FOCUS ON. Gervinho e le mille contraddizioni


Il fango. Il rosso arenoso dei deserti sciupato nelle paludi. L’oceano e l’afa. Anyama è così, una voragine di povertà colorata d’arancione. Caotica e gioiosa, perché laggiù i rimpianti di una ricchezza rubata dalla marsigliese trombettante durante il Colonialismo, si perdono fra i sorrisi bianchi e i dialetti francesi. No, non francesi. Africani, perché privarli di quel folclore che anima l’aria polverosa della città? Che poi Anyama è tutto fuorché una città, ma una distesa di babelici villaggi accatastati senza una logica. E ammassati, mangiando la foresta pluviale che si radica ai confini del paese. Infondo è così, guardi Anyama e vedi una terra farinosa. E le baracche di cartapesta che adocchiano le ville dorate aldilà del ciglio della strada, è un controsenso, certo. Ma tutta l’Africa è un perpetuo controsenso, e non certo per colpa sua. Perché ti volti e scorgi i panni macchiati stesi in mezzo alle strade e i rumori balbettanti degli scarichi dei camion, le spezie vendute per un pugno di monete e i musicisti con gli occhiali da sole a percuotere i tamburi. Deridendo le difficoltà, pare un mondo così lontano. Paradossale.
Anyama. Oggi non esiste più, o almeno tra i registri immobiliari, perché si è fusa in un’unica miscela con il più grande centro di commercio della Nazione, Abidjan. E’ il 1987, Gervais Yao Kouassi al primo vagito vede tutto questo, che cosa può fare per sopravvivere?
Corri, Gervais. Corri. Scalzo. A piedi nudi sui campi d’erba che d’erba non sono. Con i calli che sanguinano. Con le unghie rotte. Bordò. Viola. Ora nere. Non importa, si gioca, si piange, ci si sacrifica, per un sogno. E c’era chi vendeva fazzoletti di carta agli autisti fermi al semaforo, come Doumbia, e chi lottava con una calvizia precoce. Disastro. Ma le scarpette dovevi guadagnartele, convincendo del tuo talento la scuola calcio di Abidjan, l’ASEC, l’unica di un certo carisma in tutta la Costa D’Avorio, con gol e dribbling. Rifletteteci per un attimo: milioni di bambini con gli occhi pieni di fantasia stipati in un quadrato di mura bianche, d’altronde è la fisionomia della Nazione. Ve l’ho detto, o segni o dribbli. E Gervais non segna, mai. Ma dribbla. Oh, sì che dribbla, nulla di più semplice, nulla di più rapido. Supera il primo test, passa il secondo, si sbarazza del terzo, ecco le scarpe da calcio. Ora è libero di creare il suo calcio. Dinamico. Fulmineo. Precipitoso. Sì, confusionario anche. Quando poi incanta la scorza dura di Jean-Marc Guillou, Gervais si rinchiude nella pupa e sfarfalla in Gervinho, come i più grandi giocolieri brasiliani. Lui ha la stoffa, dice Guillou. Dirà bene.

MAMMA AFRICA E IL BELGIO. Ma l’Africa non ha prospettive, perlomeno nel calcio. Pare il destino dei calciatori della Roma. Poveri in paesi poveri. Doumbia, suo connazionale, Pjanic nel Lussemburgo, Ibarbo in una Colombia che vent’anni fa nulla chiedeva al mondo del pallone. Per emergere serve altro; servono i saluti, mai facili, soprattutto per un africano, perché la loro terra d’origine è la mamma. Mamma Africa. Ma è necessario, si parte, per sé stessi, viaggiando attraverso un’onironauta, un sogno lucido, per aiutare economicamente i propri cari. E forse è addirittura quest’ultima la motivazione che spinge più di tutte un giovanissimo del continente nero ad esplorare l’estero. Tutto per la famiglia, capite? Esempi di vita. E Gervinho sale su un aereo e vola in Belgio, al Beveren, una delle tante squadre affiliate al mondo ivoriano. Si, perché è un epoca d’oro per il paese, che sforna, senza nemmeno rendersene conto a quel tempo, talenti. Veri talenti. Voglio dire, io non credo alle coincidenze, il lavoro e lo sforzo, il sacrificio e la bontà d’animo pagano sempre.
E dopo seimila chilometri, il volo di Gervinho atterra. Qui in Belgio si impone immediatamente come uno dei maggiori prospetti del calcio europeo, conquistando una maglia, celebrata al cielo da 14 reti in due stagioni. E corre, non si stanca mai, stakanovista ingovernabile. E pensare che il minatore Stakhanov è solamente mito, creato ad hoc dal Comunismo sovietico, facile comprendere le motivazioni. Ogni mattina l’Ucraina si sveglia guardando la statua eretta in suo onore, e mi piace pensare che un giorno anche Gervinho possa avere la sua scultura ad Anyama. D’altronde laggiù è un mito. Ma un mito vivente. Reale. Tangibile.
Concreto.
Concreto come il suo sorriso contagioso.
Il Beveren è una società troppo compressa per ingabbiare lo spirito libero della gazzella, e lo cede al Le Mans, ed è solo l’inizio dell’idillio con Rudi Garcia.

