con l’eccezione di Santon) sono stati titolari. Una chance l’hanno avuta quasi tutti, anche se all’interno di sistemi di gioco diversi. L’allenatore, in partenza, é passato dal 4-3-3 al 4-2-3-1, fino a provare anche il 3-4-1-2 a San Siro contro il Milan. I dati raccontano come questa sia la peggiore partenza in campionato della Roma a gestione Usa, con la squadra che in 6 gare (Champions compresa) ha subito 12 gol segnandone solo 7.

(Gazzetta dello Sport)

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