RASSEGNA STAMPA – IL TEMPO
La Roma è tornata. Diversa, operaia e sicuramente meno bella di quella del passato. Ma adesso c’è (anche se a tratti) e non vuole mollare in questo rush finale di stagione che vale l’ingresso dalla porta principale alla Champions della prossima. Anche contro il Genoa all’Olimpico non gioca un gran calcio, ma fa ciò che serve: vince una partita importantissima che vale il controsorpasso alla Lazio per il secondo posto e conclama un’altra cosa che era già nell’aria da tempo e da ieri è invece ufficiale: il derby del 24 maggio sarà decisivo per arrivare secondi.
Garcia va alla cassa, riscuote le puntate sul suo «black power» (Ibarbo, Doumbia e Gervinho) che gli regala altri tre punti dopo quelli col Sassuolo di mercoledì e mette un’ipoteca del futuro: perché con un punto di vantaggio sulla terza, dipenderà «solo» dalla Roma come andrà a finire.
Una squadra che ha cambiato radicalmente uomini, il suo modo di giocare e ritrovato i gol mancati nell’ultimo periodo. E proprio l’uomo più discusso, la «bufala» Doumbia, toglie ancora una volta le castagne dal fuoco a un gruppo che dopo il gol in avvio dell’ivoriano a un certo punto della partita sembrava di nuovo smarrito, impaurito ed era stato messo sotto dal modesto Genoa di Gasperini. Due gol in altrettante gare non male per un «brocco» preso di petto un po’ da tutti e al quale si era anche rinfacciato un riscaldamento «insolito» a San Siro.
L’altra cosa da segnalare è che la Roma, a inizio stagione Totti-dipendente come mai prima, ha vinto le ultime quattro partite senza il capitano in campo: una cosa che dovrà far riflettere per il futuro e «condizionare» il ds giallorosso per il mercato della prossima stagione. E sarà proprio il dilemma tra presente e futuro la chiave di lettura del mercato prima del quale bisognerà fare un bilancio, tracciare la famosa riga rossa e decidere chi starà dentro e chi fuori. Il trait d’union tra le due generazioni la Roma sembra averlo già trovato in quel Florenzi che anche ieri ha deliziato il popolo romanista con un gol da fenomeno a suggello di una partita da incorniciare. Dopo aver «lavorato» per novanta minuti al servizio della squadra, il jolly di Vitinia (anche ieri partito da terzino destro ma che in corso d’opera è scalato in avanti) ha messo la ciliegina sulla torta con un gol alla Dani Alves: contrasto vincente sulla sua trequarti, corre palla al piede per tutto il campo e inchioda Perin con un destro che toglie la Roma dall’impasse e, a tempo praticamente scaduto, manda in delirio l’Olimpico. Due a zero e tutti a casa.
Ecco, Florenzi è uno di quelli da cui ripartire, magari «investendo» proprio su un suo futuro da terzino destro: piuttosto che andare in giro per il mondo a spender soldi per uno «specialista» (Cole e Holebas docet). Ma ieri molto bene anche De Rossi (partita di grande sacrificio) rimasto lucido fino in fondo e decisivo nei momenti in cui la Roma ha dovuto stringere i denti.
Bene anche i due centrali difensivi, cosa confermata dai numeri: delle 34 partite giocate dalla Roma in campionato, ben 17, la metà, sono finite senza incassare gol. Ed è proprio questa la vera forza della Roma, unica costante di una stagione che dal punto di vista del gioco ha visto invece molti alti ma anche tanti bassi.
Ora quattro partite per decidere tutto. Restano Milan, Udinese e Palermo, oltre al derby alla penultima giornata, per fare i conti di quanto vale davvero questa Roma, per capire che stagione è stata e fare un bilancio. Tutti sotto esame, compreso Garcia che era arrivato come il Messia dopo una prima stagione a dir poco stellare. Ma l’anno decisivo forse è stato proprio questo anche per lui, un anno del quale dovrà far tesoro e al termine del quale probabilmente avrà capito qualcosa in più dell’Italia. Come il non sottovalutare aspetti importanti della nostra realtà e non dar per scontato troppe cose. La scaramanzia? Sì, forse anche quella, una cosa sulla quale in Italia e soprattutto a Roma, non si scherza. Mai!