LE MANS E RUDI GARCIA. Pensate ad Holly e a Roberto Sedinho, se avete presente il famoso cartone animato giapponese. Ecco, Gervinho e Garcia sono la figura retorica dell’antonomasia, ma all’inverso. Perché tra loro c’è stupore. Che diventa stima. Che si trasforma rapidamente in ammirazione. L’uno diventerà la fortuna dell’altro, e sono i pezzi del puzzle che si completano dopo anni e anni di ricerca infinita del tassello mancante. Il Le Mans è una formazione debole, va detto, che naviga tra la Ligue 2 e la Ligue 1, dove affoga prima ancora che il girone di ritorno possa realmente galvanizzarsi. E Gervinho non segna nemmeno molto, abbassa sensibilmente la media realizzativa. 2 gol la prima stagione, 8 nella seconda. Non molti, vero, ma è fondamentale capire ciò che si cela alle spalle. Il Le Mans arriva nono a fine campionato; è il miglior risultato della storia del club, e questo si è palesato proprio con Gervinho e Rudi Garcia. Vedete, io non credo alle coincidenze.

NEL DESTINO, LA FRANCIA. Nella vita, qualcosa di storto accade sempre. Che sia una delusione, un imprevisto, una sconfitta, poco importa. Accade. Quando Gervinho calcava i campi dell’ASEC gli ronzava attorno un altro francese, dal sorriso malinconico e sapiente, che periodicamente prenotava un aereo privato da Londra in Costa D’Avorio, e che rimase affascinato dalle sue doti. Folgorato. E’ Arsene Wenger. Che cosa vuoi dire a Gervinho? Fissate gli occhi e scuotete le spalle ad un ragazzo di 17 anni, senza un soldo in mano, con un futuro pressoché inaridito come i granelli del Sahara, e prospettategli una carriera inzuppata dai calici di champagne. Pagati dall’Arsenal, in un vita che si trasforma in un gioco patologico, morboso, ossessivo.
Ideale. Perché poi a questo si ridurrà l’ombra anomala del tecnico francese.
Tra l’altro, non è nemmeno un caso che Wenger si trovi proprio in Africa, perché fra la squadra londinese, il Beveren e l’ASEC si instaura un bieco giro d’affari su cui poi indagherà pure la Fifa. Passaporti falsi, chiaro. Recoba, Dida, Luciano o Eriberto come preferite chiamarlo, i casi si perdono tra gli scaffali delle procure. Ma questo è un altro discorso, perché ciò sfiora solo lievemente la carriera di Gervinho, la quale invece si intreccia sempre più con la Francia, si sa i ponti sono duri a tagliare.
E non verranno mai tagliati.

So che Wenger mi segue da quando ho 17 anni; lui è un grande allenatore, e quando un allenatore dimostra di apprezzarti, questo ti da fiducia necessaria per giocare a livelli migliori. Questa è una frase, raccattata tra una mezza intervista e l’altra, che spesso rimbomberà nei timpani di Gervinho, perché fondamentalmente in queste due righe si potrebbe riassumere il percorso e la vita dell’ivoriano.
Fiducia.
Non basterebbe altro, dico.
Wenger lo coccola. Wenger lo apprezza. Wenger lo ricoprirebbe di fiducia all’Arsenal. Il condizionale rimarrà però tale, niente da fare, Gervinho si trasferisce al Lille, allenato da Rudi Garcia, ricordate? Il mentore. E’ la molla, la scintilla, il congegno a scatto. Clic. Esplode. Gervinho sforna 21 assist spartiti in due stagioni, condite da 18 reti ciascuna, per un totale di 36 finalizzazioni fra tutte le competizioni disputate con la maglia biancorossa. Domina il campionato, assoluta rivelazione. E per un breve attimo sfregia la scultura del miglior giocatore africano di quel decennio, Didier Drogbà, rosicchiando il gomito dell’ambito premio, ma sfuggito per un’unica, semplice, causa. Drogbà gioca al Chelsea, Gervinho al modesto Lille. E questa volta sì, il sogno del nero bambino stempiato trova contatto con il mondo reale.
Wenger.
Gervinho.
Il connubio franco-ivoriano trova soddisfazione nell’Arsenal.
Hai corso, Gervais, ce l’hai fatta, gli dirà Guillou.

FANTASMI E OMBRE DEL PASSATO. Questa non è una storia a lieto fine, e come potrebbe esserlo, d’altronde la fiducia non c’è realmente mai stata. All’ASEC e al Beveren, al Le Mans e al Lille, la faccia stanca ed annoiata di Wenger ha perso improvvisamente le sue rughe, come Boston George quando con la voce rotta fuori campo parla a sé stesso, che poi è il fantasma che insegue tutti noi. Sarebbe da stupidi, non credi? Passare una vita intera a desiderare qualcosa senza mai agire. Wenger ha avuto le possibilità di prendere per mano il giocatore ed allevarlo a Londra, ma ha sempre desistito. E i cliché romanzati delle favole non sopravvivono oltre l’ultima pagina sfogliata, evidentemente.
Gervinho è Rosso. Di maglia, di cartellino, di rabbia. C’è tutto nella prima partita ufficiale del nuovo Arsenal, che riceve all’Emiretes Stadium il Newcastle. Doveva essere una festa, di quelle che solo il pubblico inglese sa regalare. Ma l’ivoriano cade tra le mani non docili di Burton, innescando una selvaggia reazione. Blow, colpito, tre giornate in tribuna.
E’ la molla, la scintilla, il congegno a scatto. Clic. Implode. Irreversibilmente. Sfigura e s’arriccia in figuracce, compresso in un quadrato limitato del campo come una gazzella dentro la gabbia. Palla a terra, pochi tocchi, ripartenze letali, questo vuole Wenger. Ma questo non lo può offrire Gervinho, non è nelle sue corde; lui chiedeva semplicemente di creare il suo gioco. Capite? E’ la storia di un nero bambino stempiato prima sedotto e poi abbandonato da chi più di tutti gli altri credeva nel suo talento. Ed è quasi se il muro delle certezze che ciascuno di noi ha, sia crollato in cocci ridotti a granelli. Granelli come le dune del Sahara, perché in fondo a Gervinho non rimane che un pugno chiuso di speranze vuote che scivolano via nel nulla di un mare di sabbia.

RUDI E LA ROMA. Ectoplasma. Questo è stato l’ivoriano nei due anni trascorsi nella capitale britannica. Rari i gol, ancor meno gli assist e i dribbling chissà. Non c’era più niente di Gervinho, completamente soggiogato dalla sfiducia, perché a scendere in campo ogni Sabato, ogni Domenica, ad ogni allenamento, non era lui, ma la sua nemesi.
Corri, Gervais, corri.
A Roma.
C’è Rudi Garcia che ti aspetta. Sai, è sempre rimasto lì, nascosto fra i cespugli a fiutare l’evolversi della situazione e captando qualsiasi variazione nell’aria. E non è una contraddizione dire ora che c’era qualcuno che credeva nel talento grezzo ed animalesco della gazzella più di Wenger. Perché l’errore è quello di fossilizzarsi solo e soltanto verso un unico binario.
Io non credo alle coincidenze, e per la terza volta Rudi sfiora, con i palmi callosi e zeppi di rughe di chi ha mano gli anni, le guance di Gervinho che sorride a denti bianchi come solo gli africani sanno fare.
E’ la gioia, descritta a gesti. E’ l’Africa, autoctona e civilizzata in due secoli di storia. E’ l’ossimoro della povertà, ricca di folclore e spoglia di lusso. Questo è Gervinho, la gazzella dalle mille contraddizioni.

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59 commenti su “FOCUS ON. Gervinho e le mille contraddizioni”

  1. I parametri uefa non vanno rispettati.. senno addio.. a noi mancano tanti giocatorI per fa una squadra e il reparto avanzato va ceduto in blocco

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  2. Nelle conversazioni si parla molto di Iturbe…bene,da questa estate dico una sola cosa..è SCARSO…non c’entra nè il gioco della squadra dopo Dicembre e neppure l’attuale vituperato Garcia(perchè non si dicevano le stesse cose a Novembre quando eravamo a -1 dalla Juve???) è solamente sopravvalutato,nel Verona non c’entra la torre Tony,ma una difesa chiusissima,impenetrabile e un contropiede in 2 passaggi che quest’anno con Taxisidis davanti alla difesa (lento,macchinoso e noi lo conosciamo bene)non era possibile fare,d’altro canto quetas’anno la difesa del verona non vale certo quella dello scorso anno..quindi la sua velocità non è sfruttabile da una squadra ce fa del possesso la sua arma “migliore) (o faceva) con l’inserimento dei centrocampisti..un 433 va fatto così,poi se non lo applichiamo è un altro paio di maniche!

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  3. Se non comprano campioni veri ci aspetterà un altro anno di sofferenze.
    Questo è poco ma sicuro, comunque dai siamo alla fine, due sole partite diranno
    qual’è la strada degli acquisti. Spero proprio che Radja rimanga.
    E che sia finita la sfiga infortuni, Pallotta ha promesso nuovi preparatori…
    Possiamo e dobbiamo vincere questo derby ha un valore enorme questa vittoria.
    Forza Roma in Eterno!!

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  4. Gervinho l’anno scorso ci ha divertito non poco…ma da quando è tornato dalla
    Ccoppa d’Africa non era più lui.
    E non si capisce questo silenzio da parte vostra, in questo editoriale, eppure
    quando giocava lì in coppa m’è capitato di vederlo… era un proiettile…
    Quando lo abbiamo rivisto qua, mi appariva un altro…spesso mi sono chiesto
    non è che in CdA gli hanno dato qualcosa?…

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  5. continuate a spalleggiare sta societa’ dicendo che non dobbiamo fare acquisti dispendiosi noi come tifosi dobbiamo chiedere i campioni ma che stiamo scgerzando l’inter senza coppe cerca yaya toure’ jovetic rilancia per dybala noi invece se parla di ayew luiz adriano ma che stiamo scherzando svegliateve tutti o questi devono anda’ tutti a casa

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  6. Secondo me, numeri alla mano, anche in caso di secondo posto il nostro mercato non potrà essere sfarzoso e se vedrà un acquisto importante al centro dell’attacco comporterà necessariamente il sacrificio di un big, con ogni probabilità uno tra Radja e Miralem.
    L’insistenza col Genoa x riscattare Bertolacci depone in questo senso.
    Bertolacci ha già detto chiaramente che vuole giocare. Magari a Roma si accontenterebbe di fare il quarto centrocampista, prima alternativa nelle rotazioni, ma non il panchinaro fisso.
    L’interesse x Gonzalo Castro, giocatore molto simile a Radja, fa pensare che il sacrificato sarà quest’ultimo. sacrificio doloroso ma oltre i 40mln comprensibile.
    Dopodiché arriveranno:
    1 portiere titolare (Handanovic, Cech, Mandanda) con Desanctis riserva e Skorupski via;
    2 un terzino destro, forse Bruno Peres, forse qualcuno di meno costoso (si parla di Caiçares) vista l’alternativa titolare in Florenzi e la riserva Torisidis.
    3 un terzino sx giovane e forte al posto di Cole ( Baba, Digne, Mendy).
    4 Bertolacci ed un altro centrocampista (Castro, Allan, Bentaleb) al posto di uno tra Radja e Mira con Paredes probabile prestito.
    5 una punta centrale, forse J Martinez, forse la soluzione low cost Luiz Adriano, al posto di destro e con Totti che andrà in scadenza al 2016.
    6 infine un esterno d’occasione tipo Ayew o Konoplyanka se partirà uno degli attuali, forse Gervinho che ha mercato.
    Oltre a questo c’è da valutare le condizioni di Castan. Se torna lui già da questa estate siamo a posto col rientro di Romagnoli, altrimenti serve un centrale. Forse si Proverà a sostituire Mapou, secondo me non adatto alla difesa a 4, con uno più idoneo (Chiriches?).

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    • @derossimaancheno:

      per me arriverà un portiere titolare

      un terzino sinistro giovane ma già di livello, mentre a destra credo possano confermare il duo florenzi-torosidis, scelta su cui sarei d’accordo visto le disponibilità non illimitate.
      Non penso arriverà baba visto l’impennata della sua quotazione. L’asse con l’olympiacos e la situazione in grecia mi fanno pensare molto a masuaku, che tra gli emergenti è forse il migliore sotto il profilo della qualità tecnica, anche se deve maturare molto in fase difensiva dove è un pò “pigro”.

      A centrocampo credo ci sarà almeno una cessione importante (nainggolan-pjanic) e verrà preso un sostituto di livello, verrà un altro al posto di keita (mavuba?), più forse un altro elemento ad arrichire la rosa con paredes in prestito. Spero in un maggiore coinvolgimento di ucan, mentre bertolacci sospetto possa essere una pedina di scambio

      Davanti non credo in j.martinez, investimento troppo oneroso che sarebbe a perdere visti i 29 anni. La società è stata molto attenta, se investe è per giocatori che possono essere rivenduti a cifre simili se non superiori in seguito, elemento fondamentale visto il nostro bilancio dissestato. Vista la retrocessione del qpr seguire con attenzione charlie austin, classe 89, nazionale inglese, 17 reti quest’anno. Ha dimostrato di essere un bomber, anche se le incognite sugli attaccanti inglesi senza esperienza internazionale non sono poche

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  7. Bertolacci… Iago Falque e Perin… tre nomi buoni per centrocampo attacco e porta senza dover spendere un ira di dio… dalla stessa squadra

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  8. che vergogna

    Lotito sposta anche la partita della sua Salernitana
    Lazio-Juventus e Salernitana-Teramo si sarebbero dovute disputare mercoledì alle 20.45, poi ecco arrivare il comunicato della Lega che ha deciso di spostare il match della squadra campana

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  9. lupogio ha detto:

    @pevek80: solo con un modulo sa giocarci Garcia ………… è l’allenatore che deve adeguarsi non i calciatori
    le formazioni le fai in base a quello che hai altrimenti perchè hai speso 25 pippi ?
    che deve fare il centrale di difesa ???

    Che Garcia non mi piace lo sapete ma Suarez al Liverpool giocava a 2 punte e adesso che gioca a 3 non doveva piu’ segnare? Tevez con Conte giocava con Llorente e quest’anno fa la prima punta non doveva piu’ segnare? Basta con gli alibi dopo 8 mesi doveva dimostrare quello che valeva.

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  10. Iturbe stagione no
    anno di ambientamento
    infortunio
    squadra che non l’ha aiutato (in una che gira a mille è più facile inserirsi)

    poi lui ci mette del suo
    troppa foga nelle giocate
    testa bassa
    e a volte sembra che entri in campo bendato…va sempre a sbatte contro l’avversario

    Rispondi
      • @Oblomov: concordo, già non è un fuoriclasse se in più gioca a testa bassa

        comunque penso che gli pesi anche il fatto che visto il costo che ha avuto, la gente si aspettasse molto da lui, sa di non aver disputato una buona stagione e questo lo condiziona
        troppa voglia di fare

    • @AVE:

      Ave,

      iturbe, l’anno scorso,ha fatto la stagione “della vita “;cioè la stagione dove tutto ti va bene,dove,anche se tiri in tribuna, il pallone va poi in gol.
      Ora quel periodo “fortunato ” è finito e Iturbe è tornato quello che era : un giocatore di quarta classe.

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  11. Non credo proprio ci saranno da spendere 50 milioni al netto delle cessioni. L’UEFA ci ha imposto di non spendere più di quanto incassato….Quindi se arriviamo secondi potremo spendere come quest’anno credo con l’aumento dei soldi della champions e un eventuale sponsor, altrimenti si spenderà pure meno.

    Le classifiche dei bilanci dell’anno scorso dicono che la Roma vale il Southampton, con la Champions abbiamo un contributo sostanzioso in più, però di base siamo questo.
    Anzi con la crescita economica prevista per la premier probabilmente ora il southampton senza champions ha lo stesso fatturato nostro con la champions.

    Rispondi
    • @sebastian:

      e nessun tifoso dei saints parla di top players……qua siamo rimasti ai bei tempi andati, illusi anche dai media che ci fanno credere che ancora la serie A è al top

      Rispondi
  12. Nel frattempo si parla di 40 milioni di euro offerti dal liverpool per benteke e rifiutati dall’aston villa, con il giocatore che però fa pressioni per andare via.
    Sicuramente non lo possiamo prendere noi viste le cifre………

    Sempre dall’inghilterra danno il west ham in pole su ayew. Lo stesso giocatore ha ammesso di mettere al primo posto le offerte dalla premier

    Sia liverpool e west ham non fanno la champions e non ne hanno i soldi a disposizione…..tuttavia hanno ugualmente fascino e disponibilità economiche per soffiarci i giocatori. Il mercato dei sogni dei tifosi sarà quasi impossibile da fare per sabatini, speriamo riesca a fare il meglio con quello che c’è……in ogni caso il problema non è solo nostro ma praticamente di tutta la serie A eccetto la juve che è nella top 10 europea per introiti, grazie allo stadio, ma sopratutto al fatto che vanta più tifosi di tutti in serie A (7 volte più della roma) e grazie a ciò incassa tantissimo dai diritti tv. Inoltre hanno firmato pure un buon contratto per il passaggio all’adidas

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    • Purtroppo è così.
      Con il nuovo contratto x i diritti TV della Premier anche l’ultima delle squadre oltremanica avrà un budget superiore a qualsiasi italiana, esclusa la rubentus ovviamente.
      Aggiungi che la Premier è appetibile x gioco, spettacolo e vetrina internazionale che concede anche alle piccole squadre, mentre il nostro campionato tra stadi fatiscenti, ultras delinquenti e scandali vari è sempre meno attraente per i giocatori.
      Ayew credo che verrebbe volentieri, il problema al momento è che abbiamo un esubero nel ruolo, visto che secondo me Ibarbo verrà riscattato. Se non cediamo almeno uno tra Ljajic, Gervinho e Iturbe non c’è posto x Ayew, il quale può anche giocare in un centrocampo a 4 o a 5 ma non a 3.
      Benteke mi sembra invece un giocatore x forza di cose destinato a rimanere in premier, magari passando dai villans a qualche big.
      Credo che il vero nostro obbiettivo n 1 x il centro dell’attacco sia Jackson Martinez.
      @sebastian:

      Rispondi
  13. HULK84 ha detto:

    il reparto offensivo lo cambierei in blocco, punta vera e esterni seri! In difesa serve il sistituto di castan! Mancano portiere e terzinI all appello! Ben 6 giocatori titolari per intenderci… da stimarsi in 100/120 mln… senno avremo gli stessi problemi di oggi.. ad ora siamo pieni di mezzi calcioattori

    NON LA PENSO COME TE 😛 😛 😛

    alla roma serve 1 portiere, che puoi prendere cn i soldi di destro o con uno scambio, 2 terzini, che puoi prenderne 1 in prestito con diritto di riscatto o pagare 10-15mln, cm digne, e pensare di prendere un Tdx cn qualche contropartita tipo darmian o peres cn florenzi come secondo.

    Poi prenderei 1 regista, perche solo noi giochiamo con uno come de rossi davanti alla porta, cioè uno molto limitato nell’impostanzione e chi piu ne ha piu ne metta.

    Un giovane cm clasie del fayenord mi piacerebbe molto.

    Poi serve l’attaccante pesante.

    Poi arriveranno bertolacci e romagnoli.

    PER ME CON 50-60mln puoi fare un gran mercato.

    Rispondi
    • @LorySan:

      1 portiere 10mln
      1 terzino 10mln + 1 prestito
      1 centrocampista al posto di ddr 15 mln + Naingolan 10
      1 attaccante 30mln

      cessioni
      Destro 12
      Ljajic 12
      ljajic 12?

      51mln

      Rispondi
    • @Oblomov: ciao Oblomov 😉
      secondo me gli manca il gioco di Verona dove a ricevere il pallone c’era uno come Toni .
      considerando che Garcia con il centravanti ci gioca poco o quasi mai Iturbe almeno con lui l’ha bruciato anche perchè fino a quando ha avuto a disposizione Gervi apriti cielo chiuditi mare ………
      Iturbe non è sopravvalutato ma semplicemente non complementare con Garcia ….
      io la penso così ……. se cambia allenatore e modulo secondo me fa sfracelli . 😉

      Rispondi
      • Se uno sa giocare solo con un modulo non e’ un grande giocatore 😉 Non puoi fare solo 2 goal 🙄 🙄 🙄

      • @pevek80: solo con un modulo sa giocarci Garcia ………… è l’allenatore che deve adeguarsi non i calciatori
        le formazioni le fai in base a quello che hai altrimenti perchè hai speso 25 pippi ?
        che deve fare il centrale di difesa ???

      • @LorySan: @lupogio: è anche vero quello che dice pevek

        la brutta annata della Roma non l’ha aiutato……ma ha fatto vedere troppo poco.
        stoppa male le palle, tiri che finiscono in tribuna

        non so. l’ho sempre difeso ma dopo domenica ho qualche dubbio

      • @Oblomov: ma infatti , il ragazzo va valutato anche la prossima stagione ma sicuramente non con il 443 ……………… si lo puoi fare una volta -due-tre ma è sempre sta minestra 🙄

      • @Oblomov: questa per esempio mi piace 😉
        è Garcia che deve mettere in funzione il materiale non viceversa ………

    • @Oblomov:

      bella domanda…

      se uno ricorda l’iturbe dello scorso anno e poi vede questo si domanda se non sia il gemello normale di quello dello scorso anno.

      se uno vedesse il video che ha fatto scoutnation su iturbe dello scorso anno, vede che non fa neanch euna delle cose che faceva.

      Io penso che iturbe sia capitato in un anno difficile in una squadra disastrata…

      posso solo dirti di aspettare il prossimo anno , sperando in un miglioramento. 😉 😉 😉

      Rispondi
    • Ciao Oblomov,
      Mi inserisco nel discorso è concordo con chi evidenzia che Il principale problema di Iturbe è la mancanza di una punta di peso intorno alla quale girare.
      Il Verona che ne ha esaltato le doti prevedeva uno schema tipo: palla a Toni il quale, come il pivot nel basket, faceva la torre per Iturbe o l’altro esterno (nel girone di ritorno Marquinho).
      Questo consentiva ad Iturbe di arrivare sulla palla lanciato in velocità e fronte porta.
      La Roma fa un calcio totalmente diverso, fatto di manovra a centrocampo, mentre il centrocampo venìva spesso saltato dai lanci dell’Hellas. Ciò richiede doti, come la capacità di giocare spalle alla porta, che Iturbe deve ancora consolidare.
      Ha 21 anni ed ha tutto il tempo di crescere anche in questo.
      Con l’udinese l’ho visto in crescita e spero che giochi un grande derby. I difensori delle quaglie, fisici ma tutti abbastanza lenti, dovrebbero avere qualche difficoltà con lui.
      @Oblomov:

      Rispondi
  14. il reparto offensivo lo cambierei in blocco, punta vera e esterni seri! In difesa serve il sistituto di castan! Mancano portiere e terzinI all appello! Ben 6 giocatori titolari per intenderci… da stimarsi in 100/120 mln… senno avremo gli stessi problemi di oggi.. ad ora siamo pieni di mezzi calcioattori

    Rispondi
  15. MALAGO’: ”SPOSTAMENTO DERBY MINA CREDIBILITA”’ – La decisione di posticipare il derby non è piaciuta a Giovanni Malagò: “Questa scelta – ha detto il presidente del Coni – mina in termini di credibilità le valutazioni perché quando si fanno delle eccezioni, ci saranno anche delle considerazioni che le giustificano, ma l’opinione pubblica non le prende bene e non reagisce bene. La Lega ha avocato a sé il diritto e dovere di spostare questa partita di campionato che ulteriormente mette le nostre strutture in difficoltà perché è un giorno feriale, ma dal mio punto di vista è stato fatto bene se tutti erano d’accordo, assolutamente no se non solo le due squadre del derby ma le altre due squadre non condividevano la scelta. E’ una partita che si gioca a tre”.

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  16. La juve si oppone alla richiesta del Napoli di giocare lunedi e quindi si giocherà regolarmente sabato 23 maggio alle 18:00.Mi dispiace dirlo ma alla juve hanno le palle, quelle che mancano alla nostra dirigenza che per regolamento poteva fare ricorso visto che per spostare una gara ci deve essere una richiesta scritta almeno 10 giorni prima.

    Articolo 31 del regolamento della Lega Serie A:
    Comma 4
    La richiesta della società interessata deve essere formulata per
    iscritto almeno 10 giorni prima della data nella quale dovrebbe
    disputarsi la gara di Campionato ed il Presidente della Lega Serie A dispone con proprio provvedimento, fissando lʹorario di inizio della gara.

    La lazio ha chiesto lo spostamento il 17 maggio…il derby si sarebbe giocato il 24 maggio.

    Rispondi
  17. sebastian ti voglio bene
    ma non ce la faccio a leggermi sto romanzo
    il lavoro m’ha sdrumato

    quindi un mezzo ritiro
    mi sembra piu che normale
    rischiamo che le femminucce s’offendono

    Rispondi
    • a me m’ha sdrumato il vino ieri sera a calcata. per fare bordello abbiamo bevuto, poi hanno iniziato a lanciare cose per rompere cose, io volevo tirare un cinghiale ma pesava troppo e alla fine non ho fatto nulla ma e’ stata una bella esperienza. ci stava.

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  18. in attesa di moderezione, sono incazzato nero x lo spostamento…LEGA E FIGC SIETE DELLE MERDE, CALCIO ITALIANO VE SCHIFO ❗ ❗ ❗

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  19. E’ di fondamentale importanza che il Napoli faccia il colpaccio con la Juve… Poi voglio vedere la Lazio giocarsi il secondo posto a Napoli! 😈

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  20. Quello su cui però è il caso di intervenire è l’ultima affermazione di Pioli “Quando c’è una partita di Champions, o una partita di Europa League a metà settimana si concede sempre un posticipo“. Essa non è vera; parlando della Roma, e ritenendo con ciò di esaminare un caso valido per qualsiasi altra squadra impegnata quest’anno in Europa e nella Coppa di Lega, constatiamo che ben 3 volte Rudi Garcia e i suoi sono scesi in campo alle 15.00 la domenica successiva all’impegno infrasettimanale:

    -il 21 settembre (Roma-Cagliari 2-0), dopo aver giocato mercoledì 17 contro il CSKA Mosca;
    -il 14 dicembre (Genoa-Roma 0-1), dopo aver giocato mercoledì 10 contro il Manchester City;
    -il 22 febbraio (Hellas Verona-Roma 1-1), dopo aver giocato (addirittura!) giovedì 19 contro il Feyenoord;

    Il tutto senza richiedere alcuna posticipazione. Se però vogliamo farne una questione di ore di distanza tra una partita e l’altra, risulta che la Roma ha giocato almeno 2 volte nello stesso intervallo che, originariamente, separava Lazio-Juventus da Lazio-Roma (90 ore circa da un fischio d’inizio all’altro), e 2 volte in uno spazio ancora più ridotto. Vediamolo più chiaramente:

    LAZIO:
    -Tra Lazio-Juventus, mercoledì 20 ore 20.45, e Lazio-Roma, domenica 24 ore 15.00 (data originaria): circa 90 ore.

    ROMA:
    -Tra Roma-CSKA, 17 settembre ore 20.45, e Roma-Cagliari, 21 settembre ore 15.00: circa 90 ore.
    -Tra Roma-Manchester City, 10 dicembre ore 20.45, e Genoa-Roma, 14 dicembre ore 15.00: circa 90 ore.
    -Tra Roma-Feyenoord, 19 febbraio ore 19.00, e Hellas Verona-Roma, 22 febbraio ore 15.00: 68 ore.
    -Tra Roma-Fiorentina (EL), 19 marzo ore 19.00, e Cesena-Roma, 22 marzo ore 20.45: circa 72 ore.

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